Uno degli ultimi covoni di Monet guida l'asta newyorkese di Sotheby's - ArtsLife
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Uno degli ultimi covoni di Monet guida l’asta newyorkese di Sotheby’s

Claude Monet, Meules à Giverny, 1893 Claude Monet, Meules à Giverny, 1893
Claude Monet, Meules à Giverny, 1893
Claude Monet, Meules à Giverny, 1893

Meules à Giverny (1893) di Monet è il capolavoro della Modern Evening Auction di Sotheby’s, in programma il 15 maggio a New York. L’opera, una delle ultime a riprendere il tema dei covoni, è valutata circa 30 milioni di dollari.

Ora, un secolo e mezzo dopo, mentre l’anniversario fondamentale della prima avanguardia viene commemorato in tutto il mondo con mostre, libri, documentari e altro ancora, Sotheby’s presenterà Meules à Giverny (1893) di Monet come capolavoro del Moderno.

150 anni fa veniva inaugurata a Parigi la prima mostra impressionista di sempre; 5 anni fa, da Sotheby’s, Meules di Monet faceva registrare un record in asta per il pittore e per il movimento impressionista con un’aggiudicazione da 110,7 milioni di dollari; oggi la stessa maison vende un’altra importante opera dell’artista, Meules à Giverny.

Di nuovo i covoni, dunque, soggetto prediletto da Monet e riprodotto moltissime volte nelle sue opere. Sono poche, però, le tele di questo tipo rimaste sul mercato, fattore che alimenta l’attesa per la vendita di Meules à Giverny, eseguita nel 1893 e considerata una delle ultime occasioni in cui Monet si è dedicato alla rappresentazione dei covoni.

Era l’inizio degli anni ’80 dell’Ottocento quando il pittore iniziò a dedicarsi assiduamente al soggetto, anche se il lavoro era condizionato dalla luce, dal periodo dell’anno e dalle condizioni atmosferiche. Per esempio, al critico Gustave Geoffroy scrisse così: “Sto lavorando molto duramente, confrontandomi con una serie di diversi effetti sui pagliai, ma in questa stagione il sole tramonta così velocemente che non riesco a seguirlo… continuo tanto più vedo che è necessario molto lavoro per riuscire a rendere ciò che cerco”. Che lo soddisfacessero, dunque, alla fine dell’anno dipingeva due o tre tele. Fu solo nel 1890 che i tempi furono maturi per iniziare a proporre la serie, che fu esposta per la prima volta alla Galerie Durand-Ruel di Parigi nel 1891.

Così facendo Monet voleva portare avanti, innovandola, la lunga tradizione pittorica che aveva come soggetto la campagna francese, già interpretata da autori come Jean-François Millet e la scuola di Barbizon, e che poi sarebbe stata ripresa da altri impressionisti come Camille Pissarro, che dipinse i pagliai che trovava tra gli alberi e i sentieri vicino alla sua casa a Éragny. Monet la interpreta con pennellate brevi e frammentate, ricercando l’essenza luminosa di una giornata soleggiata, creando suggestivi contrasti tra luce e ombra. Le risultanti tonalità verdeggianti e terrose invitano gli spettatori a immergersi nel paesaggio tranquillo, con il pagliaio monolitico che domina l’inquadratura.

Meules à Giverny arriva sul mercato con un’importante provenienza, ovvero la collezione dell’artista americano Dwight Blaney, che acquistò l’opera a Parigi nel 1895 prima di portarla negli Stati Uniti, dove la prestò immediatamente al Museum of Fine Arts di Boston. Blaney negli anni continuò a concederla in prestito moltissime volte, per una duplice ragione: diffondere l’opera di un pittore rivoluzionario e accrescere il suo valore, insieme a quello di tutte gli artisti impressionisti.

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