La tragedia del papà che ha investito il figlio di 20 mesi: «L’ho portato subito in ospedale, ma purtroppo non è bastato» - Tribuna di Treviso
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La tragedia del papà che ha investito il figlio di 20 mesi: «L’ho portato subito in ospedale, ma purtroppo non è bastato»

Il genitore non si dà pace «L’ho ucciso io. Appena successo l’ho preso in braccio e siamo corsi al pronto soccorso»

Lorenza Raffaello
Aggiornato alle 1 minuto di lettura

Il piccolo Matteo Vidali investito a Dosson di Casier dall'auto di papà

 

«Sì, sono io. Sono io che ho investito mio figlio e l’ho ucciso».

Sono parole pesanti come un macigno ed escono scandite come una sentenza dalla bocca di Olaf Vidali, nel giorno dopo la morte di suo figlio Matteo di appena 20 mesi. L’incidente è avvenuto nel pomeriggio di domenica scorsa. Olaf stava facendo retromarcia a bordo della sua auto parcheggiata in giardino, non si è accorto che in quel momento il suo bambino si trovava dietro e lo ha travolto.

«È successo domenica pomeriggio, è una cosa che non potevamo immaginare, io non potevo immaginare»

Nella sua voce la disperazione di chi sente di aver perso tutto. Definitivamente.

«Appena mi sono accorto di quello che è successo l’ho preso in braccio e l’ho caricato in macchina e siamo corsi al pronto soccorso. Non ho pensato a nulla, neanche a chiamare i soccorsi.

Dovevo far presto, dovevo salvare la vita del mio bambino. Lo abbiamo preso così com’era senza domandarci se era la cosa giusta. Non si tratta di sangue freddo, era l’unica cosa che sono riuscito a fare. Non pensavo a nulla». Nella decina di minuti della conversazione Olaf non nomina mai il nome di Matteo.

La video ricostruzione della tragedia di Treviso: Matteo è stato investito mentre cercava di prendere una palla

La percezione è che se lo avesse fatto la cosa sarebbe diventata ancora più reale, ancora più tragica. «Quando siamo arrivati al pronto soccorso i medici lo hanno preso e io ho chiesto se si sarebbe salvato. Loro mi hanno detto che avrebbero fatto tutto il possibile, ma non mi promettevano niente».

Matteo ha vissuto in ospedale per due giorni pieni.

«Ha combattuto come un guerriero, credo proprio che abbia cercato di non arrendersi, almeno finché ha potuto. Poi è morto martedì sera. Ora non è più in ospedale, lo hanno spostato»

Matteo ha smesso di respirare martedì 16 aprile e il suo corpo è stato portato in obitorio ieri, mercoledì, nel pomeriggio.

«Siamo ancora sotto shock, stiamo aspettando che ci dicano quando possiamo procedere per dare l’ultimo saluto al mio bambino. Viviamo in sospeso», continua il papà distrutto, che racconta anche di come la vicenda sia ora al vaglio dell’autorità giudiziaria: «Sono venute le forze dell’ordine e c’è un magistrato che sta seguendo quello che è successo». L’uomo non sa ancora se sarà iscritto nel registro degli indagati: «Non lo so ancora, abbiamo nominato un avvocato che si occuperà di queste cose. A noi ora interessa sapere quando possiamo fare il funerale e dare l’ultimo saluto a nostro figlio».

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