Di documentari su Lady Diana ne esiste un numero impossibile da calcolare senza un controllo su Google. Ma è la prima volta, invece, che il principe William e il principe Harry vogliono fermare la produzione di uno nuovo, forse la prima cosa che fanno insieme da lungo tempo, e che dovrebbe intitolarsi Being me, Diana. I membri della famiglia reale vengono cresciuti per sopportare con distacco ogni cosa, gli viene insegnato a non reagire in modi che possano trascinarli in dispute volgari, a non agire per vie legali se non in casi veramente gravi. Il principe Harry ha infranto questo aplomb seguendo Meghan Markle in una causa contro i media inglesi rei di aver maltrattato la duchessa di Sussex (e stanno perdendo un appello dopo l’altro). In base a tutti questi principi, i due figli della principessa triste hanno sempre tollerato ogni operazione televisiva sulla loro famiglia (vedi The Crown) e sulla loro madre. Stavolta, invece, il tema del documentario prodotto da una delle società del gruppo Endemol, probabilmente destinato alla piattaforma di Netflix, si prevede troppo forte, troppo intimo perché i due orfani della principessa possano sopportarlo. Perché?

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Il documentario, in fase di scrittura, è incentrato sugli ultimi anni della vita di Lady Diana e mostrerà filmati inediti girati tra il 1990 e il 1992. Soprattutto, come svela una fonte della produzione al The Sun, si concentrerebbe sui tentativi di suicidio della principessa del Galles, che sarebbero stati quattro. Il documentario potrebbe quindi riportare a galla ricordi molto dolorosi nel principe William e nel principe Harry. Ma potrebbe anche compromettere l’ipotesi di una collaborazione fra Harry, Meghan e Netflix, che all’inizio dell’anno, sempre secondo indiscrezioni, avrebbe potuto coinvolgere i duchi di Sussex in varie produzioni sulle loro iniziative umanitarie, in stile Obama, fino alla consulenza per le nuove stagioni di The Crown con addirittura l’ipotesi di un cameo di Meghan sul set. In poche parole, tutto ciò che ha reso difficile il rapporto tra i due fratelli e la madre, scomparsa il 31 agosto del 1997, sopravvive anche alla sua morte mentre sbiadisce, per mancanza di narrazione, ciò che rendeva la vita di questi tre personaggi molto vicina a quella di qualsiasi famiglia sconvolta dal divorzio.

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Quando William è nato, Diana era una ragazza di 20 anni stritolata della pressione che subiva da ormai due anni. Aveva sviluppato disordini alimentari già durante il fidanzamento con Carlo, da cui non si sentiva amata. A rivedere oggi il loro linguaggio del corpo di allora, con lui che le tiene sempre le mani sulle spalle, a volte dandole dei colpetti come a un vecchio amico, è evidente. La causa scatenante dei problemi di Diana con il cibo era stata però una frase, un giorno che lui le aveva messo una mano sulla pancia e le aveva detto “sei cicciottella”, destabilizzandola. Da quel giorno, la sua vita sarebbe stata tormentata dalla bulimia. Come racconta lei stessa nel documentario Diana: In Her Own Words, il giorno delle nozze il suo girovita era sceso di 20 cm rispetto a prima del fidanzamento. La gravidanza (e il naturale ingrassamento) l’aveva messa in parte al sicuro da ogni critica, ma la brutta caduta per le scale che fece nella residenza di Sandringham quando era incinta di 12 settimane simboleggia oggi il suo equilibrio che cominciava a vacillare. In quell’occasione, Diana si sentì messa in secondo piano nel constatare che il ginecologo reale George Pinker, accorso da Londra, fu sollecitato a verificare prima di tutto lo stato di salute del feto. Anni dopo, dirà di essersi gettata dalle scale volontariamente perché si stava sentendo totalmente inadeguata.

