Venezia 75 - Vox Lux: recensione del film - Cinematographe.it

Venezia 75 – Vox Lux: recensione del film con Natalie Portman

Vox Lux si rivela una cocente delusione nonostante la folgorante interpretazione di Natalie Portman.

Dopo il suo esordio alla regia con The Childhood of a Leader – L’infanzia di un capo, vincitore del premio Orizzonti alla migliore regia a Venezia nel 2015, Brady Corbet torna al Lido con la sua opera seconda Vox Lux, incentrato sull’ascesa e sulle debolezze di una giovane pop star. Le protagoniste del film sono Natalie Portman (che ha rimpiazzato in corso d’opera Rooney Mara), Raffey CassidyStacy Martin, affiancate da altri due interpreti di caratura mondiale come Jude Law. Coinvolto nel progetto anche Willem Dafoe, a cui è affidata la voce narrante del film.
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Nel 1999, l’adolescente Celeste (Raffey Cassidy) sopravvive per miracolo a un attentato perpetrato da un suo compagno di classe mentalmente instabile, in cui perdono la vita diversi suoi coetanei. Chiamata a eseguire un brano durante la commemorazione dei defunti, Celeste attira le attenzioni di pubblico e addetti ai lavori con le sue doti canore, cominciando un’improvvisa quanto inaspettata carriera nel mondo della musica, con la guida della sorella maggiore Eleanor (Stacy Martin) e del manager (Jude Law). Diventata un’icona della musica, nel 2017 l’adulta Celeste (Natalie Portman) cerca di riprendersi la scena dopo un incidente che ha afflitto la sua carriera, finendo però nell’occhio del ciclone a causa di un altro attentato terroristico, compiuto da criminali con addosso una maschera ispirata a un suo video musicale.

Sotto la costante pressione dei media e alle prese con i propri demoni personali, Celeste si trova così davanti alla necessità di riannodare i fili della sua carriera, del suo rapporto con la sorella e di quello con la figlia avuta in giovanissima età Albertine (anch’essa interpretata da Raffey Cassidy).

Vox Lux: un passo falso nella ancora promettente carriera di Brady CorbetVox Lux Cinematographe.it

Dopo il convincente A Star Is Born, remake di un classico hollywoodiano sostenuto da una strepitosa Lady Gaga, quest’edizione della Mostra ci racconta la nascita e l’appannamento di un’altra stella, con ambizioni certamente più alte ma un risultato complessivo decisamente inferiore. Chiamato alla conferma dopo The Childhood of a Leader – L’infanzia di un capo, su un palcoscenico importante come quello di Venezia Brady Corbet compie un vistoso passo falso, che da un lato non compromette una carriera che appare comunque ben avviata, ma dall’altro evidenzia qualche limite in questo regista appena 30enne nella gestione coerente e unitaria di diversi contenuti.

Vox Lux è vittima principalmente di una narrazione frammentaria, che salta continuamente di palo in frasca senza mai approfondire adeguatamente gli spunti proposti. Non ci riferiamo soltanto alla vita della protagonista Celeste, raccontata in due tronconi nettamente separati da 17 anni, ma anche e soprattutto al ritratto del XXI secolo che, come esplicitato dai titoli di coda, Brady Corbet ha l’intenzione e la presunzione di rappresentare.

Vox Lux: Natalie Portman si mangia il film

A scandire la narrazione di Vox Lux sono soprattutto gli attentati terroristici, da quello che coinvolge l’adolescente Celeste a quello effettuato da suoi presunti ammiratori in Croazia, passando per i tragici fatti dell’11 settembre, soltanto approssimativamente accennati, simbolo della definitiva perdita dell’innocenza degli Stati Uniti e per riflesso di tutta la civiltà occidentale. Non percepiamo però mai né la sensazione di costante incertezza che viviamo ogni giorno, né le tensioni sociali procurate da questi esecrabili eventi. Quando Brady Corbet ha la possibilità di intrecciare le insicurezze della società contemporanea con la fragilità e le nevrosi della Celeste adulta, preferisce cambiare drasticamente tematica, concentrandosi invece sulla crescente disaffezione verso l’informazione e sul crescente ostentato ed esagerato individualismo dello star system, ben rappresentato dalla brillante Natalie Portman, uno dei pochi risvolti convincenti di questa pellicola.

Dopo una prima parte monocorde e dallo scadente livello recitativo (mai in parte Jude Law, impalpabile Stacy Martin e ancora troppo acerba per reggere un intero film sulle proprie spalle Raffey Cassidy), che non riesce mai a creare empatia con la vicenda di Celeste, in bilico fra tragedia e improvvisa popolarità, con il suo ingresso in scena un’attrice di classe, carisma ed esperienza come la Portman ha il prevedibile esito di mangiarsi letteralmente il film, conquistando immediatamente lo spettatore con una parlata secca e rancorosa e una serie di tic e nevrosi magistralmente messi in scena. Ciò da una parte conferma le encomiabili doti di una delle migliori attrici della sua generazione, ma dall’altra rende ancora più evidenti i limiti nella costruzione del racconto, sempre troppo ondivago per essere realmente incisivo.

Vox Lux: una pellicola poco ispirata, destinata a finire nel dimenticatoio

Spesso sottolineiamo l’eccessiva durata di molti film, a nostro avviso afflitti dalla mancanza del coraggio necessario a tagliare parti inutili ai fini del quadro generale. Con Vox Lux abbiamo invece la sensazione diametralmente opposta: qualche decina di minuti in più avrebbe certamente aiutato Corbet a dipanare meglio la sua riflessione sulla contemporaneità e a dare uno sbocco narrativo a troppe situazioni che rimangono appese, come il rapporto fra sorelle, quello fra Celeste e il suo manager e il ruolo del padre di Albertine.

A rendere ancora più scadente Vox Lux una colonna sonora poco ispirata, e a tratti ingiustificatamente assordante, e una estenuante sequenza finale ambientata sul palco, dalla coreografia e resa scenica tutt’altro che indimenticabili, che chiude con un posticcio e raffazzonato finale consolatorio il film.

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In una Mostra dall’elevato livello qualitativo medio, Vox Lux si rivela una cocente delusione, dimostrando una disarmante pochezza a livello di contenuti e di impronta registica da parte di quella che consideravamo, e vogliamo continuare a considerare, una delle più interessanti promesse del panorama cinematografico internazionale. La solita folgorante interpretazione di Natalie Portman non basta a risollevare le sorti di una pellicola superficiale e anonima, destinata a finire ben presto nel dimenticatoio.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 2
Emozione - 2

2.3