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William accanto a Carlo: ecco cosa c'è dietro la scelta

Il principe Carlo si è sostituito alla Regina per il discorso di apertura del Parlamento, sostenuto dalla moglie Camilla e dal principe William

William accanto a Carlo: ecco cosa c'è dietro la scelta

Il principe Carlo non era solo durante la cerimonia per l’inaugurazione della sessione parlamentare. Con lui, seduti poco distanti, c’erano la duchessa di Cornovaglia Camilla e il principe William. Ma c’era anche “qualcun altro” a “vegliare” sul discorso e su questa prima volta di Carlo: la “Imperial State Crown”. Naturalmente l’erede al trono non la indossava, non può ancora farlo, ma la Corona era lì, simbolo di un frangente storico che assomiglia sempre di più a un passaggio di consegne, o a una sorta di rito di passaggio che lentamente accompagnerà il principe verso il trono e la Regina al tramonto del suo lungo regno.

“Il governo di Sua Maestà”

Il principe Carlo è arrivato nella Camera dei Lord in Rolls Royce, indossando l'alta uniforme di ammiraglio della Royal Navy. Il trono è stato lasciato vuoto a simboleggiare il potere ancora saldamente tra le mani di Elisabetta II, nonostante la sua assenza e l'erede ha letto al posto della sovrana il programma di governo. Nell’incipit del discorso non poteva esserci la tradizionale formula “my government”, cioè “il mio governo”, sostituita con “Her Majesty’s Government”, ovvero “il Governo di Sua Maestà”. Questo è l’unico particolare che fa eccezione in una perfetta scenografia regale in cui il principe Carlo sembrava davvero il nuovo re d’Inghilterra. Accanto all’erede al trono c’era, adagiata su un cuscino, la “Imperial State Crown”, arrivata in auto (non più sul cocchio dorato con la Regina, come accaduto in tempi non così lontani) da Buckingham Palace alla House of Parliament. Stesso tragitto e stesso mezzo di trasporto del 2021, quando la sovrana lesse il discorso per l’apertura del Parlamento. Anche in quell’occasione la corona rimase a pochi passi da Elisabetta II e non sulla sua testa, ormai troppo anziana e fragile per sopportarne il peso.

Nel 2022, invece, la “Imperial State Crown” sembra una muta testimone dei tempi che cambiano, di un principe che aspetta di diventare re e di una Regina che lentamente, senza scossoni, gli sta passando il testimone. O meglio, lo scettro. La corona ha di fronte a sé una sovrana che non riesce più a indossarla e un erede che non può ancora sistemarsela sul capo.

La presenza del principe William

La lettura, da parte di Carlo, del discorso per l’apertura del Parlamento è un evento storico, ma altrettanto fondamentale e già indelebile nella memoria di tutti è la presenza del principe William. Tre generazioni, compresa quella dell’assente Elisabetta, al servizio di un regno. Non era mai accaduto che due eredi si ritrovassero nella House of Parliament, uno per leggere il discorso della sovrana a cui è stato negato il permesso di essere presente per motivi di salute, l’altro a testimoniare la continuità della monarchia. Quando Giorgio VI, padre della regina Elisabetta, dide forfait all’inaugurazione della sessione del Parlamento, anche lui per motivi di salute e quando Giorgio V, nonno della monarca, rinunciò al tradizionale appuntamento in due occasioni, nel 1929 e nel 1935, a sostituirli fu sempre il Lord Chancellor.

Stavolta ci sono due Windsor, come previsto in caso di malattia del sovrano in carica. Ma c’è dell’altro. La presenza del duca di Cambridge è una rassicurazione al popolo, la garanzia che la Corona inglese sopravviverà al tempo e la successione sarà rispettata. William, poi, è molto più popolare di Carlo. Molti esperti prevedono che il regno di quest’ultimo sarà di transizione, mentre puntano sul duca per un potere longevo e forte. William ha già preso sulla testa il peso della corona, anche se non ancora in maniera formale.

Pare quasi di sentire la voce del duca di Cambridge che si sovrappone a quella della nonna che, ancora principessa il 21 aprile 1947 disse: “Dichiaro davanti a voi tutti che tutta la mia vita, sia essa lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia imperiale a cui tutti apparteniamo”.

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