Pregi e difetti di White Noise, il film che ha aperto la mostra del cinema di Venezia 2022

Cosa funziona (e cosa no) nel film che ha tradotto un classico di Don DeLillo per il grande schermo di Netflix
Don Cheadle e Adam Driver in White Noise
Don Cheadle e Adam Driver in White NoiseWILSON WEBB/NETFLIX © 2022

White Noise ha appena aperto la Mostra del Cinema di Venezia, dove è in concorso con chiare aspirazioni a tante nomination agli Oscar quante sono state per l'altro film qui presentato da Noah Baumbach assieme ad Adam Driver, Storia di un matrimonio, 3 anni fa. Non solo, White Noise sarà il saluto di Netflix al 2022, e che saluto! 

Con le sue riflessioni, ma anche la sua satira dei tempi e della società in cui viviamo, uscirà il prossimo 30 dicembre e costituirà il nuovo racconto apocalittico delle Feste, come è stato quello di Don't look up nel 2021

La trasposizione del romanzo di DeLillo per il cinema non ha convinto tutti al Lido, ma certo si fa notare: è impattante e fa discutere (per quanto tutti concordino sulla grande performance del suo cast). 

Il motivo di chi dice “no”

Soprattutto per chi non ha letto il libro a cui si ispira e a cui resta piuttosto fedele, in particolare nello spirito - subito un punto a favore, vista l'impresa ardua che rappresentava portarlo sullo schermo -, la trasposizione del romanzo Rumore bianco apre in un modo quasi straniante e, proseguendo, rischia di disorientare. Poi, per ammissione del regista, non manca di rimandi chiari a molto cinema anni '80 e non solo. E, si sa, più sono le citazioni, più cresce il rischio di critiche tra accuse di giocare facile a quelle di manierismo. 

I pregi che possono conquistare

Per il fronte del sì, di cui faccio orgogliosamente parte, White Noise è puro rapimento fin dall'apertura. Quando Adam Driver entra in scena, in un solo gesto, fa intendere che ha dato corpo a un personaggio che elencherai tra i suoi migliori. Quando la società che gli fa da sfondo si palesa, resti sorpreso e insieme rapito A per la bellezza della fotografia, B per un alone di cinema d'autore, spesso di tensione, degli Anni Settanta che fa pensare a Kubrick per omogeneità e violenza di impatto. Rompe con i nostri standard di attesa tra una patina vintage e insieme una cultura pop “locale” da universo parallelo (parecchio distopico), eppure, più ti addentri nella storia e conosci i suoi personaggi, senti che parla di te, del tuo contemporaneo. Ti scuote con l'impressione di staccarti dal tuo, per poi buttartici dentro fino all'osso in una profondità che non ti aspettavi. Cose che di solito fa il buon cinema. 

Ma in White Noise (come è stato anche per Storia di un matrimonio), c'è anche molto teatro e non è solo questione di dialoghi o di “accentazione” dei punti cruciali. Si tratta anche di coreografia di gruppo fluida, inedita… a volte pura poesia. I movimenti che gli attori fanno nel costruire i personaggi singolarmente e il modo in cui agiscono insieme è così ben concertato che sembra vederli danzare come in un musical in cui la musica non arriva mai. Se non alla fine… ed è un grande regalo riportando in scena un gruppo musicale che se ne stava zitto da anni e che, anzi, si era sciolto - gli LCD soundsystem - che è capace di sintetizzare in un brano inedito tutto quello che il film voleva dire… Per un “The End” intenso e insieme ironico che tra musica e cinema ricorda la magia speciale dei Talking Heads nei magnifici Ottanta.

Una performance di gruppo buona come poche

In White Noise non brillano solo le stelle (Adam Driver, Greta Gerwig e Don Cheadle). Viene voglia di vedere di più di Lars Eidinger (una buona occasione è la serie Irma Vep, su Sky e NOW da poco), che compare a sprazzi ma concentra su di sé subito parecchia curiosità. Fa piacere rivedere, più grande, Raffey Cassidy, che a Venezia quasi ha rubato la scena a Natalie Portman nel luciferino Vox Lux e a Cannes si era fatta notare ne Il sacrificio del cervo sacro. Più giovani, i fratelli Sam e May Nivola, sono una bella scoperta e una piccola promessa. E poi, quasi in un cameo, c'è Andre 3000 (nei crediti col nome di battesimo, ma che nel finale si riconosce subito con il suo stile da OutKast).

L'elemento che può spostare l'ago della bilancia

La storia - che è quella di una famiglia che a causa di una minaccia collettiva da quarantena vede andare in tilt ogni convinzione - resta l'unico vero e possibile scoglio per chi non è aperto a un viaggio un po' diverso dal solito. Non capita tutti i giorni di incontrare un contesto in cui uno insegna all'università un corso su Hitler in cui la Storia si fa storia di un'icona nella cultura e un collega specializzato in storia della violenza (in cui le scene di incidenti e disastri più sono sanguinose e più esprimono gioia per la vita) chiede il suo aiuto per creare un corso su Elvis elevato al suo stesso tipo di… icona. Il tutto mentre le lezioni sono tutto tranne che narrazione divulgativa, per essere piuttosto una via di mezzo tra teatro, danza e un duetto rock.

La sfida lato streaming

White Noise può chiedere molto al grande pubblico dello streaming. Vuole curiosità (genuina o intellettuale), vuole un atto di fiducia per un rapimento che può passare dal divertito all'estatico al filosofico, vuole assenza di (pre)giudizio davanti al cambio di registri e generi in un unico percorso, e proprio per questo finisce per regalare tantissimo a chi lo segue senza paura. 

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