Adolfo Celi, il perfetto cattivo | Cinema | Rai Cultura

Adolfo Celi, il perfetto cattivo

A cento anni dalla nascita

Con il suo fisico imponente, gli occhi azzurri taglienti e il naso decisamente aquilino, Celi fu per molti anni uno dei pochi attori internazionali del cinema italiano: non un mattatore protagonista, come i divi della commedia all'italiana, ma un 'cattivo' perfetto, ruolo sostenuto sempre con grande sicurezza e naturale eleganza

Gangster spietato nel film L'homme de Rio (1964) di Philippe de Broca, dove interpreta il personaggio antagonista di Jean-Paul Belmondo, crudele nei panni di Emilio Largo, rivale di Sean Connery/James Bond in Thunderball - Operazione tuono (1965) di Terence Young, fino a James Brooke, ennesimo cattivo, nello sceneggiato televisivo Sandokan (1976) di Sergio Sollima. Adolfo Celi, con la stessa sicurezza ed eleganza, si calava anche in parti brillanti, come quella del dottor Sassaroli, primario cinico e burlone in Amici miei (1975) di Mario Monicelli e nei suoi due sequelsAmici miei, atto II (1982) sempre di Monicelli, e Amici miei, atto III (1985) di Nanni Loy, la sua ultima prova attoriale prima della prematura scomparsa, il 19 febbraio 1986.


Una scena del film di Monicelli "Amici miei" (1975)

Adolfo Celi nasce 100 anni fa a Messina, il 27 luglio 1922. Frequenta l'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico negli anni Quaranta, gli anni d'oro in cui la prestigiosa "università della recitazione" sfornò i migliori talenti del nostro cinema e teatro: da Gassman a Strelher, da Nora Ricci a Rossella Falk.  Qui si diploma nel 1945 come regista e comincia a lavorare come attore in teatro.


La classe 1942 dell'Accademia d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico". Adolgo Celi è l'ultimo, in alto a destra.

Arriva al cinema grazie al produttore Carlo Ponti, che lo sceglie per il film Un americano in vacanza (1946) di Luigi Zampa. Due anni dopo parte per l'Argentina per interpretare, insieme ad Aldo Fabrizi, Emigrantes (1949). Portato a termine l'impegno non torna in Italia, si trasferisce in Brasile dove per oltre quindici anni, dirige il Teatro Brasileiro da Comoedia di San Paolo e il Teatro dell'Opera di Rio de Janeiro. Contemporaneamente dirige e produce alcuni film (Caiçara, 1950 e Tico-Tico no Fubà, 1952). Torna in Europa agli inizi degli anni Sessanta, quando il regista francese Philippe de Broca lo vuole nel cast di L'homme de Rio (1964) insieme a Jean-Paul Belmondo. Il successo internazionale arriva l'anno successivo con Thunderball - Operazione tuono (1965), tratto dall'ottavo romanzo dello scrittore britannico Ian Fleming con protagonista Sean Connery nei panni dell'Agente 007. 


Adolfo Celi in Thunderball (1965)

La maggior parte degli oltre 90 film nei quali Celi compare, la interpretò tra il 1963 e gli inizi degli anni Ottanta. Ricordiamo L'alibi (1969), che Celi codirige insieme a Vittorio Gassman e Luciano Lucignani; E venne un uomo (1965) di Ermanno Olmi; Diabolik (1968) di Mario Bava; La villeggiatura (1973) di Marco Leto e soprattutto Il fantasma della libertà (1974) di Luis Buñuel.

In occasione del centenario della sua nascita, Rai Cultura ricorda Adolfo Celi in un'interpretazione legata alla storia della Rai: lo sceneggiato di Daniele D'Anza Joe Petrosino che andò in onda in 5 puntate nel 1972. Il regista e gli sceneggiatori ricostruirono con realismo e senza tentazioni celebrative, e con alcune soluzioni narrative di grande modernità, la vita del famoso poliziotto italoamericano, impegnato a combattere a Little Italy la "Mano Nera", ovvero la mafia siciliana che stava diventando in quegli anni "Cosa nostra", assassinato a Palermo nel 1909. Nel cast, oltre ad Adolfo Celi nei panni di Joe Petrosino, Maria Fiore, Mario Feliciani, Massimo Mollica, Michele Placido.

Adolfo Celi nel 1972 protagonista dello sceneggiato della Rai "Joe Petrosino"

Nel filmato la prima puntata, per vedere le altre 4 puntate dello sceneggiato: QUI