La gravidanza fu difficile per Diana, fra bulimia e nausee mattutine per le quali non trovava alcuna solidarietà fra le donne della famiglia reale, che non ne avevano mai sofferto prima di lei. Quando già il pancione era evidente, Diana e Carlo si recarono in vacanza alle Bahamas e nonostante le misure prese, i paparazzi riuscirono a fotografare Diana incinta in bikini. Un episodio che mandò la regina Elisabetta su tutte le furie con la stampa britannica, anche se il suo sfogo in una riunione familiare privata si è saputo solo molti anni dopo. Il 21 giugno del 1982 venne alla luce William Arthur Philip Louis Mountbatten-Windsor, secondo in successione al trono del Regno Unito. È la prima volta che un membro della famiglia reale nasce in ospedale invece che a palazzo, per volere di Diana. Il parto è stato indotto per non incappare in date scomode per l’agenda della famiglia reale, e anche perché Diana non sopportava più che tutto il mondo seguisse ciò che accadeva nel suo ventre. Il bambino era sano, bello, e pesava 3 kg e 300 gr. La giovanissima mamma era finalmente felice, così come lo era il principe Carlo che fuori dalla clinica si dichiarò spiazzato dall’esperienza straordinaria di diventare padre. Ma dopo pochi giorni, Diana sprofonderà nella depressione post partum e in seguito si lamenterà di come la Corte programmasse ogni suo impegno pubblico senza tener conto delle sue esigenze e di quelle del bambino. Per Diana inizia quel periodo fra le due gravidanze che in seguito ricorderà come un vuoto senza ricordi.

Nelle interviste, molti anni dopo, Diana ricordava solo i primi tempi in cui anche Carlo si divertiva a prendersi cura del neonato, fino a quando era tornato a comprimersi nel suo ruolo. Mentre le sue decisioni sul bambino contavano poco, riceveva le visite regolari di un analista e cominciava a insinuarsi nella famiglia reale la paura che la sua inguaribile depressione fosse qualcosa di congenito che avrebbe potuto trasmettere ai discendenti. Diana, ulteriormente avvilita nel constatare che il suo benessere non veniva preso in considerazione e che l’unica preoccupazione generale era quella di aver “fallato” la dinastia dei Windsor, assicurava di aver solo bisogno di riposo, di calma e di comprensione. Ma soprattutto, di non sentirsi la seconda scelta dopo Camilla, con cui suo marito continua a sentirsi, provocandole una fitta al cuore ogni volta che lo vedeva indossare i gemelli con una doppia C che le aveva regalato lei. Quando Diana scopre di essere di nuovo incinta inizia forse il periodo migliore del suo matrimonio. Lei e Carlo vivono un momengto quasi idilliaco mentre il piccolo William comincia a camminare e parlare. Il 15 settembre del 1984 viene alla luce anche Henry Charles Albert David, detto Harry. Anche con lui, come già successo con William, almeno Diana è riuscita a imporre un nome scelto da lei, mentre Carlo si è accontentato degli altri tre a seguire. Da quello che racconterà la principessa, però, la nuova nascita, invece di rafforzare il matrimonio ne diventerà la pietra tombale.


Tanto per cominciare, Carlo desiderava fortemente una femmina. Quando Diana aveva scoperto dall’ecografia che lo avrebbe scontentato, glielo tenne nascosto come se fosse colpa sua. Quando alla nascita di Harry Carlo esclamò “oddio, un altro maschio”, il cuore di Diana sprofondò sottoterra. Di lì a poco il principe di Galles riprese anche la relazione segreta con Camilla. Ma tutto questo, in quel momento, i sudditi non lo sanno. Diana è "la ragazza più fortunata del mondo" e un documentario ufficiale girato in quel periodo la mostra con Carlo e due bambini come una coppia serena e normale. Diana non voleva partecipare alle riprese, ma quando il canale ATN le promise di versare una grossa somma in beneficienza al Charitable Truste cedette. Intanto i bambini crescevano ed entravano in quella fase meravigliosa, per i genitori, di scoprirne la personalità cominciando a comunicarci con la parola. I due bambini percepivano lo stato di tensione della madre e si stringevano molto a lei, in particolare William. Il piccolo veniva preparato già al ruolo di futuro erede al trono e questo lo faceva maturare precocemente, anche se a volte diceva che da grande avrebbe fatto il poliziotto. Se gli viene chiesto il perché, William risponde “così posso proteggere mamma”. William si comporta con lei come se lui fosse più grande della madre e non perché, per assurdo, avrebbe potuto persino darle ordini essendo più alto in gerarchia monarchica: perché ne percepisce la fragilità. Una volta, quando aveva solo nove anni, vedendola molto giù di morale prese il telefono e prenotò la cena nel suo ristorante preferito, per portarla fuori come un fidanzato.

