Enrico, Carlo & Matteo, tre uomini in barca dentro la tempesta- Corriere.it

Enrico, Carlo & Matteo, tre uomini in barca dentro la tempesta

di Roberto Gressi

Alleanze, affinit� e (tante) antipatie di un trio che si gioca tutto, costretto a stare unito dalla legge elettorale e dalla perdita dei voti dei Cinque Stelle. Mentre il centrodestra, che prima o poi arriver� alle carte bollate, intanto � di gran lunga il favorito

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Se uno qualsiasi dei tre trovasse la lampada magica, sfregandola non avrebbe dubbi. Uno dei tre desideri se lo giocherebbe chiedendo al Genio di far sparire gli altri due. Enrico Letta, Carlo Calenda, Matteo Renzi, rigorosamente in ordine di et�, a partire dal pi� grande. Gi� uno obietterebbe: perch� non in ordine alfabetico? E l’altro: perch� non cominciamo dal pi� piccolo? Tre uomini in barca, nel periglioso mare della campagna elettorale, dove incrocia la temibile goletta di Giorgia Meloni. Il problema � convincerli a salirci, sulla barca, e soprattutto a non farla ondeggiare con rischio di ribaltamento, visto che somigliano alla capra, al cavolo e al lupo dell’indovinello e non � facile fargli attraversare uniti il fiume che porta alla nascita delle coalizioni, alla presentazione dei candidati, alla campagna elettorale e al voto. E il “dopo”, poi, quello � fuori della portata persino della divinazione della zingara.

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Enrico Letta, nato a Pisa, 56 anni

Anni, zodiaco, percentuali

Letta Enrico, da Pisa, di anni 56, Leone. Calenda Carlo, da Roma, di anni 49, Ariete. Renzi Matteo, da Firenze, 47 anni, Capricorno. Sondaggi in continuo divenire danno il Pd intorno al 23 per cento, Azione poco sotto il 5, Italia Viva che non arriva alla soglia del 3%, sotto la quale scatta la mannaia e non si entra in Parlamento. E quindi, i nostri tre amici, gi� ai primi annusamenti hanno pensato di domandarsi subito chi di loro sia pi� adatto a fare il presidente del Consiglio. Letta, dall’alto delle aspettative di voto e per non deludere le aspettative dei suoi, si � reso disponibile alla doverosa fatica, Calenda ha spalancato le ali in un abbraccio ecumenico e ha risposto che ad Enrico �vogliamo molto bene� ma di fare il premier, ahinoi, purtroppo non se ne parla, perch� c’� gi� Mario Draghi. E se il presidente dimissionario non ne volesse sapere? Be’, allora va da s�, chi meglio di Calenda Carlo medesimo? Renzi, non richiesto, ha detto che per quanto lo riguarda possono stare sereni, che non � una carica che rientra nelle sue ambizioni. Per ora � finita cos�: Letta far� il Front Runner della campagna elettorale, cio� quello che corre davanti e se arriva primo si prende la campanella. Calenda invece chiede prima a Draghi e in caso di rifiuto si siede sullo scranno direttamente lui. Tutto questo con un centrodestra che prima o poi arriver� alle carte bollate ma intanto � di gran lunga il favorito, quasi il predestinato a vincere le elezioni.

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Carlo Calenda, nato a Roma, 49 anni

Tra barzellette e stornelli

Ci� non toglie che il dibattito surreale appena raccontato sia davvero avvenuto. Non fosse che Annibale � alle porte non se ne farebbe nulla e tutto sarebbe relegato nella sezione barzellette: c’erano un romano, un pisano e un fiorentino... Oppure, sul pisano e il fiorentino, tra gli stornelli toscani, che hanno copiosa letteratura. Ma, come si dice: il tempo stringe. Prima di Ferragosto bisogna presentare simboli e coalizioni, il 22 poi � la data ultima per presentare i candidati. E nei collegi uninominali, 30 al Senato e 60 alla Camera, quelli considerati contendibili, serviranno per forza candidati unitari per cercare di contrastare la corazzata del centrodestra che, per quanto litigiosa, non si affonder� da sola. E quindi il segretario del democratici l’ha risolta cos� davanti alla direzione del suo partito: dobbiamo per forza fare alleanze di puro carattere elettorale, siamo obbligati da come � fatta la legge, da soli non si pu� competere. Del resto lo scontro e la rottura con i Cinque Stelle rappresentano una bella mazzata per i Dem: un 10 per cento che se ne va da solo, manna per il centrodestra che infatti non si � fatto sfuggire l’occasione.

