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ItaliaOggi - Numero 092   pag. 9  del 18/04/2024
politica

Scorribande in biblioteca

di Paolo Siepi





Tutte le rivoluzioni cominciano per strada e finiscono a tavola.

Leo Longanesi, «Parliamo dell'elefante», Longanesi, 1983

Siamo un Paese in cui ci sono più congiurati che congiure.

Enzo Biagi,

«Il fatto», Rizzoli, 1955

Maestra, ma secondo te se a uno gli dicono che gli sta per arrivare una sorellina o un fratellino può dire che non gli importa niente e che quelli che lo vogliono spedire se lo tengano pure? Ecco cosa ci voglio dire, a me non mi serve una sorella o un fratello, mi bastano mio papà e mia mamma.

Francesco, 3 anni,

in Anna Maria Borello,

«Maestra che ne sarà di me?»,

Grantorinolibri, 2015

Il treno ci stava riportando da Giverny a Parigi nel pieno pomeriggio. Il sole, ignaro ancora del suo tramonto, si attardava ad accendere il verde delle colline, giganti seduti con i piedi a mollo nelle rive della Senna.

Franco M. Scaldaferro,

«Il regalo di un sogno»,

Valentini editrice,1980

Erano degli uomini valorosi ma che, in Russia, si sentivano abbandonati, oltre che sconfitti. A un tratto uno di loro si alzò in piedi, uscendo dalla trincea, incurante della sarabanda dei colpi russi; poco dopo se ne alzò un altro, poi un altro ancora. Stefano arguì che avevano finite le munizioni. Dopo di che accadde un fatto atroce: alcuni cominciarono a chiedere pressantemente qualcosa a un loro sottufficiale armato di pistola, il quale dapprima negava e tergiversava, finché accondiscese: puntata la pistola alla tempia di un soldato, fece fuoco, abbattendolo. Subito altri si fecero avanti, chiedendo d'essere uccisi; anche un graduato estrasse allora la propria pistola. Adesso Stefano non guardava più dalla parte dei croati, distingueva però nella sparatoria generale i colpi minuti di pistola con cui essi si davano l'un l'altro la morte. Gli giunsero a un tratto le grida d'un loro ufficiale; tornò allora a guardare: l'ufficiale, un sottotenente, si sforzava di farli desistere, i soldati controargomentavano convulsamente. Sembrava che l'ufficiale li invitasse - perduti per perduti - a tentar di fuggire, li avrebbe guidati lui stesso. Solo un paio lo seguirono: gli altri, disperando d'ogni salvezza, ricominciarono a uccidersi tra loro.

Eugenio Corti,

«Il cavallo rosso», edizioni Ares,

35ma edizione, 2019

A dire la verità, Romano Prodi non aveva convenienza a buttarsi in politica, e meno che mai a buttarsi a sinistra. Avrebbe potuto aspettare, con pazienza, che la situazione diventasse ancora più catastrofica, che il debito andasse più su, che il deficit peggiorasse, che la sinistra prendesse un'altra sberla e che Berlusconi completasse il fallimento del suo sbarco in politica; e poi, solo a sipario calato, gli conveniva mettere fuori la capoccia quadra di reggiano e chiedere: qualcuno ha bisogno di me? Necessita un tecnico? Serve una riparazione? Gli avrebbero dato in mano l'Italia dicendogli: professore, faccia lei, veda quel che si può fare.

Edmondo Berselli, «Sinistrati», Mondadori, 2008

«Maestà, vi porto l'Italia di Vittorio Veneto» e la marcia su Roma era bella che finita. Mio zio Adelchi ha tirato una palla di schioppo a una folaga che si trovava a passare mentre erano attendati a Settebagni vicino Roma (in mezzo alla campagna) il pomeriggio del '29 che era appena spiovuto. E se la sono fatta allo spiedo insieme a un paio di polli che mio zio Turati aveva rimediato non si sa dove. Non si è mai capito se li avesse comprati o rubati in un pollaio lì vicino. Però i soldi dai fratelli se li è fatti dare: «lo li ho pagati».

Antonio Pennacchi, «Canale Mussolini», Mondadori 2010

Egualmente assente nello sviluppo del paese è la grande borghesia capitalistica. Questa ha interessi cospicui da far valere in sede politica, ma preferisce intendersi col potere a trattativa privata oppure si fa difendere per interposta persona da quei partiti le cui ideologie non sono incompatibili coi suoi interessi. La grande borghesia è stata messa sul banco degli imputati dalle ideologie socialiste. Essa potrebbe opporre a suo favore validi argomenti ma, come osservava Schumpeter, questi sono incomprensibili alle masse. Potrebbero avere una presa dinanzi a un pubblico di economisti o di filosofi storicisti, pubblico che nelle democrazie moderne non ha la minima autorità. Spesso i grandi businessmen hanno anche perduto la certezza morale del proprio diritto e si trovano nella stessa situazione di certi cardinali che non credono più ai diritti della Chiesa e invocano tacitamente la clemenza degli atei.

Panfilo Gentile, «Democrazie mafiose», Ponte alle Grazie, 1997

Io, se posso, a Giggino Mezzanotte non ci voglio chiedere niente né ora né mai, perché una volta che sei entrato dentro al sistema sei fottuto e non decidi più niente della vita tua. Decide lui al posto tuo, ti dice quello che devi e non devi fare, e se non vuoi stare alle regole lui sicuro ti fa sparare in testa. Perché è così che qua funziona. A te ti danno una pippata di tabacco ogni tanto, per far vedere, per tenerti buono, per illuderti che prima o poi ti spetta una vita normale. E intanto si mettono i milioni sopra alla banca, si comprano i motoscafi e le macchine potenti, si costruiscono le ville blindate e si fanno gli interessi loro, questo si fanno, alla stessa maniera dei politici, che dicono tante belle parole e poi ci azzuppano a tutto andare. Sono anche peggio quelli, che pensano solo ai voti e alla maniera di guadagnarci sopra.

Andrej Longo,

«Dieci», Adelphi, 2007

Non spoglio più le donne. Ormai, le sfoglio.

Roberto Gervaso, «Breve corso

di educazione cinica»,

Mondadori, 2015

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