Prime Video: tutte le nuove uscite di maggio 2024
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    Prime Video: tutte le uscite di maggio 2024

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    Anche per maggio, Prime Video ha in serbo tante nuove uscite per i suoi abbonati. Per quanto riguarda il cinema, spicca l’arrivo in catalogo di The Idea of You, commedia romantica con Anne Hathaway, che interpreta una madre single quarantenne coinvolta in un’inaspettata storia d’amore con un cantante ventiquattrenne. Appuntamento invece al 6 maggio per i primi 3 episodi della quarta stagione di Celebrity Hunted – Caccia all’uomo, in cui Raoul Bova, Rocío Muñoz Morales, Belen Rodriguez, Cecilia Rodriguez, Guè, Ernia, Herbert Ballerina e Brenda Lodigiani dovranno darsi alla fuga in lungo e in largo per l’Italia, con limitate risorse economiche. Lo show si concluderà poi il 13 maggio con i restanti 3 episodi.

    Fra le uscite di Prime Video di maggio, ci saranno inoltre i ritorni di Outer Range e Clarkson’s Farm, giunte rispettivamente alla seconda e alla terza stagione. Saranno inoltre disponibili in catalogo in anteprima esclusiva i film Uno Splendido Disastro 2 – Il Matrimonio e Boy Kills World. Di seguito, l’elenco completo delle uscite di maggio su Prime Video.

    Prime Video: l’elenco completo delle uscite di maggio 2024

    Prime Video uscite

    1 maggio – Le uscite su Prime Video

    • Joker (film non originale)
    • La rivincita delle bionde (film non originale)
    • The Flash (serie non originale, stagioni 1-8)
    • Naruto Shippuden (serie non originale, stagione 7)

    2 maggio – Le uscite su Prime Video

    • The Idea of You (film originale)
    • Monster Hunter (film non originale)

    3 maggio

    • Clarkson’s Farm (show originale, stagione 3)

    6 maggio – Le uscite su Prime Video

    • Celebrity Hunted – Caccia all’uomo (show originale, stagione 4)
    • Come può uno scoglio (film non originale)

    9 maggio – Le uscite su Prime Video

    • Maxton Hall – Il mondo tra di noi (serie originale, stagione 1)
    • Pretty Little Liars: Summer School (serie in anteprima esclusiva, stagione 2)
    • Dragon Ball Z (serie non originale, stagione 6)

    16 maggio

    17 maggio

    • Uno Splendido Disastro 2 – Il Matrimonio (film in anteprima esclusiva)

    19 maggio

    • Thanksgiving (film non originale)

    24 maggio

    • Dom (serie originale, stagione 1)

    25 maggio

    • I soliti idioti 3 – Il ritorno (film non originale)

    27 maggio

    • Boy Kills World (film in anteprima esclusiva)

    30 maggio

    • Enea (film non originale)

    Film in scadenza

    • Quo Vado? (7 maggio)
    • Il grande giorno (21 maggio)
    • Uncharted (25 maggio)
    • Bullet Train (26 maggio)

    Serie e show in scadenza

    • Future Man (stagioni 1-3, 14 maggio)

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    Venezia 2024: Peter Weir riceverà il Leone d’Oro alla carriera

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    Peter Weir in Kleparz, Lesser Poland. Author Piotr Drabik - Creative Commons Attribution

    Il 79enne regista e sceneggiatore australiano Peter Weir riceverà il prestigioso Leone d’Oro alla carriera della 81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che si terrà dal 28 agosto al 7 settembre 2024. Lo rende noto la Biennale di Venezia, che ha fatto propria la proposta del Direttore della Mostra Alberto Barbera. Peter Weir è universalmente conosciuto per aver firmato opere entrate nell’immaginario collettivo, come Picnic ad Hanging Rock (Il lungo pomeriggio della morte), L’ultima onda, Witness – Il testimone, Mosquito Coast, L’attimo fuggente, The Truman Show e Master & Commander – Sfida ai confini del mare.

    Venezia 2024: le dichiarazioni di Peter Weir e Alberto Barbera

    Una scena de L'attimo fuggente, capolavoro del Leone d'Oro alla carriera di Venezia 2024 Peter Weir.

    Peter Weir ha così commentato la notizia:

    «La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia e il suo Leone d’Oro fanno parte dell’immaginario del nostro mestiere. Essere premiati per il lavoro di una vita come registi è un grande onore».

