Star Wars: Visions - Volume 2 - Recensione

La galassia è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita!

Star Wars: Visions - Volume 2 - La recensione

LA RECENSIONE IN BREVE

  • Dopo aver esplorato l’animazione giapponese, Visions alza il tiro (perlomeno in termini geografici), con esiti interessanti ma rimediando anche qualche piccola grana.
  • Vale più o meno lo stesso discorso del primo lotto: alcune puntate sono deliziose e a fuoco, altre non sono poi così coerenti con l’universo di Star Wars.
  • L’idea per ora regge ancora discretamente, ma la mancanza di rotta si fa sentire.

Nel trambusto di uscite legate all’universo di Star Wars, non so perché ma ero convinto che il Volume 1 di Visions (Voto: 8 - Recensione) fosse emerso al massimo, boh, sei mesi fa, e invece è trascorso più di un anno e mezzo da quando Disney+ ha distribuito i primi nove episodi di questa serie antologica impegnata a declinare temi e personaggi della "galassia lontana lontana" attraverso dei cortometraggi animati.

Sempre parlando del lotto iniziale, nonostante la mia personale indisposizione verso le storie brevi, siano film o racconti, avevo trovato interessante e tutto sommato riuscito l’esperimento, complice anche la scelta di affidarlo ad alcuni tra i più interessanti studi giapponesi in circolazione; studi che, a loro volta, pur con gli alti e bassi tipici di operazioni tanto polimorfe, avevano saputo restituire la saga alle storie di samurai praticate da Lucas ai tempi delle prime spade laser.

I rischi più grossi, semmai, erano probabilmente legati alla scelta di storie poco affini con il contenitore di riferimento o, peggio, egualmente efficienti senza Jedi tra le scatole, rendendo la loro presenza in seno alla raccolta prescindibile; fortunatamente le cose hanno funzionato, al netto di qualche palla persa, tuttavia davanti al Volume 2 non ho potuto evitare di pormi il medesimo problema: ha senso, per questo o quell’altro cortometraggio, attraversare una passerella del genere, anche tenendo conto che stavolta Disney+ ha scelto di mettere (quasi del tutto) da parte il Giappone per affidare gli episodi - sempre nove - ad altrettanti studi sparsi in tutto il mondo? La risposta è "sì, ma con riserva".

Un universo più espanso che mai

Da una parte chiamare a raccolta artisti con background e stili anche molto diversi tra loro ha sì pagato in termini di varietà, ma anche assottigliato ancora di più il filo rosso tra i vari episodi, rendendo il Volume 2 di Star Wars: Visions particolarmente incostante nonostante qualche pietra preziosa; inoltre, se come già accennato alcune circostanze narrative tipiche di Guerre Stellari trovano uno sfogo quasi naturale all’interno della cultura popolare e dell’estetica giapponesi, altri contenitori finiscono per calzare loro un po’ stretti, oppure troppo larghi.

Poi, certo, tecnicamente siamo pur sempre in ballo con una galassia intera in cui le differenze tra un pianeta e l’altro avrebbero anche parecchio senso, tuttavia lo spirito della saga - nonostante i pupazzi dalle mille fogge - è sempre stato molto, molto definito e relativamente chiuso, a livello di riferimenti, e mentre serie come Andor (Voto: 9 - Recensione) o la trilogia prequel possono concedersi il lusso di reinterpretare il Rinascimento (Naboo) o la Florida "synth" di metà Ottanta (Niamos) assorbendo eventuali idiosincrasie attraverso l’ampio minutaggio, un cortometraggio non gode del medesimo vantaggio, e nove volte su dieci "o la va, o la spacca".

La stagione si apre con Sith, artisticamente tra gli episodi più riusciti.

