Zio Frank, la recensione del film con Paul Bettany su Prime Video

Zio Frank, la recensione del film con Paul Bettany su Prime Video

Alan Ball parte dal proprio vissuto familiare per realizzare una commedia drammatica di facile presa, emozionante al punto giusto e ben confezionata.

Zio Frank, la recensione del film con Paul Bettany su Prime Video
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L'estate del 1969 è stata indimenticabile per l'allora quattordicenne Beth Bledsoe grazie alla costante presenza dell'amato zio Frank, uomo colto e raffinato che portava una ventata d'aria fresca nella sua numerosa famiglia, campagnola e dai modi spicci.
Quattro anni dopo la ragazza si è trasferita dalla natia cittadina del Sud Carolina a New York per frequentare il college e ha modo di ritrovare il venerato parente, che fa l'insegnante proprio nella Grande Mela.
Una sera, mentre si reca insieme al suo fresco fidanzato a una festa organizzata da Frank, Beth scopre in maniera a dir poco imprevista come lo zio sia omosessuale e che da lungo tempo sta mentendo al resto dei propri cari, per timore di possibili pregiudizi.
L'improvvisa morte del padre di Frank, e nonno di Beth, costringe i due a intraprendere un viaggio on the road per far ritorno a casa e partecipare ai funerali. A loro si aggiunge Wally, il fidanzato musulmano di Frank, e per il protagonista arriva il momento di affrontare una volta per tutte i propri demoni.

Paure da sconfiggere

Ricorda per certi versi un recente successo di pubblico, premiato anche agli Oscar, come Green Book (2018), solo che in quest'occasione il tema al centro del viaggio non è inerente al discorso sul razzismo bensì esplora le paure del coming-out.
Se nel film di Peter Farrelly ci trovavamo negli anni '60, qui la storia ha piede un decennio più tardi ma l'America, almeno quella delle campagne e delle periferie, non è cambiata poi molto.
Il regista e sceneggiatore Alan Ball, al suo secondo lungometraggio dopo l'interessante e "lontano" esordio Niente velo per Jasira (2007), sfrutta anch'egli quell'atmosfera sospesa tra toni più cupi e drammatici e una leggerezza di sottofondo, mettendo al centro del racconto un trio di personaggi principali ognuno con un preciso percorso da compiere.

Ball, dichiaratamente gay e attivo sostenitore delle cause del movimento LGBT, ha preso l'ispirazione per la storia da una vicenda familiare che lo ha riguardato nel personale e che lo ha spinto a trasformare il dubbio mancato sulla presunta omosessualità del padre scomparso in un'operazione filmica dallo sguardo pseudo-liberatorio.
Disponibile in esclusiva nel catalogo di Amazon Prime Video, Zio Frank è innegabilmente furbo e ammiccante ma non per questo meno efficace, abile nel sensibilizzare il pubblico senza cedere alla retorica più spicciola e nel condensare gli eventi in un minutaggio ideale, privo di tempi morti e situazioni fuori luogo.

Una confezione curata

Alcune forzature si evincono nel ricorso a ovvi cliché di genere, con i brevi flashback a esplorare l'evento traumatico vissuto in passato dal tormentato protagonista, e in una gestione a tratti caricaturale del numeroso parentame, così come nel semplicistico voice-over affidato alla figura della giovane Beth, sorta di spettatrice attiva che cerca, quando chiamata in causa, di instradare il corso delle cose verso un tragitto indolore.
La luminosa fotografia e l'armoniosa colonna sonora confezionano il classico prodotto ben realizzato, messo in scena con operosa diligenza ma privo di reali guizzi che elevino il tutto da una gradevole medietà.
A imprimere reale forza alla storia e alla profondità delle dinamiche ci pensa un cast in stato di grazia, con la Sophia Lillis del nuovo It e della serie Netflix I Am Not Okay with This che non sfigura affatto di fronte a uno stratosferico Paul Bettany, assolutamente credibile in un ruolo che avrebbe potuto cadere vittima di un potenziale over-acting.

Zio Frank Il regista Alan Ball ha preso un evento che lo ha riguardato nel privato familiare e l'ha incanalato in un film al contempo furbo e genuino, capace di suscitare edificanti emozioni pur al netto di qualche facile scorciatoia. Siamo negli anni '70 e il protagonista è omosessuale, all'insaputa del resto dei parenti: la prima a scoprirlo è l'amata nipote Beth, appena maggiorenne, con la quale inizia un viaggio per far ritorno a casa in occasione dei funerali del padre/nonno. Zio Frank ha i toni della classica commedia drammatica di impostazione moderna, rivolta al grande pubblico, con tutti i pro e i contro che questo consegue, ma la buona cura estetica e musicale e le ottime performance del cast capitanato da Paul Bettany e Sophia Lillis impreziosiscono l'ora e mezza di visione, spingendo a riflettere con affabile semplicità su discriminazioni purtroppo sempre attuali.

6.5

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