danza

William Forsythe. Settant’anni costeggiando la vertigine della danza

La sua creatività continua a spiazzare, scardinando le regole e invitando al dubbio

di Silvia Poletti

3' di lettura

Una delle recenti apparizioni di William Forsythe, lanciate nella piazza globale di Youtube, lo vede prendere gli applausi con dodici danzatori dell'English National Ballet a tempo di musica (il beat da groove di Peven Everett) zigzagando dalle quinte al centro con una specie di passo felpato saltato, sciolto e morbido, energetico e easy, in cui improvvisamente fiorisce l'intreccio di uno dei più raffinati passi di balletto. Un'uscita abbagliante – non tanto per la giovialità scapricciata che umanizza l'aura da idolatrato maestro della coreografia del nostro tempo- ma perché ci conferma che l'età può davvero essere uno stato mentale. )

Nonostante il 30 dicembre scorso William Forsythe abbia compiuto settant'anni, infatti, la sua creatività continua a “spiazzare”, aprire nuove vie da percorrere, dimostrare che -come lui stesso ha detto, in un calembour etimologico tra hearse (carro funebre) e rehearse (sperimentare) - “sperimentare forse significa ogni volta (re) uccidere ciò che si è fatto prima”. Ovvero non fermarsi mai, non dare niente per fissato e stabilito. Seguendo anche un'altra regola aurea, quell' “E se…” di beckettiana memoria, che è pronto a scardinare le regole invitando al dubbio e suggerendo che c'è sempre un'altra possibile via.

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La produzione di Forsythe del resto è stata sempre caratterizzata anche a livello intellettuale dalla necessità di penetrare nei meccanismi dell'atto creativo della cosa/danza fin dai suoi primi anni alla guida del Frankurt Ballet.
Nutrito delle teorie di Adorno, ma anche di quelle di architetti come Libeskind ha teorizzato l'incertezza e la sfida bruciante a costeggiare sempre la vertigine, smantellando le regole con l'introduzione della casualità e della competizione: basti pensare alle deflagrazioni dinamiche, teatrali, linguistiche di Impressing the Czar, oggi più che mai summa del Forsythe-pensiero del periodo (1987) in cui come dentro una bolla d'aria postmoderna, affiancava tutte le epoche della danza teatrale, per poi farle esplodere nel quadro più celebre- In the middle somewhat elevated.

Da lì, sempre ricorrendo all'incertezza e lo squilibrio come input teorici-fisici, Forsythe ha compiuto un percorso a ritroso arrivando a mettere in scena l'idea platonica della danza piuttosto che la danza di per sé (come in A room as it was per esempio), addirittura divergendo la danza dalla pratica della coreografia con i suoi Choreographic Objects, installazioni arrivate anche alla Biennale, e infine azzerando ogni possibilità di compiutezza di un lavoro artistico (nel complesso Yes we can't 2010).

Una vera palingenesi metodologica da cui è rinato ogni volta più stimolato e stimolante di prima. E come e più di prima irretito dalla danza come suprema arte del corpo, della quale oggi continua a utilizzare con libertà a padronanza ogni codice possibile, dal barocco all'hiphop, dalla release al balletto. Lo dimostrano le recenti creazioni con le compagnie di Boston, Parigi, Londra e l'illuminante A quiet evening of dance con danzatori over 50 visto anche in Italia (premio della critica Danza & Danza 2019 come spettacolo contemporaneo dell'anno) in cui Forsythe si professa riconquistato dal linguaggio del balletto che ci propone come valenza estetica e semantica del nostro tempo. E così è. Almeno fino alla prossima metaforica ‘uccisione'. Perché in fondo Forsythe è rimasto esattamente lo stesso a cui la madre chiedeva tra l'attonito e il sorpreso:” per l'amor di Dio, Bill, ma perché hai fatto questa cosa?”
Choreographic Objects

The Fact of Matter, fino al 26 aprile 2020, Brisbane Queenarts Gallery
The Fact of Matter, dal 7 al 15 febbraio, Dhaka Art Summit 2020
Doing and Undergoing, dal 2 febbario al 26 aprile, Frac Beçancon
A quiet evening of dance, Hong Kong Arts festival, 18 febbraio 2020
The second detail -Approximate Sonata 2016-One flat thing reproduced, coreografie di William Forsythe , Ballett Zurich. Opernhaus, fino al 22 febbraio, Zurigo.

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