    Questa invece la dichiarazione di Alberto Barbera:

    «Con soli 13 film realizzati nell’arco di quarant’anni, Peter Weir si è assicurato un posto nel firmamento dei grandi registi del cinema moderno. Alla fine degli anni Settanta, si era affermato come l’autore principale della rinascita del cinema australiano in virtù di due lavori, Le macchine che distrussero Parigi e Picnic ad Hanging Rock, il secondo dei quali acquisterà nel corso degli anni lo statuto di film culto. Il successo internazionale dei due film successivi, Gli anni spezzati e Un anno vissuto pericolosamente, gli aprirono le porte del cinema hollywoodiano, del quale divenne in breve uno dei principali protagonisti, fautore di un cinema in grado di coniugare la riflessione su tematiche personali e l’esigenza di rivolgersi ad un pubblico il più vasto possibile.

    Pur nella diversità dei soggetti affrontati, non è difficile rinvenire nel suo cinema, insieme audace, rigoroso e spettacolare, la costante di una sensibilità che gli consente di affrontare tematiche eminentemente moderne, come il fascino per la natura e i suoi misteri, la crisi degli adulti nelle società consumiste, le difficoltà dell’educazione dei giovani alla vita, la tentazione dell’isolamento fisico e culturale, ma anche il richiamo degli slanci avventurosi e l’istinto della salutare ribellione.

    Celebrando il gusto del racconto e l’innato romanticismo, Weir è riuscito nell’impresa di rafforzare il proprio ruolo nell’establishment hollywoodiano pur rimarcando una distanza piuttosto netta con l’industria del cinema americano. Witness – Il testimone, Mosquito Coast, L’attimo fuggente, Fearless – Senza paura, The Truman Show e Master & Commander sono le tappe principali di un percorso artistico che ha saputo conservare la sua integrità di fondo sin dentro il successo commerciale dei film realizzati».

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    Bodkin: recensione della serie Netflix

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    Bodkin

    La passione per il true crime è sempre più dirompente, e la serialità non può fare altro che adeguarsi. Dopo Only Murders in the Building, tocca a Netflix cercare un difficile equilibrio fra questo filone, i gialli che sottende e la comicità, con un impianto narrativo in grado di tenere insieme tutte queste componenti. Arriva dunque nel catalogo della celebre piattaforma di streaming Bodkin, serie in 7 episodi ideata da Jez Scharf e prodotta da Barack e Michelle Obama, già coinvolti nel recente successo di Netflix Il mondo dietro di te. Lo show può contare sulla presenza nel cast di Will Forte (The Last Man on Earth), Siobhán Cullen e Robyn Cara, interpreti di un bizzarro gruppo di giornalisti e podcaster.

    Bodkin è il nome di una piccola cittadina irlandese, dove viene spedita controvoglia la giornalista investigativa Dove (Siobhán Cullen), originaria proprio dell’Irlanda e costretta a rinunciare a un importante caso. Qui si trova costretta a collaborare con il celebre autore di podcast Gilbert Power (Will Forte) e con la sua assistente Emmy (Robyn Cara) su una serie di avvenimenti misteriosi e sinistri avvenuti anni prima, che hanno portato addirittura all’interruzione dei festeggiamenti di Samhain, il capodanno celtico alla base delle celebrazioni di Halloween. I due approcci agli antipodi di Gilbert e Dove si scontrano con la piccola comunità locale, restia a scavare fra segreti fino a quel momento ben custoditi.

    Bodkin: a caccia di true crime in un’Irlanda misteriosa

    Cr. Enda Bowe/Netflix

    Bodkin mette molta carne al fuoco, non solo per i generi, ma anche per quanto riguarda i temi affrontati. Al centro della serie c’è soprattutto il contrasto fra la seriosità e il rigore di Dove e lo spirito più libero e affabile di Gilbert. Due modi opposti di intendere la vita e soprattutto il giornalismo, che riverberano nel corso di tutta la serie. Per Dove infatti i podcast true crime sono poco più che gossip, irrilevanti dal punto di vista giornalistico e irrispettosi da quello morale; Gilbert ribatte invece che questa forma di narrazione gli consente di arrivare a una platea sterminata di persone, appassionandole e favorendo la circolazione di storie e contenuti. Un contrasto perfettamente in linea con il dibattito contemporaneo sull’informazione (il discorso si può tranquillamente allargare ai content creator), che costituisce però uno dei pochi temi veramente a fuoco della serie.