Diana si dedicava molto ai suoi figli riducendo il tempo delle tate al minimo indispensabile, ossia a quando deve lasciarli per svolgere i suoi impegni istituzionali. Ma quando tornava, li salutava abbracciandoli in pubblico, non certo stringendogli la mano come faceva la regina con suo marito Carlo da bambino. Preoccupata che l’educazione di corte potesse fare di loro due adulti freddi e rigidi, Diana non seguiva il protocollo educativo tipico della famiglia reale e questo le procurava, nell’opinione pubblica, lo stesso numero di elogi e critiche. “Non seguo le regole, io seguo il cuore, non la testa”, rispondeva a chi la biasimava. Ma che con i bambini avrebbe fatto di testa sua era già chiaro quando si era imposta di allattare entrambi, anche in questo caso forse per la prima volta a Buckingham Palace. Inoltre, aveva sempre preteso di portare con sé entrambi i figli nelle missioni per conto della Corona, anche nel lungo tour fra i paesi del Commonwealth del 1983 con William di pochi mesi, con al seguito la nanny scelta da lei, Jessie Web. Diana aveva rifiutato la richiesta di Carlo di ingaggiare la donna che era stata la sua tata, salvo poi licenziare Jessie Web perché gelosa dell’affetto che i bambini provavano per lei. La principessa si alzava presto per portare a scuola i figli, e andava a riprenderli. Avrebbe potuto dormire fino a tardi e lasciare che ad accompagnarli fosse lo staff della famiglia reale, ma non lo fece nemmeno una volta. Aveva scelto per loro una scuola Montessori ed era riuscita a spuntarla anche pretendendo che i bambini frequentassero l’asilo, mentre gli altri membri della royal family avevano iniziato sempre dalla Primary School. Insegnava ai due bambini a rispondere con cartoline di ringraziamento ai piccoli fan che gli scrivevano, e quando scoprì che William aveva per Cindy Crawford una di quelle cotte che i bambini prendono per un personaggio famoso, la invitò a bere un tè lasciandolo di stucco, ma felicissimo.

Diana faceva di tutto per far sentire i suoi figli come dei bambini normali. Aveva lavorato in un asilo prima di sposarsi, per cui sapeva come comportarsi. Faceva i puzzle con loro, in spiaggia lasciava che la seppellissero nella sabbia, gli insegnava ad andare a cavallo e li aiutava con i compiti e con le lezioni di piano, che lei suonava bene. Arrivò a portarli a mangiare ogni tanto anche da McDonalds perché non voleva che si sentissero degli alieni insieme agli altri bambini, e che non conoscessero il gusto di trasgredire ogni tanto con un cartoccio gigante di patatine. Dimostrò loro l’importanza di non reprimere i propri sentimenti: “ti abbracciava forte forte”, racconterà da grande Harry nel documentario Our Mother: Her Life and Legacy. Poi Diana cercò di insegnare loro qualcosa che lei stessa non avrebbe mai imparato: cavarsela con la stampa. Diana dava ancora troppa importanza a quello che usciva sui tabloid e sulle riviste di gossip, ne soffriva fino alle lacrime. Carlo non sopportava la sua tendenza al melodramma. probabilmente, al tempo, si chiedeva come una ragazza a cui era capitato di sposare l’erede al trono e di vivere da principessa, con due figli bellissimi, invidiata in tutto il mondo, potesse essere sempre così infelice.

