CLOONEY, George in "Enciclopedia Italiana" - Treccani - Treccani

CLOONEY, George

Enciclopedia Italiana - IX Appendice (2015)

CLOONEY, George (propr. George Timothy)

Simone Emiliani

Attore, produttore, regista e sceneggiatore statunitense, nato a Lexington (Kentucky) il 6 maggio 1961. Lanciato dalla serie televisiva ER, si è affermato dagli anni Novanta come uno degli attori statunitensi più popolari. Definito inizialmente ‘il nuovo Cary Grant’, ha saputo giocare con abilità e ironia sul suo personaggio. Politicamente liberal, ha affrontato in modo più evidente il cinema civile in due dei cinque film di cui è stato regista, Good night, and good luck (2005) e The Ides of March (2011; Le Idi di marzo). Ha vinto l’Oscar come miglior attore non protagonista per Syriana(2005) di Stephen Gaghan.

Cominciò a muovere i primi passi nel mondo della televisione (che gli era familiare: il padre era un noto anchorman televisivo) a partire dalla fine degli anni Settanta, ottenendo il ruolo più significativo in E/R (P/S - Pronto soccorso, 1984-85) e raggiungendo la popolarità con la serie ER (E.R. - Medici in prima linea), prodotta da Steven Spielberg e scritta da Michael Crichton. Il fascino seduttivo, la capacità di imporsi sullo schermo sono poi diventate caratteristiche tipiche dei suoi ruoli futuri, sfruttate anche in alcuni spot televisivi. La notorietà raggiunta con la serie ER avrebbe potuto confinarlo nel piccolo schermo, ma dal 1996 due personaggi lo hanno definitivamente lanciato nel cinema: quello del genitore separato nella commedia romantica One fine day (Un giorno per caso), di Michael Hoffman, e quello del rapinatore nel thriller/horror From dusk till dawn (Dal tramonto all’alba), di Robert Rodriguez. L’anno successivo è stato poi il nuovo Bruce Wayne/Batman in Batman & Robin (1997) di Joel Schumacher. Steven Soderbergh lo ha scelto per Out of sight (1998; Out of sight - Gli opposti si attraggono) e insieme hanno fondato nel 2000 la casa di produzione Section eight productions. I due hanno continuato a collaborare anche per Ocean’s eleven (2001; Ocean’s eleven - Fate il vostro gioco) e per i sequel Ocean’s twelve (2004), Ocean’s thirteen (2007), il fantascientifico Solaris (2002), remake del film di Andrei Tarkovskij del 1972, e il noir in bianco e nero The good German (2006; Intrigo a Berlino). Ha lavorato anche con Terrence Malick che gli ha affidato il ruolo del capitano Bosche in The thin red line (1998; La sottile linea rossa), e soprattutto con i fratelli Coen che lo hanno diretto in O brother, where art thou? (2000; Fratello, dove sei?), cucendogli addosso il personaggio di un galeotto caratterizzato da una fisicità che richiama un po’ quella di Clark Gable, in Intolerable cruelty (2003; Prima ti sposo, poi ti rovino) e in Burn after reading (2008; Burn after reading - A prova di spia).

Nel corso della sua carriera ha affrontato diversi generi, dal bellico (Three kings, 1999, di David O. Russell) al catastrofico (The perfect storm, 2000, La tempesta perfetta, di Wolfgang Petersen), dal thriller (Michael Clayton, 2007, di Tony Gilroy) alla commedia drammatica (The descendants, 2011, Paradiso amaro, di Alexander Payne) alla fantascienza (Gravity, 2013, di Alfonso Cuarón). I personaggi più incisivi sono stati l’agente della CIA impegnato nella lotta contro il terrorismo in Syriana e il tagliatore di teste che passa gran parte del suo tempo in viaggio sugli aerei in Up in the air (2009; Tra le nuvole) di Jason Reitman.

Più diseguale la sua carriera come regista. Ha diretto cinque film di cui è stato anche interprete. L’esordio risale al 2002 con Confessions of a dangerous mind (Confessioni di una mente pericolosa), sorta di neo-noir allucinato in par te eccessivamente condizionato dalla scrittura di Charlie Kaufman. Più riuscito il successivo Good night, and good luck, girato in bianco e nero e ambientato durante il maccartismo, con uno stile controllato, a tratti gelido, ma efficace nell’entrare nel cuore della storia e caratterizzato da una recitazione classica, da vecchia Hollywood. La sua opera più matura, The Ides of March, è esempio di cinema civile nella tradizione di Alan Pakula e Sydney Pollack, riflessione sugli affari sporchi della politica statunitense contaminata anche dalle forme tipiche del thriller politico. Più marginali sono stati Leatherheads (2008; In amore niente regole), commedia troppo controllata e fredda, eccessivamente ispirata al cinema dei Coen, e The monuments men (2014; Monuments men), quasi un Ocean’s eleven ai tempi della Seconda guerra mondiale dove l’azione resta però imbrigliata nella scrittura. Riuscito è invece Argo (2012) di Ben Affleck con il quale ha vinto l’Oscar come produttore.

Attivo anche in campo umanitario, nel 2007, durante l’VIII Summit mondiale dei premi Nobel per la pace a Roma, è stato insignito del Peace summit award e nel 2008 nominato Messaggero di pace delle Nazioni Unite. Nel corso dei 72° Golden Globes del 2015, ricevendo il premio Cecil B. De Mille, ha ricordato la strage parigina di Charlie Hebdo avvenuta il 7 gennaio 2015.

Scena da Monuments Men

Bibliografia: A. Isola, George dove sei? Tutto su George Clooney, Roma 2002; K. Potts, George Clooney. The last great movie star, Milwakee 2007.

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