Zoe Saldana: "Sposando un italiano ho sposato la vostra cultura, il calore, l’Italia è una seconda casa" - la Repubblica
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Zoe Saldana: "Sposando un italiano ho sposato la vostra cultura, il calore, l’Italia è una seconda casa"

Zoe Saldana: "Sposando un italiano ho sposato la vostra cultura, il calore, l’Italia è una seconda casa"
Ambientalismo e famiglia: il 14 dicembre arriva il nuovo Avatar con protagonista la star che intanto su Netflix spopola con la forza di un amore. Qui Zoe racconta l'impegno sul set ma anche il rapporto speciale con l'uomo della sua vita e la maternità
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La risata contagiosa, l’intonazione latina con accento italiano che le arriva dal marito (l’artista Marco Perego), Zoe Saldana sta vivendo un periodo hollywoodiano ricco di impegni sia come attrice, sia come produttrice. Il primo risultato arriva al cinema il 14 dicembre e segna il ritorno di Zoe nei panni di Neytiri, personaggio ormai iconico di Avatar, nell’attesissimo sequel La via dell’acqua di James Cameron. Nel cast, oltre a Sam Worthington, Sigourney Weaver, c’è una nuova arrivata, Kate Winslet. Ma rivedremo Saldana anche nell’universo Marvel (per interpretare Gamora, nell’ultimo episodio di I guardiani della galassia Vol. 3) e poi in Keyhole Garden, il film scritto e diretto dal marito, che con questo titolo debutta come regista, mentre ha da poco prodotto per Netflix la serie From Scratch, tratta dall’omonimo bestseller di Tembi Locke, che racconta le vicissitudini di una studentessa americana in trasferta all’estero e che in Sicilia trova l’amore. 
Ma è per il fantafilm di Cameron che la incontriamo a Los Angeles. «Preparatevi a vedere cose mai viste sia per le tecniche cinematografiche utilizzate che per la struttura narrativa. Nel 2009 Avatar è stato un enorme successo non solo di genere fantascientifico, ma anche sociale, perché ha contribuito a formare una coscienza ambientale, creando una certa curiosità rispetto a temi come l’ecologia, il cambiamento climatico e la distruzione delle foreste pluviali. Come si intuisce dal titolo», continua Saldana, «il film stavolta è ambientato per gran parte in acqua. Tecnicamente è stato molto complesso da realizzare, perché molte delle scene sono state girate interamente... sott’acqua! Mai fatto prima, per di più senza l’uso di bombole».

Come funziona esattamente la “recitazione subacquea”?
«Abbiamo dovuto tutti imparare a immergerci in apnea, riempire i polmoni e il sangue di ossigeno, rallentare il battito cardiaco e utilizzare tantissimo le espressioni e i muscoli del volto. Anche qui Cameron ha colto l’occasione per condividere con il pubblico i problemi dell’emergenza climatica, del riscaldamento globale e dell’inquinamento degli oceani». 

Ci può anticipare qualcosa del sequel?
«Senza svelare nulla, ora Jake e Neytiri non devono solo badare a loro stessi e alle loro tribù, ma anche occuparsi dei figli: questo metterà in discussione il loro matrimonio, i loro valori, le decisioni che sono costretti a prendere. Mentre nel primo Avatar il tema della colonizzazione, dell’invasore, del genocidio di una cultura e di una civiltà erano stati i miei punti di riferimento, per prepararmi al ruolo, questa volta oltre all’ambientalismo c’è una nuova dinamica familiare, il rapporto con Jake e i nostri figli».

Un soggetto, la maternità, che ha conosciuto di recente...
«Quando sono tornata sul set di Avatar ero appena diventata mamma, con sensibilità totalmente nuove. Prima non c’era nulla che mi spaventasse, anzi non c’era sfida che non avrei accettato, nulla era impossibile. Poi, una volta che diventi genitore, inizi a provare una paura nuova, diversa, più mentale: è quella di  perdere qualcosa che ami più della tua vita, di non riuscire a mantenere unita la famiglia. Questa della maternità è stata la mia connessione con la seconda Neytiri, ho sentito che le sue esperienze e le sue sensazioni erano le mie».

Questa forte connessione familiare adesso sul set la condividerà anche con suo marito.
«Con lui ho sempre spartito con orgoglio ogni aspetto della mia vita. Sposando un italiano ho sposato la vostra cultura, il calore, l’Italia è una seconda casa. Lavorare con Marco a Keyhole Garden è stata l’esperienza più gratificante della mia carriera. Siamo un’ottima squadra, anche se a volte le discussioni sembrano interminabili. Lui è un perfezionista, è attentissimo ai dettagli di ogni fotogramma. In questo somiglia molto a James Cameron:  anche lui vuole sempre essere assolutamente sicuro di dare il meglio».