Wanderlust: di cosa parliamo quando parliamo di sesso (o amore?)

Recensione di Wanderlust, serie Netflix di Nick Payne con Toni Collette e Steven Mackintosh.

Wanderlust serie tv Netflix con Toni ColletteSi può parlare di sesso senza far arrossire e “smontando” i tabù intorno alle parole chiave che lo rendono quel che è? È possibile parlare di coppie aperte e rinascita del desiderio senza incappare nella morbosità ma nella risata? La risposta è sì. E Wanderlust ne è la riprova. La series ideata da Nick Payne, con protagonisti Toni Collette e Steven Mackintosh, è uno dei fiori all’occhiello di Netflix, un concentrato di intelligenza e spasso che ci tira a sé come un oscuro oggetto del desiderio.

Wanderlust è innanzitutto una serie ben scritta, strutturata e stratificata in più personaggi e storie che si dipanano e intrecciano rilanciando continuamente l’attenzione dello spettatore, come un amante da intrigare ogni volta come fosse il primo appuntamento. Una serie che incarna il significato del titolo, spiegato e rilanciato, a mo’ di promemoria, ad ogni episodio: è un irrefrenabile impulso verso l’ignoto, ossia ciò che ogni volta ci muove a conoscere gli altri, a metterci in gioco, ad abbandonare ogni certezza buttandosi nel “chissà” di ogni incontro.

Wanderlust è anche montata e recitata divinamente. Quanto al primo punto, montaggi alternati e paralleli sono il cuore pulsante di ogni episodio, in particolare degli incipit, creando consonanze e dissonanze che tirano in ballo subito la nostra “partecipazione”, spesso con un pizzico di pepe. Quanto invece al secondo aspetto, la perfomance del cast è eccellente. Spicca su tutti una Toni Collette in stato di grazia, forse alla sua miglior prova in carriera. Dopo anni di ruoli da non protagonista, finalmente lo schermo è tutto suo e può dimostrare tutta la sua bravura, con un repertorio di facce comiche solo accennate nei film in cui la ricordiamo, ovvero Little Miss Sunshine (2006) e Non buttiamoci giù (2014). Al suo fianco un ottimo e mai invadente Steven Mackintosh, ma soprattutto l’altra “prima donna” Zawe Ashton, che pian piano si ritaglia un meritato posticino di spicco.

Infine, non si può non sottolineare il coraggio che Wanderlust dimostra negli ultimi due episodi (dei sei totali). Infatti, in controtendenza rispetto ai climax standard delle serie tv, invece di accelerare il ritmo, lo comprime, puntando con un certo azzardo sul lato psicologico e introspettivo dei personaggi. In particolare il quinto episodio è un’anomalia, un cortocircuito, poiché ci mette a sedere di fronte a Toni Collette e Sophie Okonedo alla ricerca delle paure, ancorate nel passato, che bloccano il personaggio di Joy come ciascuno di noi.

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