    Già in bilico fra mistero e commedia, Jez Scharf farcisce infatti il racconto di diversi altri risvolti, come l’analisi dei costumi e delle tradizioni dell’Irlanda (in cui ha le origini anche Gilbert) e il punto di vista lucido e ravvicinato sui piccolissimi centri urbani, in cui tutti sanno tutto di tutti, anche se molto spesso fingono di non sapere nulla, soprattutto quando si confrontano con i forestieri. Il risultato è un racconto che ondeggia fra troppi registri e altrettante suggestioni, faticando non poco a trovare una sintesi coesa e abbastanza avvincente. Un caos narrativo che si riflette anche sui personaggi secondari, caratterizzati in modo piatto e poco ispirato.

    Un umorismo nero poco incisivo

    Cr. Enda Bowe/Netflix

    A metà strada fra l’ironia dissacrante alla base del già citato Only Murders in the Building e il sinistro fascino dei misteri connessi alle piccole cittadine di provincia, portato al successo da Twin Peaks, Bodkin finisce per non essere fondamentalmente né carne né pesce, anche per la scarsa consistenza del mistero su cui si regge il racconto. I suggestivi scenari irlandesi e i cliffhanger abilmente collocati al termine di ogni episodio attenuano l’effetto di queste lacune, ma si ha più volte la sensazione di trovarsi di fronte a una narrazione eccessivamente diluita e troppo esile per reggere un minutaggio così ampio.

    Non aiutano alla resa complessiva neanche le atmosfere magiche dell’Irlanda e le suggestioni ancestrali legate al Samhain, base per diversi riusciti folk horror ma in questo caso sacrificate in nome di personaggi ingenuamente bizzarri e di un umorismo nero che raramente va a segno. I pochi momenti significativi si riducono così alla già menzionata opposizione fra la respingente Dove e lo humour non particolarmente ficcante di Gilbert, che pone interrogativi non banali sui concetti di verità, indagine e narrazione. Troppo poco per una serie che avrebbe potuto lavorare sulle immagini e sulle atmosfere con intensità ben maggiore.

    Cr. Enda Bowe/Netflix

    Bodkin è disponibile dal 9 maggio su Netflix.

    Overall
    5/10

    Valutazione

    Bodkin cerca un difficile ibrido fra mistero, commedia e analisi del giornalismo moderno, dando però vita a una narrazione eccessivamente diluita e con troppa carne al fuoco.

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    Mothers’ Instinct: recensione del film con Jessica Chastain e Anne Hathaway

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    Mothers' Instinct

    Il cinema contemporaneo ci sta offrendo svariate riflessioni sulla maternità, distaccandosi sempre più spesso dai più logori stereotipi. Ne sono un perfetto esempio le due madri sull’orlo del baratro interpretate da Sandra Hüller in Anatomia di una caduta e La zona d’interesse, ma anche la Bella Baxter di Emma Stone, morta e rinata come figlia di se stessa in Povere creature!, e la Sydney Sweeney di Immaculate, protagonista di un epilogo agghiacciante e per certi versi scioccante. Persino il periferico cinema italiano, talmente arretrato da premiare i suoi più abili artigiani in un sottoscala, ha saputo tratteggiare con il campione di incassi C’è ancora domani una donna per cui la maternità non è la fine, ma un possibile inizio. Arriva quindi con perfetto tempismo Mothers’ Instinct, prima regia dello stimato direttore della fotografia Benoît Delhomme, con protagoniste due fuoriclasse della recitazione come Jessica Chastain e Anne Hathaway.

    Tratto dal romanzo di Barbara Abel Oltre la siepe (già adattato per il grande schermo da Olivier Masset-Depasse in Doppio sospetto), Mothers’ Instinct si configura come un thriller psicologico dalla chiara influenza hitchcockiana, forte della cornice della borghesia americana degli anni ’60, che consente di mettere in rilievo la condizione di molte mogli e madri dell’epoca, bloccate in una sorta di prigione dorata e ovattata con inevitabili conseguenze sulla salute mentale. Qui facciamo la conoscenza di Alice (Jessica Chastain) e Céline (Anne Hathaway), migliori amiche e vicine di casa, nonché madri di due bambini particolarmente legati fra loro. Un tragico incidente sconvolge però le vite di queste due famiglie, dando il via a un clima torbido e malsano, alimentato da sospetti reciproci e da una crescente paranoia.

