Young Adult Recensione

Young Adult - la recensione del film con Charlize Theron

05 marzo 2012
3.5 di 5

Al cinema, così come nei libri, ci insegnano che l’amore trasforma le persone e che le esperienze dolorose aiutano a maturare. Se agli adolescenti di Juno, prima collaborazione fra il regista e la Cody, questo miracolo poteva ancora capitare, ai grandi di Young Adult un simile dono non è concesso



Cominciamo dal titolo, Young Adult, che in particolare nel gergo letterario fa riferimento a una categoria di lettori compresi fa il 10 e i 18 anni, e che, in quanto difficilmente traducibile, è stato lasciato così com’è, con buona pace di quegli addetti ai lavori ossessionati dai titoli italiani con la parola “amore”.
“Giovane”, la protagonista del terzo film di Jason Reitman non è lo è più, dal momento che va per i 38 anni. “Adulta” poi, non lo è mai stata, perché si comporta ancora come la capricciosa reginetta del ballo del liceo che era a 17 anni. Sboccata, provocante, bellissima, disinibita e alcolizzata, Mavis Gary è una di quelle donne che hanno fatto della seduzione e della trasgressione l’unico passe-partout con cui aprire tutte le porte della vita. Una di quelle persone che non inviteremmo mai al nostro matrimonio, perché di certo alzerebbero il gomito con la bottiglia, finendo per ballare sul tavolo o per adescare solo uomini sposati.

Anche se non è una “addicted” come la Kym di
Rachel sta per sposarsi o come la Gwen interpretata da Sandra Bullock in 28 giorni, Mavis Gary è comunque una cattiva ragazza che è diventata la caricatura di se stessa, un essere umano totalmente incapace di imparare dai propri errori. E’ salutare, e tutto sommato innovativo, che qualcuno ci costruisca sopra una storia. La sfida raccolta da Reitman e dalla sceneggiatrice Diablo Cody, in questo senso, è stata lasciare che Mavis resti uguale a se stessa per tutti e 95 i minuti di film.
Al cinema, così come nei libri, ci insegnano che l’amore trasforma le persone e che le esperienze dolorose aiutano a maturare. Se agli adolescenti di Juno, prima collaborazione fra il regista e la Cody, questo miracolo poteva ancora capitare, ai grandi di Young Adult un simile dono non è concesso, e non perché chi ha commesso fallo meriti di espiare con dolore le proprie colpe, ma semplicemente perché in tempi di solitudine reale opposta a compulsiva condivisione mediatica, i cosiddetti outsider possono solamente ripetere gli stessi modelli comportamentali. Spesso errati.

Sociologia a parte,
Young Adult non ha nulla di consolatorio, perché ci restituisce una situazione vera. Il problema è che a questa situazione vera il film sembra essere un po’ indifferente. Meno sincero, forse, di quanto non lo sia stato nel sovracitato Juno o in Thank You for Smoking, Jason Reitman appare insomma distaccato, sia nei confronti della sua “mean girl”, del cui avvenire non gli importa più di tanto, sia nei confronti degli abitanti di Mercury. Agglomerato di Kentucky Fried Chicken, Taco Bell e squallidi diners dove pietosi complessi musicali femminili eseguono malamente classici della country music, la cittadina del Minnesota in cui Mavis porta scompiglio ci viene presentata come un luogo di noia abissale da cui fuggire a gambe levate. Il regista la contempla con lo stesso divertito distacco e con la stessa ironia con cui assisteva al ridicolo fallimento sentimentale del protagonista di Tra le nuvole. Ai più cinici, questo sguardo piacerà. A chi invece cerca redenzioni o climax, probabilmente no.

Piacerà invece a tutti (o quasi)
Charlize Theron, brava nel dare corpo alla cocciutagine di chi non riesce ad evolvere e sempre attenta a non scivolare mai nei patetico, nemmeno nell’unica scena in cui Mavis appare in tutta la sua solitudine.
Ben recitato anche da Patrick Wilson e da Patton Oswalt, e soprattutto ritmato da un montaggio vivace e ineccepibile, Young Adult è infine un film su un’età complessa, a cui sia Diablo Cody che Jason Reitman si stanno avvicinando, e cioè i 40 anni, fase della vita in cui l’illusione di poter ancora cambiare il mondo e di avere infinite opportunità di ricominciare da capo si scontra con le ineluttabili conseguenze delle scelte già fatte. Qual è allora la ricetta per la felicità? Jason Reitman non sembra disposto a darcela. O forse non la conosce. E nemmeno noi la conosciamo.



  • Giornalista specializzata in interviste
  • Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali
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