Un metro e 90 di fascino e impegno filantropico (è fondatore della Eastern Congo Initiative, organizzazione non profit che sostiene la crescita economica e sociale nella Repubblica democratica del Congo), Ben Affleck anche nel quotidiano sa farsi voler bene: è amatissimo, per esempio, dagli addetti alla ristorazione di Los Angeles e Las Vegas per essere uno dei più grandi dispensatori di mance. A 47 anni, può vantarne 40 di carriera nel cinema come attore, scrittore, regista e produttore; premio Bafta, Golden Globes e due Oscar per Good will hunting, insieme a Matt Damon per la sceneggiatura, e Argo, come miglior film.

Dopo la separazione dalla moglie attrice Jennifer Garner – 12 anni di relazione e tre figli: Violet, di 14 anni, Seraphina, 11, Samuel, 8 – e qualche débâcle personale che l'ha portato a ricoveri volontari in centri di riabilitazione per alcolismo, rientra nel circuito hollywoodiano con Tornare a vincere (regia di Gavin O’Connor, lo stesso di The accountant): un film molto personale, quasi autobiografico, dove l'attore interpreta Jack Cunningham, ex allenatore liceale di pallacanestro dal glorioso passato, ora in preda ai demoni dell’alcol. Per Affleck, una «benedetta catarsi emotiva», come lui stesso l'ha definita, che gli è servita per uscire dal tunnel della dipendenza: ora Ben è sobrio e al suo fianco ha una nuova compagna, Ana De Armas.

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Ben Affleck con la nuova compagna, l’attrice cubana Ana De Armas, 31 anni. con la nuova compagna, l’attrice cubana Ana De Armas, 31 anni.
BG004/Bauer-Griffin//Getty Images

Perché ha scelto di fare questo film?

Sono cresciuto con un padre alcolizzato, molto spesso la vita in casa era un inferno. Avere una dipendenza è un problema costante, incessante, per chi non ne soffre spesso è difficile da capire. Anche la vita da sobrio non è facile, sei sempre a combattere i tuoi demoni.

Che reazione vorrebbe suscitare nel pubblico?

Spero che questo film possa aiutare a comprendere e ad avere più compassione per le persone che hanno problemi di dipendenza. Per me questo era il progetto giusto al momento giusto, perché, nonostante tutto, Tornare a vincere è un film positivo: ti ripete che, anche quando ti si presentano ostacoli, la vita vale sempre la pena essere vissuta.

Non aveva paura di una ricaduta?

No, i vantaggi erano di gran lunga superiori al rischio: in realtà, durante la fase di produzione, ho avuto una ricaduta e sono tornato in rehab. Ma anche questa è stata un’esperienza terapeutica: ho fatto tanti errori nella mia vita, sbagli di cui non vado fiero, ma non serve a niente piangerci sopra. È più utile imparare la lezione, anche quando ti costa un matrimonio, o la mancanza di fiducia da parte dei tuoi cari o dei colleghi di lavoro.

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Ben Affleck, 47 anni, è di nuovo sulla scena hollywoodiana con Tornare a vincere, di Gavin O’Connor, ora in streaming su Chili, Apple Tv, Youtube, Google Play, TIMvision, Rakuten TV.
Richard Foreman


Tornando in rehab, non ha temuto di perdere questo progetto?

Certo, nessuno voleva più lavorare con me. Devo ringraziare la mia ex moglie Jennifer Garner che ha chiesto a Gavin di darmi un’altra possibilità, sapeva che avevo bisogno di fare questo film. Dopo una settimana di detox, Gavin è venuto a trovarmi e ha cercato di capire come potevamo riprendere il film senza rischiare di mettermi in una situazione precaria. Alla fine questo è un film molto personale, il classico esempio di arte che imita la vita e viceversa, io e il mio personaggio soffriamo dello stesso male. Gavin ha scelto di fidarsi di me, gli sono molto grato per avermi dato l’opportunità di riscattarmi.