Tornando a Visions - Volume 2, disponibile su Disney+ in blocco da domani, a funzionare come si deve sono gli episodi intitolati Sith, Screecher’s Reach, I Am Your Mother e Journey to the Dark Head; soprattutto il primo, sviluppato in seno allo studio madrileno El Guiri e curato dal veterano Rodrigo Blaas, che esplora la classica lotta tra lato chiaro e oscuro attraverso il punto di vista di una ex Sith, sfoggiando oltretutto una CGI particolarmente ispirata.

Il secondo non va troppo lontano, in termini di trama, tuttavia lo stile schierato da Cartoon Saloon (Irlanda) e Paul Young è decisamente più fiabesco, mentre I Am Your Mother, diretto da Magdalena Osinska, la butta sul ridere senza tuttavia suonare parodistico; un discorso a parte vale per Journey to the Dark Head, realizzato in Corea da Hyeong Geun Park per Studio Mir: la narrazione qui è molto, molto prossima ai mini-anime proposti nel 2021, e difatti funziona davvero bene offrendo forse il racconto più interessante del mazzo. Di contro, in termini puramente artistici la produzione non mi è parsa indimenticabile.

Lati chiari e lati oscuri

Scendendo un po’ di livello, diciamo così, in fascia media si collocano The Spy Dancer e Aau’s Song, rispettivamente firmati dallo studio francese La Cachette e da Triggerfish, con sede a Cape Town. Del primo ho apprezzato la delicatezza della trama e la scelta di mostrare uno spaccato artistico molto, molto simile al concerto di Episodio III, quello dove Palpatine tenta Anakin; mentre il secondo, al netto di una trama piuttosto semplice, sfoggia una messa in scena davvero interessante in stile stop-motion.

Nonostante la trama un po’ sempliciotta, Aau’s Song è una delizia per gli occhi.

A non farcela proprio, infine, sono In the Stars, dei cileni di Punkrobot, The Pit, creato in concerto da D’art Shtajio (Tokyo) e Lucasfilm, e The Bandits of Golak, sviluppato in India da 88 Pictures. Tutti e tre i corti mi sono parsi anonimi sul versante animazioni e decisamente fuori posto in ottica Star Wars; soprattutto The Bandits of Golak sceglie di puntare sulla mistica e l’estetica indiane senza preoccuparsi di scioglierle nel contesto, al punto che il medesimo racconto potrebbe essere ambientato effettivamente a Mumbai, anziché nella galassia eccetera eccetera, senza troppe differenze in termini di atmosfera.

Detto questo, la serie si lascia comunque guardare con discreto piacere, e per quanto il Volume 1 dal mio punto di vista funzionasse meglio, riesce a garantire qualche ora di intrattenimento stellare e regalare pure un paio di chicche; di contro, la mancanza di una visione (passatemi il termine) coerente a monte un po’ si sente, soprattutto a fronte dello spettacolo offerto dai cortometraggi, pure antologici, di Tales of the Jedi (Voto: 8.5 - Recensione).

Star Wars: Visions: Volume 2 sarà disponibile su Disney+ a partire dal 4 maggio. Abbonandovi alla piattaforma attraverso questo link contribuirete alla realizzazione dei contenuti quotidiani di IGN Italia.

Verdetto

Arrivata al Volume 2, Star Wars: Visions continua a portare avanti la sua bella dose di buone idee, e finanche di coraggio, ma pure certe grane già presenti nella prima stagione e, per certi versi, quasi endemiche in un progetto del genere; mi riferisco alle differenze qualitative tra un cortometraggio e l’altro espresse tanto dall’animazione quanto dai racconti, dal momento che non tutti riescono a vestire con disinvoltura la palandrana dei Jedi, a maggior ragione allontanandosi sensibilmente dai punti fermi della saga senza piazzare i dovuti allarmi.

In questo articolo

Star Wars: Visions - Volume 2 - La recensione

7
Discreto
Al momento siamo ancora dalle parti del discreto divertissement, tuttavia un eventuale Volume 3 dovrà rimboccarsi le maniche, per restare in bolla.
Star Wars: Visions - Volume 2