American Animals: la storia vera del film che racconta la surreale rapina in biblioteca
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American Animals: la storia vera del film che racconta la surreale rapina in biblioteca

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È un film raccontato con non poca originalità American Animals ma, oltre alla storia vera della narrazione, ci sono domande sul disagio giovanile che restano senza risposta.

American Animals: la storia vera del film che racconta la surreale rapina in biblioteca

Sono pochi i film che riescono a creare interesse e tensione fin dalla prima inquadratura, per arrivare in pochi minuti al totale coinvolgimento dello spettatore. Uno di questi è American Animals, un film indipendente uscito negli USA nell'estate del 2018 e in Italia un anno più tardi.
Il regista Bart Layton aveva già dimostrato nel 2012 con il documentario L'impostore di saper catturare l'attenzione con un uso originale delle immagini e degli strumenti narrativi che il cinema può offrire. Quando a 4'47'' dall'inizio compare il titolo American Animals, abbiamo capito che alcuni ragazzi si sono resi protagonisti di qualcosa di... brutto? Malvagio? Crimonoso? Un giovane si trucca per apparire più vecchio, la targa di un'auto viene sostituita con un'altra, si alternano disegni di uccelli rapaci in sanguinosi momenti di cattura delle prede. E poi ci sono le interviste a persone che si direbbero i genitori. Sono attori o sono persone reali? Quello che è certo, è che vogliamo sapere cosa e successo e il film, a quel punto, ci porta a 18 mesi prima.

Il film comincia da Spencer uno studente d'arte che sente nella sua vita l'assenza di qualcosa di significativo che lo ispiri, fosse anche un evento tragico. Il suo miglior amico d'infanzia, Warren, ha ottenuto una borsa di studio come giocatore, ma è insoddisfatto del college. Lo stallo esistenziale in cui si trovano, li porta a concepire il furto di rari libri americani che valgono milioni di dollari.

American Animals: la storia vera del film sulla rapina in biblioteca

Così come raccontato in American Animals, nel 2004 quattro studenti americani del Kentucky con un brillante futuro e tutto da perdere, hanno sentito l'impellente necessità di oltrepassare il limite per "sentirsi vivi", per "vivere un'esperienza di vita unica". La scelta strutturale del racconto, che mescola alla narrazione gli elementi convenzionali del documentario, si adatta alla perfezione alla surrealtà dei fatti che sono realmente accaduti. I veri Spencer, Warren, Eric e Chas sono proprio coloro che vediamo parlare in prima persona, i cui interventi, invece di spezzare la storia, la integrano con tutte le imperfezioni, i malintesi, i non detti e i diversi punti di vista di come i quattro hanno vissuto la più grande stupidaggine della loro vita.

Avendo appurato la dinamica dei fatti, il punto che American Animals desidera mettere a fuoco è come possa generarsi nella mente umana di una persona, pressoché privilegiata per le condizioni di vita in cui è nata, il seme di un'idea che vada oltre la legalità con il rischio di procurare danni a gente innocente, dai genitori alla povera bibliotecaria. La domanda rimane senza risposta e gli stessi protagonisti sono incapaci di spiegare oltre quel senso di incompiutezza che percepivano da studenti e che li ha condotti a non abbassare mai il livello di adrenalina, a non guardarsi in faccia con consapevolezza e riconoscere quanto sbagliato fosse andare avanti. E soprattutto, a non capire che la tanto bramata "esperienza di vita unica e senza pari" sarebbe stata la reclusione in una prigione federale.

American Animals: le citazioni cinematografiche

Calzano a pennello in questa storia i riferimenti a noti film americani, come a sottolineare la sensazione dei ragazzi di vivere già proiettati verso l'epicità di un'avventura del grande schermo. A parte la collezione di film di rapina che serve a Spencer e Warren per preparare il colpo (tra cui Il caso Thomas Crown, Un colpo all'italiana, Rififi, La stangata, Butch Cassidy, Point Break, Strade violente e Driver, l'imprevedibile) e Rapina a mano armata di Stanley Kubrick che stanno guardando in tv, i due parlano esplicitamente del finale de Le ali della libertà. In un altro momento quando sono in automobile, Warren dice che hanno bisogno di una barca più grande, citando la celebre battuta de Lo squalo "we are gonna need a bigger boat", entrata nel gergo comune della cultura americana per indicare una situazione più complicata del previsto. C'è poi la fantasia su come debba andare il colpo se fosse perfetto come in un film, ad esempio Ocean's Eleven omaggiato con la canzone A Little Less Conversation di Elvis che ne è colonna sonora. E ancora Le iene di Quentin Tarantino che si prende una importante porzione di dialogo quando i giovani devono decidere se darsi un nome in codice.

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