David 2024, Garrone batte Cortellesi, «Io capitano» è il miglior film. La sorpresa è «Palazzina Laf» | Corriere.it

David 2024, Garrone batte Cortellesi, «Io capitano» è il miglior film. La sorpresa è «Palazzina Laf»

diStefania Ulivi

Sei premi per «C'è ancora domani», tra cui miglior opera prima e miglior attrice. A «Rapito» di Bellocchio 5 riconoscimenti

David 2024, Garrone batte Cortellesi, «Io capitano» è il miglior film. La sorpresa è «Palazzina Laf»

Moustapha Fall, Matteo Garrone e Seydou Sarr

È Io Capitano il miglior film della 69ª edizione dei David di Donatello. Matteo Garrone vince anche come miglior regista e il suo film sulla via crucis di due ragazzi dal Senegal all’Italia, Leone d’argento a Venezia 80, porta a casa 7 delle 15 candidature. «Questo film nasce dall’idea di ascoltare chi di solito non viene ascoltato. Era importante farlo con chi ha vissuto questa odissea contemporanea. Tutte le comparse erano migranti che avevano fatto quel viaggio. Spesso mi sono trovato a co-dirigere con loro. Ero regista ma anche spettatore. Se il film è arrivato così lontano è grazie alla interpretazione di Seydou Sarr e  Moustapha Fall», ha detto il regista chiudendo con un auspicio («è ora che a scuola si insegni cinema»), e passando la parola al suo Mamadou Kovassi Idris, a cui la storia è ispirata. «Questa è la storia mia e di tante persone che rischiano la vita per cercare in futuro migliore. Questo film ha girato il mondo. Ringrazio le ong  che giorno salvano vite umane in mare e sulla terra». E aggiunge: «Basta morti in Palestina». Seydou dedica tutti premi ricevuti dal film «a chi è morto nel deserto e nel Mediterraneo». 
Paola Cortellesi vince con C’è ancora domani tra le opere prime (dedicato alla figlia, «Lauretta è per te») e delle 19 nomination (un record per un esordio) ne conquista 6. A partire dall’unica sicura prima dell'inizio della cerimonia dal Teatro 5 di Cinecittà, in diretta su Rai 1, il David dello spettatore. «Grazie ai 5 milioni di persone che hanno compiuto il gesto eroico di uscire di casa e fidarsi di una bizzarra storia in bianco e nero con percosse e balletti. In particolare, la signora di Genova che mi ha detto: sono stata una Delia ma ora non lo sono più». Il discorso era l’unico che si era preparato. E così va all’impronta quando torna sul palco per ritirare quelli per miglior sceneggiatura non originale e miglior attrice. «È tutto un magna magna, ringrazio la regista che mi ha dato questo ruolo». 
Fa il bis, dopo l’anno scorso con Siccità, Emanuela Fanelli tra le non protagoniste.
Una doppietta d’attori importante quella di Elio Germano — che vince il suo quinto David — per Palazzina Laf, sull’Ilva di Taranto, opera prima di Michele Riondino, premiati come protagonista e non protagonista. «Questo film parla di lavoro, il cinema se ne occupa troppo poco», sottolinea Germano. «Quest'anno Taranto è presente con tanti film girati in Puglia, a Taranto - commenta Riondino -. Siamo cresciuti con l'idea che non ci fosse altro destino se non la fabbrica, l'acciaieria. Il cinema non è l'alternativa ma è un'industria, dà lavoro, produce ricchezza. Quindi nel nostro piccolo possiamo anche far a meno della fabbrica». Diventa un tris, con Diodato che vince per la miglior canzone, La mia terra. «Lo vorrei dedicare alla mia terra, a Taranto, una città che soffre, una terra che però continua a mostrare bellezza e vi invito a venirla a vedere, la dedico a tutti i tarantini quelli che hanno lottato e non ci sono più, quelli che però sentiamo al nostro fianco nella lotta che continua e quelli che credono che un futuro diverso per la nostra terra sia possibile, grazie di cuore».
Cinque statuette (su 11 candidature) per Rapito di Marco Bellocchio tra cui quella per la miglior sceneggiatura non originale scritta con Susanna Nicchiarelli. Meriterebbe anche il David per il più rilassato e spiritoso. «L’età mi rende moderatamente soddisfatto, se non fossi stato premiato sarei stato moderatamente insoddisfatto — scherza —. Spero soltanto di avere ancora per qualche anno la mente a posto per fare altri film».
A aprire le danze della 69ª edizione dei David di Donatello dal Teatro 5 di Cinecittà, dove era risuonata la voce di Federico Fellini, era stato Mahmood con Tuta gold, mentre Giorgia si è misurata con un medley dei brani di Giorgio Moroder, uno dei due applauditissimi David alla carriera. L’altro è andato a Milena Vukotic («Federico Fellini mi ha cambiato la vita, dalla danza al cinema») e Giorgio Moroder, e quello speciale per Vincenzo Mollica («È la casa del cinema questa») .
Entrata da favorita nella gara, con 19 candidature per C’è ancora domani, Paola Cortellesi aveva messo la mani avanti. «Il successo del film? È una cosa bella, sto cominciando ora a realizzare, ci vorrà del tempo. E forse qualcuno non se ne farà mai una ragione. Credo che una spiegazione sia l’argomento che abbiamo trattato, la violenza di genere, che è attuale non solo in Italia». Il suo premio, insiste, è stata l’accoglienza del pubblico. «Alla fine delle proiezioni venivano sempre fuori delle cose meravigliose. E quella è vita vera». Teresa Mannino, la mattina al Quirinale l’aveva avvisata. «Preparati un discorso per la serata. Dopo tutte quelle nomination qualche premio lo vinci sicuro. Sei come quello che alla tombola di Natale compra venti cartelle: un ambo lo fa sicuro».
Per tutti i candidati, vincitori e non, in mattinata l’abbraccio sincero del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Abbiamo bisogno del cinema. Della sua sensibilità, della sua arte, delle sue visioni plurali. L’ingresso di nuove generazioni produce nuova ricchezza. Esprime libertà, quella libertà da assicurare anche a chi non condivide i nostri gusti, a chi la pensa diversamente».
Piera Detassis, presidente e direttrice artistica dell’Accademia del cinema italiano rilancia «è stato un anno importante per il nostro cinema. Le cinquine ci parlano di film belli e potenti».
Ma i 36,6 milioni di euro incassati nel 2023 da C’è ancora domani non cancellano le difficoltà delle sale, ricordate anche da Mattarella. E chissà se basterà il bis, dal 9 giugno al 19 settembre, della campagna Cinema Revolution, voluta dal ministero della Cultura.

desc img

4 maggio 2024