Il conte Dracula è sepolto qui - la Repubblica

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Il conte Dracula è sepolto qui

Il conte Dracula è sepolto qui
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Il conte Dracula è sepolto a Napoli. È una mattinata calda e Largo Santa Maria la Nova è invaso dal sole. Mi concedo la stessa indolenza dei turisti che qui sono più misurati. Ho lasciato le resse rumorose sul lungomare dove era presente l’intero campionario dei visitatori “pay per view” come dice il tagliente Magrelli. Ma anche il gruppo di uomini e donne grassi che seguiva una guida improbabile facevano simpatia.

Tra i tavolini di fronte alla facciata della chiesa rinascimentale due bambini si stendono sul selciato con fogli e pennarelli e disegnano con veemenza sotto gli occhi felici della giovane madre. Parlano lingue straniere come tutte le persone sedute. Le parole svolazzano sottili come i pollini dei pappi piumosi che provengono dalle aiuole e già fanno lacrimare gli occhi.

L’ingresso al chiostro è un’attrazione irresistibile anche se già ci sono stato e già ne ho scritto. E allora quando entro vado alla ricerca di una nuova visione perché so che ogni ritorno è la scoperta di un punto nuovo. Il sepolcro di Matteo Ferillo nell’angolo del chiostro affrescato è dentro una nicchia ad archi e arricchito da un grande rosone centrale.

Al centro una lapide porta il bassorilievo di un drago e sulla mensola è posta la statua del defunto. Davanti il busto e il volto truce di Vlad III di Valacchia stanno lì a ricordare che nella tomba c’è il corpo di Dracula.

Esiste una teoria. Dracula non sarebbe morto in battaglia come si ritiene tra l’ottobre e il dicembre del 1476 e seppellito nel monastero di Comana in Romania. Si dice senza testa che invece fu consegnata all’imperatore turco. La tesi più recente attribuisce un ruolo di primo piano alla figlia Maria Balsa che viveva a Napoli sposata con Giacomo Alfonso Ferillo funzionario del governo aragonese.

Maria avrebbe riscattato il padre prigioniero a Costantinopoli e portato a Napoli in una specie di esilio dorato fino alla morte. Infine lo avrebbe tumulato nella tomba di famiglia. Su di essa sono presenti segni esoterici e alcune iscrizioni in una lingua sconosciuta.

Vlad III di Valacchia era un nobile rumeno feroce e sanguinario, noto come l’Impalatore per la morte crudele che riservava ai nemici sconfitti. Ivo Andri? narratore slavo come Dracula nel “Ponte sulla Drina” descrive con insopportabile realismo la tremenda esecuzione di un anziano che tenta di sabotare la costruzione del ponte. Viene catturato e impalato, la morte arriva dopo lunghe sofferenze.

Dopo Bram Stoker Dracula è il Vampiro. Assume una nuova genealogia, discende da Attila re degli Unni, vive in Transilvania in un castello che si eleva orgoglioso in un paesaggio desolato dove il vento si leva in folate selvagge tra ululati di lupi e cavalli dalle narici infuocate. E ha “bianchi denti aguzzi fra le grosse labbra della bocca gocciolante di sangue”.

Atmosfere gotiche che in questa giornata di sole con le macchie di luce che entrano dal colonnato del chiostro e illuminano gli affreschi e i monumenti funerari addossati alle pareti sembrano quanto di più distante. I listelli di cotto sbiaditi che disegnano spine di pesce sul pavimento hanno sbrecciature che illuminate mostrano l’antico colore rossastro.

Ma Napoli città di sottosuoli e antiche catacombe dove si aggirano anime inquiete e teschi con le ali, città di fondali attraversati dalla magia di Sibille che predicono il futuro e crateri da cui si levano le voci di antenati leggendari, Grandi Madri e Ninfe che di tanto in tanto si aggirano tra i vicoli e lanciano messaggi sovversivi, Napoli è città solare capace di tenere dentro di sé gli opposti.

Torno verso il sepolcro sapendo che Dracula difficilmente vi è sepolto. Ma il profilo in bronzo del conte ha il ghigno di Christopher Lee e allora viene da crederci, in fondo non costa niente. Proprio l’attore inglese diceva: “Ho sempre cercato di portare in evidenza la solitudine del Male, e soprattutto di dimostrare che, per quanto terribili fossero le sue azioni, il Conte Dracula era posseduto da una forza occulta che sfuggiva del tutto al suo controllo”.

Quando esco la piazza appare come un’enclave di calore e pace lontana dalla maledizione del Male. I bambini corrono e si inseguono. Eppure proprio per questo anche qui arriva l’eco assurda dei fragori delle mille guerre disseminate sul pianeta. Inutili, primitive, anacronistiche.

La facciata della chiesa presenta una scalinata con balaustra in marmo, il portale di ingresso tra due colonne di granito sormontato da un’edicola che rappresenta la vergine. I registri di pietra e le campiture di intonaco bianco rilucono alla luce come forme perfette. La bellezza dell’arte e dei luoghi non può essere solo un rifugio.

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