Cos’ha imparato da questo film?

Che sono in grado di scavare profondamente dentro me stesso, in modo da arrivare direttamente al dolore, al mio lato più oscuro. Non è facile girare un film dove vengono esposti così tanti lati negativi del tuo carattere, a volte girare era molto pesante e deprimente. Allo stesso tempo un ruolo del genere per un attore è decisamente unico, perché ti permette davvero di esprimere al meglio tutte quelle emozioni che si sono agitate dentro di te e di dar loro una nuova voce, profonda e veritiera. È un ruolo molto lontano da altri della mia carriera, più onesto, non avrei mai potuto ottenerlo se avessi deciso di tornare a fare Batman.

Per il ruolo è ingrassato di 15 chili. Era necessario?

Quando uno beve due casse di birra al giorno non può essere fisicamente in forma. Ho sostituito l’alcol con i carboidrati, sono sempre stato un amante della pizza, adoro pane e gelato. Molti dei problemi dell’obesità negli Stati Uniti derivano dal fatto che la gente cerca di alleviare il proprio dolore con il cibo. Nessuno è fisicamente affamato: la maggior parte degli obesi mangia per stimolare serotonina e dopamina. Con questo film ho cercato di affrontare un problema serio e reale, senza falsi moralismi, attraverso la mia esperienza personale.

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Ben Affleck nei panni del coach di una squadra di basket in una scena di Tornare a vincere.
Richard Foreman

Qual è stato il momento più importante nella sua carriera?

Avevo 17 anni e il mio insegnante di recitazione del liceo, Gerry Speca, mi disse che secondo lui avevo molto talento e che avrei dovuto diventare attore. Non solo non ho mai dimenticato quel momento, ma l’ho sempre usato per tirarmi su di morale quando venivo preso dai dubbi o mi andava male un’audizione.

Per la prima volta dopo 23 anni, ha appena scritto un film con Matt Damon. Perché ha aspettato tanto?

Non so, ce lo siamo chiesti anche noi! The last duel, diretto da Ridley Scott (nelle sale americane il prossimo Natale) è basato sulla storia vera dei due ultimi duellanti nella Francia medievale, e a firmare con noi la sceneggiatura c'è anche Nicole Holofcener. Matt mi ha detto che invecchiando siamo diventati più saggi, questo film per me è già un successo perché non abbiamo più bisogno dell’approvazione di nessuno per renderlo un progetto di valore.

Ormai glielo si può chiedere: come riesce a rimanere sobrio?

Facendo esercizio tutti i giorni, mangiando sano sei giorni alla settimana, riservando la domenica come cheat day, giorno libero in cui concedermi qualche sfizio. Ma sempre con moderazione. È importante essere fisicamente in forma, anche se la salute mentale per me richiede molta più attenzione: sono un grande fan della psicoterapia, senza quella non sarei qui.

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Un’altra scena del film.
Richard Foreman


Quando ha pensato che sarebbe riuscito a riprendere in mano la sua vita?

Scoprendo che riuscivo a ridere: ogni volta era una conquista. E quando, durante le riprese di Deep water, diretto da Adrian Lyne, ho conosciuto Ana de Armas, attrice di talento ma soprattutto capace di farmi ridere tutti i giorni... ho ritrovato molto del mio entusiasmo perduto. E con lei ho ricominciato a divertirmi.

Dove si sente più felice?

Con i miei figli. La sera, quando leggiamo insieme qualche storia o mi chiedono di inventarne una. A volte ci addormentiamo tutti abbracciati nel lettone, non credo esista una sensazione più bella.

E il futuro?

Se parla del futuro politico dell’America, tifo per il democratico Joe Biden, molto serio e moderato. Se invece si riferisce a quello che sta succedendo adesso in tutto il mondo, è davvero troppo complicato per dare una risposta semplice.