Welcome to Wrexham: recensione della serie con Ryan Reynolds

Welcome to Wrexham: recensione della serie con Ryan Reynolds e Rob McElhenney

Abbiamo visto i primi episodi di Welcome to Wrexham, la serie con Ryan Reynolds e Rob McElhenney, dal 25 gennaio 2023 su Disney+.

Welcome to Wrexham, serie di 18 episodi, arrivata su Disney+ dal 25 gennaio 2023, racconta di come Ryan Reynolds e Rob McElhenney, star di Hollywood con apparentemente poca conoscenza del calcio, ma un chiaro entusiasmo per lo sport, abbiano acquistato il Wrexham AFC, club sportivo, all’inizio del 2021. La serie sembra prendere le mosse dalla storia di Ted Lasso ma in questo caso si tratta di un documentario, l’obiettivo di Reynolds e McElhenney è quello di acquistare la terza squadra di calcio più antica del Galles, il Wrexham e portarla a nuovi successi, e facendo questo l’intento è quello di rivelare qualcosa di più profondo, pieno di sentimento.

Welcome to Wrexham: la storia di una squadra perdente che sogna di tornare a vincere

Si torna indietro, nel 2020, ai titoli su McElhenney e Reynolds interessati all’acquisto del club, seguiti dalla reazione del pubblico mentre si sparge la voce. Il documentario vive tra Wrexham e il nebbioso sole di Los Angeles e i mondi si uniscono, seguendo i due eroi in una serie di videochiamate tra riflessioni e offerte; e intanto lo spettatore inizia a conoscere giocatori, allenatori e coloro che gestiscono le cose in Galles. Reynolds descrive Wrexham come la storia di “un perdente”, una squadra che lotta per tornare nei campionati più importanti e l’impatto che il gioco ha sia sui giocatori che sui tifosi.

Si mostra fin dai primi 5 episodi come Welcome to Wrexham abbia tutto ciò di cui uno show televisivo ha bisogno, battute, momenti profondi, trama avvincente, in verità però si racconta una storia vera; quindi sì, Reynolds ha davvero comprato una squadra di calcio gallese, ma non è solo questo il punto: loro stanno facendo tutto il possibile per salvare la squadra di football di Wrexham, nota anche come Dragons (grazie alla sua mascotte, Wrex the Dragon). Il Wrexham infatti non è una squadra qualsiasi del nord del Galles tra miniere di carbone ormai esauste e castelli diroccati, ma possiede un glorioso passato che risale al 1864, anno della sua fondazione.

Una delle prime domande poste ai due attori è: “Perché Wrexham?”, non c’è una risposta unica e soddisfacente ma McElhenney offre un interessante punto di vista: “Anche se non ci sono mai stato, mi ricorda Philadelphia”. I due hanno offerto sostegno finanziario e speranza quando hanno acquistato il club e sono consapevoli che la loro fama può aiutare Wrexham, portano sponsor famosi e accendono i riflettori sui social media.

Il documentario è stato pianificato prima che l’acquisizione fosse completata, quindi ci sono telecamere presenti in ogni fase del processo, i due attori sono perfetti nel ruolo, autoironici e divertenti, le partite ricevono un trattamento ad alta tensione, con musica drammatica, riprese al rallentatore e colpi di scena. Difficile non esserne presi.

Welcome to Wrexham: il racconto di una comunità. Dal calcio alla vita

Al centro di questi episodi c’è il desiderio di mostrare la fusione tra un club con più di centocinquanta anni di storia alle spalle e due attori di Hollywood protagonisti di un documentario – la cui produzione è stata rallentata dalla pandemia – che Reynolds e McElhenney hanno voluto girare. Devono scoprire ogni aspetto del calcio inglese, dal complicato funzionamento della sua struttura gerarchica fatta di promozioni e retrocessioni, alle regole di base del gioco, fuorigioco compreso, tutto per aiutare non solo la squadra ma anche un’intera comunità che a poco a poco si impara a conoscere.

La serie dà il suo meglio quando si concentra sulla città, sui giocatori, sui tifosi, si parla di malattia, danaro, insuccessi, fallimenti e famiglia e il calcio unisce tutto e tutti. Incontriamo il centrocampista Paul Rutherford che guadagna a malapena i soldi per sostenere moglie e figli come giocatore di football professionista. C’è Kerry Evans che si offre volontaria come ufficiale di collegamento per i disabili per l’AFC Wrexham per la bontà del suo cuore e passione per la squadra. Shawn Winter, pittore, è sempre sugli spalti con i suoi due figli. C’è poi Michael Hett, cantante di una band locale che ha avuto un successo a sorpresa con una canzone che parla dell’acquisizione del club da parte di Reynolds e McElhenney. Hett è sopravvissuto al cancro e desidera avere la possibilità di vedere Wrexham finalmente ottenere la promozione. Poi c’è Wayne Owens, proprietario del pub locale The Turf, la cui attività ha subito un duro colpo a causa del Covid. Una donna si apre sulla paura di rinunciare ai sussidi di invalidità e riprendere il lavoro a tempo pieno. Queste storie sono più grandi delle due stelle hollywoodiane e riescono a narrare qualcosa che va al di là di vittorie e sconfitte di una squadra di calcio.

Tra riti e culto, lo spettatore diventa tifoso della squadra gallese

Welcome to Wrexham porta in scena il potere magico e misterico del calcio, i suoi rituali perfettamente codificati. Sia Reynolds, che oltre alla sua attività cinematografica ha già dimostrato di saper gestire altre attività commerciali come dimostra il successo del suo brand Aviation Gin, che McElhenney pur disponibili a mostrarsi e a raccontarsi sono in grado di mettersi in secondo piano per lasciare il posto ai veri protagonisti di questa storia. Alla base c’è una sorta di patto, di gioco, i lustrini e le paillettes hollywoodiani servono per dare visibilità ad un piccolo racconto capace di colpire, divertire, commuovere anche. Welcome to Wrexham ricorda molto la trama di Ted Lasso, la storia di una piccola squadra che mira a fare il salto di qualità, come quella del brutto anatroccolo, e in qualche modo Reynolds e McElhenney sono come Jason Sudeikis che diventa allenatore di un club di Premier League senza aver mai visto una partita di calcio prima. C’è qualche cliché che inevitabilmente fa parte del football inglese ma con questi primi cinque episodi Welcome to Wrexham sa convincere il pubblico a seguirlo.

Regia 3.5
Sceneggiatura 3
Fotografia 3
Sonoro 3
Emozione 3