Ostinata nel seguire il suo programma educativo fuori dalle regole, Diana faceva uscire di nascosto i figli per fare shopping o per portarli al cinema con lei. Entravano quando il film era iniziato e uscivano quando c’era ancora buio in sala, per non essere visti. Una volta portò i due ragazzi in un pub. William era ormai abbastanza grandicello da notare lo stupore degli altri avventori e come il personale li trattasse in modo diverso dagli altri, con deferenza. "Mamma, noi siamo speciali?", chiese quindi alla madre. "Certamente no! E non pensare mai di essere più speciale di chiunque altro", le rispose lei. Diana stava salvando i suoi figli dal rischio di crescere con un ego esagerato, come quello che secondo lei coltivava il marito Carlo. Ben presto William, durante le riunioni di famiglia iniziò a dire che non voleva diventare re, lasciando tutti di stucco, Harry gli rispondeva che lui era disposto a togliergli il peso. Scherzava, ma Diana era d'accordo: secondo lui, Harry era molto più tagliato per il ruolo e per non farlo sentire da meno del fratello, al quale la famiglia riservava più attenzioni, lo chiamava GKH, le iniziali di Good King Harry. William, invece, lo chiamava D.D.G. l'acronimo della frase Drop Dead Gorgeous, ossia Bello Da Morire. Nel frattempo, mentre i medici certificavano che Diana non soffriva di alcuna patologia congenita che le provocava disturbi mentali, ma solo di disagi psicologici abbastanza comuni fra le ragazze della sua età sotto stress, i giornali cominciavano ad annunciare che il matrimonio reale era alla frutta. Andrew Morton, il biografo più accreditato della royal family, assicurava a tutti che Carlo e Diana non avrebbero mai divorziato “è più probabile che possa restare incinta io”, diceva.


Di lì a poco, la coppia si separò, la relazione di Carlo e Camilla divenne di dominio pubblico mentre girava voce di innamoramenti a catena di Diana che, da 30enne, poteva finalmente recuperare la vita da 20enne che le era stata negata. Non è ben chiaro chi abbia messo in giro la voce, ma si cominciò a parlare di Harry come figlio di un altro uomo, l’ufficiale della British Army James Hewitt. Il bambino lo venne inevitabilmente a sapere, rimanendone turbato, e fu necessario un umiliante test del Dna per smentirlo. Nel 1995 la regina ne aveva abbastanza e invitò entrambi i coniugi a considerare un dignitoso divorzio, invece di continuare a dare spettacolo. Nel 1996 Lady Diana accettò, fra gli accordi presi per andarsene, di rinunciare al trattamento di Sua Altezza Reale, cosa che da quel momento l’avrebbe costretta a inchinarsi al cospetto dei figli che avevano 13 e 11 anni. La regina avrebbe voluto lasciarglielo, in quanto madre del futuro erede al trono, ma fu Carlo a insistere. “Quando sarò re ti ridarò il titolo”, le promise William disperato. Inevitabilmente, da quel momento i ragazzi trascorsero meno tempo con la madre perché dovevano essere cresciuti secondo i crismi della famiglia reale. Spesso non potevano nemmeno passare il Natale con lei, perché Diana non era certo la benvenuta nelle residenze reali. Il rapporto con i figli, però, era così buono da aver accettato di buon grado la sua relazione con Dodi al Fayed. Il resto lo sappiamo tutti. Nel 1997 il destino troncò la vita di Diana Spencer, principessa d Galles nel tunnel dell'Alma di Parigi, e al funerale i suoi due figli, appena adolescenti, dovettero seguire il suo feretro senza versare una lacrima, preparati accuratamente da uno psicoterapeuta. Cosa è rimasto di lei dentro di loro? Certamente William sta portando avanti lo stesso tipo di educazione affettuosa con i suoi bambini. Harry ha preso alla lettera quella voglia di normalità che la madre ha fatto di tutto per insegnargli. Ma tutti quelli che l'hanno conosciuta bene sono d'accordo su una cosa: Diana soffrirebbe molto nel vedere in lite quei due figli che per lei era diventati una ragione di vita.