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Matteo renzi, nato a Firenze, 47 anni

Rischio armata Brancaleone

Insomma, anche soltanto per provarci, bisogna mescolare mele e pere, fagioli e lenticchie e poco importa se verr� fuori un’imitazione dell’Armata Brancaleone, perch� di necessit� si fa virt� e chi ha paura non va alla guerra. Ma cos� sarebbe troppo facile e i leader, e anche gli elettori, vedrebbero male una mescolanza di tutto in un pancotto informe. Prendiamo Renzi. La tentazione di andare da solo ci sarebbe - sapremo solo pi� avanti se � solo una minaccia - ma anche una piccola ciurma di sabotatori potrebbe far disastri, e questo lo sanno sia Letta che Calenda. Come se ne esce? Tempo di elezioni, tempo di veleni. E cos� si dipinge Matteo come un viandante che trotterella da una locanda all’altra in cerca di una sistemazione, per s�, per Maria (Elena Boschi) e per la loro cavalcatura, Francesco Bonifazi. Ma le liste sono gi� piene di cavalieri e dame e il Pd si schermisce: anche volendo non possiamo far nulla, abbiamo gi� dato. Nei corridoi del Partito democratico si fanno i conti e poi si rifanno: niente da fare. Per ogni voto che porta se ne perdono cinque. Odio, astio, rancore, vendetta? Macch�, si giura, solo affari. Ma a piedi non si pu� lasciarlo, se si fa esplodere (metaforicamente parlando) in mezzo all’alleanza, sono guai per tutti. E allora ci si rivolge all’amico Calenda: prendili tu Carlo, e prendi anche i fuoriusciti da Forza Italia, che - lo vedi bene - se lo faccio io qui mi piantano una grana che met� basta.

Bussare a Di Maio e Sala

Un po’ un gioco delle tre carte, perch� poi per eleggerli, all’uninominale, sempre i voti del Pd servirebbero. E non basterebbero, per questo si razzola dalle parti di Luigi Di Maio, messo in difficolt� da elezioni che arrivano troppo presto e che va quindi supportato, o inglobato, in un pacchetto di liste civiche, con l’aiuto di sindaci di buona volont� o arruolati a forza. Giuseppe Sala, il pi� importante, non si candider� ma dar� una mano. Bene, si sale sulla barca quindi, magari con la spingarda piantata alle costole, ma si sale. Perch� la scommessa si chiama secondo tempo, o tempi supplementari, o addirittura rigori. Il senso comunque � lo stesso: se � impossibile vincere, bisogna almeno pareggiare, o perlomeno non perdere male. Perch� il secondo tempo conta come e pi� del primo. Dopo le elezioni, se Giorgia Meloni non avr� stravinto, c’� pur sempre il Rosatellum da sfruttare fino in fondo. E allora si ricomincer� da capo, tenendo presente che i maggiori nemici di Giorgia Meloni premier non stanno a sinistra, ma si chiamano Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, nonostante le intese.

Consigli e metafore

Partita aperta quindi? Dipende. Ascoltateli. Matteo Renzi: �Fossi al posto di Enrico Letta sceglierei uno bravo a vincere elezioni che sembravano gi� perse: Stefano Bonaccini�. Enrico Letta: �Cinque anni fa, sulla spinta di Matteo Renzi, scegliemmo l’autosufficienza e l’isolamento pensando che da soli eravamo pi� bravi e pi� forti, ora stiamo rimediando a quel tragico errore�. Carlo Calenda: �No a un’ammucchiata antisovranisti guidata dal Partito democratico�. Ma marciano ugualmente un po’ divisi alla meta: il governo del Paese. Come la ragazzina che portava al mercato una ricottina in equilibrio sulla testa e fantasticava: la vender� e comprer� due conigli, figlieranno e avr� una fattoria, poi una fabbrica, infine un commercio d’arte e di moda. E la regina d’Inghilterra vorr� conoscermi e io mi inchiner� davanti a lei dicendo: grazie maestade. E mimando l’inchino la ricottina fin� a terra, trascinando via con s� tutti i sogni.

8 agosto 2022 (modifica il 8 agosto 2022 | 16:51)