Università, perché i collettivi protestano e cosa fa la Fondazione Med-Or - La Stampa

ROMA. È il 27 marzo quando il ministero dell’Università annuncia la firma del Protocollo d’intesa con Med-Or per sostenere il ministero nell’attuazione degli obiettivi del Piano Mattei e avviare rapporti di collaborazione nei settori che vanno dalla formazione superiore alla ricerca. E’ esattamente quello che i collettivi universitari chiedono da mesi di evitare, che si creino ulteriori occasioni di collaborazione con la Fondazione Med-Or del gruppo Leonardo Spa. Ed è l’ennesimo motivo di frattura all’interno degli atenei.

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Per capire che cosa rappresenta la Fondazione Med-Or per la componente più radicalizzata della protesta filopalestinese si può tornare indietro a novembre scorso quando in una petizione pubblicata su Change.org l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole formato da Cobas, Usb e una lunga lista di associazioni che fanno capo al mondo del volontariato e del pacifismo, scriveva che: «La Fondazione Med-Or di Leonardo è un esempio di come si dispiega l’intervento del complesso militare industriale nella compagine sociale e culturale, una delle tante forme che assume la cosiddetta “cultura della difesa”» attraverso una serie di attività «mirate a costruire una classe dirigente asservita agli «interessi nazionali italiani e dell’Unione Europea» in una sorta di neocolonialismo formativo. Nel concreto i suoi progetti sono di vario tipo, e mescolano abilmente interessi materiali e geopolitici con gli intenti benefici. Da una parte armi, dall’altra iniziative culturali». Del comitato scientifico della Fondazione fanno parte docenti universitario e tredici rettori e rettrici. Una delle richieste avanzate dall’Osservatorio e firmata da decine di docenti universitari sono le loro dimissioni dal comitato “in applicazione dell’art.11 della Costituzione italiana (L’Italia ripudia la guerra) e dei codici etici, bagaglio culturale e educativo degli Atenei, tutti i Rettori e le Rettrici si impegnino a non aprire collaborazioni con fabbriche di armi o con Enti che forniscano strumenti militari anche informatici”.
La firma del patto a fine marzo tra il Ministero dell’Università e la Fondazione Med-Or ha portato i collettivi studenteschi ad aumentare le loro pressioni all’interno delle università. Sono arrivate le prime dimissioni dei rettori. A marzo ha annunciato di aver lasciato il comitato scientifico di Med-Or il rettore dell’Università di Bari Stefano Bronzini. A metà aprile il rettore della Federico II di Napoli Matteo Lorito ha chiarito anche lui la sua posizione: «Non ho problemi a valutare la mia dimissione dalla Fondazione Med-Or». Sono gesti a titolo personale che vanno ad aggiungersi alle interruzioni dei rapporti con la Leonardo da parte delle università di Torino, Milano, Pisa avvenute nei mesi scorsi. La richiesta degli studenti che hanno manifestato alla Sapienza è che decida di dimettersi anche la rettrice Antonella Polimeni. Lo stesso invito è arrivato ai vertici dell’università di Trento, di Salerno, di Roma Tre, Cà Foscari, Politecnico di Bari, Perugia, Firenze, L’Orientale di Napoli, la Tuscia. Ma per ora non sembra essere stato accolto.

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