War Machine Recensione

War Machine: recensione del film Netflix con Brad Pitt

22 maggio 2017
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Scritto e diretto da David Michôd, disponibile in streaming a partire dal 26 Maggio 2017.

War Machine: recensione del film Netflix con Brad Pitt

I toni di War Machine sono tanti: sono quelli della commedia e del dramma, della farsa e della satira, e non manca la malinconia. Sono tanti non solo perché così David Michôd - che li gestisce tutti bene, e li alterna col giusto ritmo - rende più dinamico e bevibile il suo film. Che in effetti è molto divertente.
I toni di War Machine sono tali e tanti perché, senza peccare d'ambizioni eccessive, questo film targato Netflix è capace di restituire, semplificata, la complessità e gli aspetti spesso contraddittori di certe realtà di oggi, di certe guerre di oggi, o perlomeno di alcune di esse, come quella in Afghanistan.

D'altronde, lo si capisce ben prima di quando, alla fine del film, la voce narrante del giornalista di Rolling Stone che fa crollare con un articolo la carriera del generale Glen McMahon (che poi nella realtà cui il film s'ispira sarebbe Stanley McChrystal) lo enunci a chiare lettere: War Machine non vuole essere uno sberleffo, un pernacchio, un manifesto pacifista, un atto d'accusa contro l'incompetenza.
Quello di Michôd è un film che tutto sommato, sotto la patina dell'intrattenimento, della buffa tragedia di un uomo ridicolo, spinge a chiederci cosa la storia del suo protagonista, la sua ascesa e la sua caduta, dicano di noi: dove per "noi", prima di tutto, s'intende gli Stati Uniti d'America.

Perché il Glen McMahon di un Brad Pitt che pare uscito dritto da Burn After Reading, tutto accenti e movenze sopra le righe, e gigionerie che spiazzano e stancano ma che dopo un po' ti ci abitui, nel suo essere il militare americano quintessenziale, nell'idealismo alla John Wayne, nei modi alla Patton generale d'acciaio, nella straordinaria e per certi versi encomiabile abilità nel non riconoscere i propri limiti e di non saper adeguare le sue convinzioni alla realtà delle cose, è l'America di oggi.

Non quella della politica, sia chiaro, perché McMahon e la politica parlano due lingue diverse, abitiano due pianeti diversi; ma l'America di quei barbecue che il generale non può fare con la moglie che vede solo 30 giorni l'anno, quella delle stars and stripes in tutti i cortili, che crede fermamente nell'esportazione della democrazia. L'America che ha supportato Obama e che ha votato Trump.

Il Glen McMahon di Brad Pitt, e tutto il suo team di fedelissimi, disposti a tutto per lui in manierà così sincera e pura da essere a metà tra il ridicolo e il commovente, e che riassume così bene anni e anni di retorica sul cameratismo, sono quell'America lì.
Ma attenzione, che Glen McMahon (e quindi quell'America lì) non è mica cattivo.
Il generale di War Machine è anzi un buon uomo, uno che agisce in buona fede, nel sincero tentativo di far del bene in una guerra che "va vinta con la forza degli ideali"; solo che, come nota il personaggio di Tilda Swinton - che appare in un cammeo nei panni di una deputata tedesca, come in quelli di Karzai c'è Ben Kingsley - a lui gli si contesta proprio il senso della realtà, la consapevolezza di sé e del mondo, la capacità di distinguere tra un'azione mossa da un ideale e una mossa da un'illusione.

E allora capita che questa gente qui, quest'America, sbagli, e venga punita, e cada.
Però, per tornare alla voce narrante e ai suoi commenti finali, quell'America lì prende in giro e ridicolizza il McMahon di turno, e quindi sé stessa, mentre la politica lo appallottola come una salvietta usata, lo getta via e lo sostiuisce con un altro che non sarà di certo meglio (che poi quest'altro, nella realtà, è stato David Petraeus).
Ma nessuno mai si chiede cosa dica il McMahon di turno di noi, di quell'America.
A farlo arriva quindi il cinema, arriva War Machine: che racconta l'America della guerra in Afghanistan, quella guerra, le sue realtà e le sue mille contraddizioni meglio di tanti articoli di giornale.



  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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