Secoli di spargimenti di sangue, dominazione straniera e divisioni interne hanno portato all'attuale conflitto tra Russia e Ucraina.
L’invasione russa dell’Ucraina non è più soltanto una minaccia ma una triste realtà. Verso le 6 di mattina del 24 Febbraio, Putin ha annunciato l'operazione militare, affermando di proteggere il Donbass e ha esortato le forze di Kiev a consegnare le armi e "andare a casa". Forti esplosioni si sono avvertite nelle città ucraine di Odessa, Kharvik, Mariupol, Leopoli e nella capitale Kiev.
"Chiunque tenti di creare ostacoli e interferire, sappia che la Russia risponderà con delle conseguenze mai viste prima. Siamo pronti a tutto", ha detto il presidente russo. La Nato "condanna con forza" l'attacco della Russia contro l'Ucraina e chiede a Mosca "di fermare immediatamente la sua azione militare". E anche l'Italia: "Il governo italiano condanna l'attacco della Russia all'Ucraina. È ingiustificato e ingiustificabile. L'Italia è vicina al popolo e alle istituzioni ucraine in questo momento drammatico. Stiamo lavorando con gli alleati europei e della Nato per rispondere immediatamente, con unità e determinazione", ha dichiarato il presidente del Consiglio Mario Draghi.
Ma se diamo uno sguardo indietro, la storia intrecciata di Russia e Ucraina, due Paesi vicini e conflittuali, aiuta a capire in che modo gli eventi hanno portato alla situazione attuale.
Il passato che i due Paesi condividono copre un arco di tempo di oltre mille anni, dal tempo in cui Kiev, odierna capitale dell’Ucraina, era al centro del primo Stato slavo, la Rus’ di Kiev, luogo di nascita sia dell’Ucraina che della Russia. Nell’anno 988 d.C. Vladimir I, il principe pagano di Novgorod e Gran Principe di Kiev, accettò la religione cristiana ortodossa e fu battezzato nella città di Cherson, in Crimea. Da quel momento, come ha recentemente dichiarato il leader russo Vladimir Putin, “russi e ucraini sono un popolo solo, un tutt’uno”.
Eppure negli ultimi dieci secoli l’Ucraina è stata ripetutamente divisa e spartita da poteri in competizione tra loro. I guerrieri mongoli provenienti da est conquistarono la Rus’ di Kiev nel XIII secolo. Nel XVI secolo gli eserciti di Polonia e Lituania la invasero da ovest. Nel XVII secolo la guerra tra la Confederazione polacco-lituana e la Russia zarista portò le terre a est del fiume Dnepr sotto il controllo imperiale russo, dividendo la parte orientale del Paese da quella a ovest del fiume, vassalla dei polacchi.
Oltre un secolo dopo, nel 1793, l’Ucraina dell’ovest fu annessa all’impero russo. Negli anni che seguirono, la cosiddetta politica di “russificazione” vietò l’uso e lo studio della lingua ucraina, e la popolazione fu spinta a convertirsi alla fede ortodossa russa.
Ma i più grossi traumi che l’Ucraina ha sofferto sono avvenuti nel XX secolo. Dopo la rivoluzione comunista del 1917, l’Ucraina è stata uno dei tanti Paesi teatro di una brutale guerra civile prima di essere completamente assorbita nell’Unione Sovietica, nel 1922. Nei primi anni ‘30, per costringere i contadini a unirsi alle fattorie collettive, il leader sovietico Joseph Stalin provocò una carestia che portò milioni di ucraini a morire di fame. Successivamente, Stalin importò un grande numero di russi e altri cittadini sovietici (molti dei quali non parlavano ucraino e non avevano legami con quella regione) per aiutare a ripopolare la parte orientale del Paese.
Questa eredità storica creò delle fratture profonde. Il fatto che l’Ucraina orientale sia passata sotto il controllo russo molto prima dell’Ucraina occidentale fa sì che le popolazioni dell’est abbiano legami più forti con la Russia e siano più inclini ad appoggiare leader filorussi. L’Ucraina occidentale, per contro, ha vissuto per secoli sotto il controllo di diversi poteri europei come la Polonia e l’Impero Austro-Ungarico, il che porta quelle popolazioni a prediligere politici filoccidentali. Nella parte orientale la maggior parte della popolazione parla russo ed è di religione ortodossa, mentre in parti dell’occidente predominano la lingua ucraina e la fede cattolica.
Con il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, l’Ucraina è diventata una nazione indipendente, ma unificare il Paese si è dimostrato un compito difficile. Innanzitutto, “Il nazionalismo ucraino nell’est non è così radicato come nell’ovest”, afferma l’ex ambasciatore americano in Ucraina Steven Pifer. La transizione alla democrazia e al capitalismo è stata dolorosa e caotica, e molti ucraini, specialmente nell’est, hanno rimpianto la relativa stabilità del passato.
“Dopo tutto quello che c’è stato, il principale spartiacque è tra coloro che ricordano il regime sovietico e il controllo imperiale russo con nostalgia e coloro che ritengono che quello sia stato un periodo tragico”, afferma Adrian Karatnycky, esperto di storia ucraina ed ex membro dell’Atlantic Council degli Stati Uniti. Queste fratture sono diventate evidenti durante la Rivoluzione arancione del 2004, che ha visto migliaia di ucraini marciare a supporto di una maggiore integrazione in Europa.
Sulle cartine fisiche si può notare la linea di divisione tra le parti meridionali e orientali dell’Ucraina – note come le “steppe” – con i loro fertili terreni agricoli, e le regioni settentrionali e occidentali, caratterizzate perlopiù da foreste, afferma Serhii Plokhii, professore di storia ad Harvard e direttore dell’Istituto di ricerca Ucraina presso la stessa università. Lo studioso spiega che la linea di demarcazione tra le steppe e le foreste, una linea diagonale tra est e ovest, è “sorprendentemente simile” a quella delle cartine politiche delle elezioni presidenziali ucraine del 2004 e 2010.
Nel 2014 la Crimea è stata occupata e annessa alla Russia, evento seguito poco dopo da un’insurrezione dei separatisti nelle regioni ucraine orientali del Donbas, che ha portato alla dichiarazione delle repubbliche popolari filorusse di Luhansk e Donetsk. Nel 2022 l'invasione russa riflette la tumultuosa storia che ha segnato queste regioni.
Parti di questo articolo sono state originariamente pubblicate durante la crisi della Crimea del 2014. L’articolo è stato aggiornato in base agli eventi attuali.