Moratti “Infermieri supplenti medici di famiglia”/ Ira sindacati “Politica di guerra”

- Silvana Palazzo

Letizia Moratti: "Infermieri saranno i supplenti dei medici di famiglia". Bufera sull'assessore al Welfare della Regione Lombardia, ira dei sindacati: "Questa è politica di guerra"

letizia moratti Letizia Moratti, vicepresidente Regione Lombardia (LaPresse, 2021)

Infermieri usati per sopperire alla carenza di medici di medicina generale? L’idea è diventata una sperimentazione in Lombardia, ma è bufera sull’assessore regionale al Welfare, Letizia Moratti. Anche se ha sottolineato il ruolo chiave di queste figure, la reazione non è stata positiva. Ma facciamo un passo indietro. «Gli infermieri avranno un ruolo anche in tema di cure primarie, offrendo supporto e supplenza per affrontare la carenza di medici di medicina generale». Queste le parole in un passaggio del discorso della vicepresidente della Regione Lombardia al convegno della Società italiana per la direzione e il management delle professioni infermieristiche (Sidmi). Moratti ha confermato che è in corso una sperimentazione presso alcune Asst che «sarà oggetto di valutazione» e sottolineato l’importanza degli infermieri «anche nel rafforzamento della medicina territoriale».

Subito all’attacco la Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) che in una nota ha bollato come «irrispettose, se confermate» le dichiarazioni dell’assessore Moratti. Irrispettose non solo nei confronti dei medici, ma anche degli infermieri, «come se questi ultimi fossero dei “piccoli medici” e non avessero una professionalità distinta e autonoma». Parole giudicate «sconcertanti» poi per quei cittadini che in Lombardia non hanno medico di famiglia e si vedono proporre un infermiere come “supplente”. «Qui non si tratta più di task shifting, ma di politiche di guerra o da Paese in via di sviluppo».

SINDACATI VS MORATTI “NON CONOSCE REALI PROBLEMI…”

Guido Quici, presidente del sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed, a cui aderiscono Anpo-Ascoti, Cimo, Cimop e Fesmed, va oltre: «A questo punto chiudiamo le scuole di specializzazione». La risposta alla carenza di medici non può essere «assumere chiunque possa fare compagnia al paziente, senza considerare la sua formazione», altrimenti bisogna trasformare il corso di laurea in Medicina in uno triennale e abolire le specializzazioni, provoca Quici. «Tanto evidentemente la sicurezza delle cure e la tutela della salute dei cittadini non interessano più a nessuno». Inoltre, ha ricordato all’assessore Letizia Moratti che diagnosi e prescrizione delle terapie spettano ai medici. «Sarebbe pronta a farsi visitare e curare da chi non ha le competenze adeguate, e spiegare ai cittadini che chiunque è meglio di nessuno? E a raccontare onestamente che la situazione in cui oggi si trova la Lombardia è frutto di anni di errata programmazione, e non di chissà quale disastro imprevedibile?», ha proseguito Quici. Ma sono insorti anche i presidenti degli Ordini provinciali dei medici della Lombardia. Le dichiarazioni di Letizia Moratti «si inseriscono in un contesto di precedenti esternazioni che denotano la mancata conoscenza dei reali problemi e della concreta quotidianità della sanità territoriale, ma anche dei fondamenti dei diversi ordinamenti professionali vigenti nel nostro Paese, non derogabili certamente da un assessore che, anzi, dovrebbe esserne il garante», scrivono i presidenti dei camici bianchi lombardi in una nota.





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