    Mothers’ Instinct: Jessica Chastain e Anne Hathaway in un angosciante thriller psicologico

    Anne Hathaway e Jessica Chastain in una scena di Mothers' Instinct

    Dopo i suoi lavori alla fotografia di opere suggestive come Il bambino con il pigiama a righe, Wilde Salomé e Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità, Benoît Delhomme firma un convincente esordio alla regia, che attinge alle atmosfere del cinema di Todd Haynes, in particolare ai drammi borghesi Lontano dal paradiso e Carol. Le vite di Alice e Céline trasudano disagio e sono asfissiate da una morale comune che le ingabbia in un ruolo, da svolgere nella sinistra perfezione di due lussuose ville separate solo da una siepe, confine tanto esile quanto fondamentale nell’economia del racconto.

    Gli uomini al loro fianco (Josh Charles e Anders Danielsen Lie) sono inadeguati e scollegati dalla realtà, al punto da non comprendere neanche i più intuitivi bisogni delle loro mogli, come quello di avere un lavoro e una relativa indipendenza economica. Emblematico in questo senso il dialogo incentrato su Alice, giornalista che dopo aver abbandonato il lavoro per via della maternità desidera rilanciarsi, sentendosi proporre in risposta dal marito la direzione del giornalino della scuola. L’insoddisfazione genera frustrazione, che a sua volta conduce all’ansia, sentimento comune a due madri diverse, legate però a doppio filo da un destino doloroso e beffardo.

    L’influenza di Alfred Hitchcock

    Anne Hathaway e Jessica Chastain in una scena di Mothers' Instinct

    La svolta thriller, pur anticipata dalle musiche e dall’inquietante scena iniziale, è cavalcata fin troppo da Benoît Delhomme, che genera inquietudine e sospetto nelle protagoniste anche quando non ce ne sarebbero ancora i presupposti, riparandosi sotto quell’istinto materno evocato fin dal titolo. Nasce così un racconto senza dubbio disturbante, ma anche decisamente timido nell’approccio alle tante possibili sfumature suggerite dal racconto. Le dinamiche patriarcali suggerite nelle battute iniziali finiscono ben presto in secondo piano, eclissate dal duello di bravura di due formidabili attrici e dalla caratterizzazione sciatta delle figure maschili, letteralmente sopite in tutti i principali snodi narrativi.

    Dopo un’effimera strizzata d’occhio all’erotismo, Mothers’ Instinct vira con decisione verso il cinema di Alfred Hitchcock, cercando la proverbiale suspense del maestro britannico e servendosi di due figure femminili speculari, accomunate dall’ambiguo fascino. I risultati sono tutt’altro che disprezzabili, grazie a un notevole lavoro sugli interni e sulla direzione delle protagoniste, al punto che fino all’ultimo atto resta una sostanziale incertezza sulla natura degli eventi. Si ha però la sensazione che questo racconto formalmente impeccabile reclami a gran voce venature più tetre, magistralmente attraversate in passato da autori come Roman Polanski, Adrian Lyne o David Fincher. Suggestioni che rimangono tali, in quanto Benoît Delhomme e la sceneggiatrice Sarah Conradt si rifugiano in territori più convenzionali, aderendo allo spirito del romanzo di Barbara Abel e orbitando intorno al tema di una maternità persa, da salvaguardare o da riconquistare.

    Mothers’ Instinct: un finale che sfiora soltanto il grande cinema

    Simbolo di questa scelta narrativa è l’epilogo potenzialmente esplosivo di Mothers’ Instinct, reso invece ignifugo da Benoît Delhomme. L’angoscia, il lutto, l’ossessione e la paranoia sfociano infatti in un finale dai toni completamente opposti, che smussa gli spigoli più taglienti della storia invece di evidenziarli. Resta un prodotto ampiamente sopra alla media, che però con un pizzico di coraggio in più avrebbe potuto trasformarsi in grandissimo cinema, soltanto sfiorato da due dive in costante equilibrio fra lucidità e follia.

    Mothers’ Instinct è nelle sale italiane dal 9 maggio, distribuito da Vertice 360.

    Overall
    6.5/10
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