Licenziato senza giusta causa: cosa fare e a chi rivolgersi
Sono tante le storie di persone che raccontano di avere perso il lavoro ingiustamente, dall’oggi al domani, pur avendo la garanzia contrattuale di un contratto a tempo indeterminato.
Se è vero che il contratto di lavoro individuale sottoscritto rappresenta una tutela per il lavoratore, non è detto che lo sia in una particolare situazione in cui si determina l’interruzione del rapporto di lavoro.
Quali sono le tutele a sostegno del lavoratore in simili evenienze? Cosa può fare per non perdere o per recuperare il suo posto di lavoro? Analizziamo la questione da un punto di vista legale, esaminando cosa cambia in base al tipo di azienda e alle assunzioni post Jobs Act.
Licenziamento senza giusta causa: cosa fare
Il licenziamento di un lavoratore è considerato legittimo anche in caso di contratto a tempo indeterminato quando lo stesso sia legato:
- al comportamento del lavoratore;
- alla riorganizzazione dell’azienda e alle sopravvenute esigenze economiche.
Il lavoratore potrà essere licenziato per giusta causa o per giustificato motivo soggettivo, per esempio. Il licenziamento senza giusta causa non è legittimo. Lo si può applicare soltanto nel caso dei lavoratori che siano ancora in prova.
In linea generale, un datore di lavoro, quindi, non può scegliere arbitrariamente di licenziare un lavoratore, per esempio perché si hanno idee politiche o religiose differenti, o per semplice antipatia.
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Cosa fare in caso di licenziamento senza giusta causa?
Supponiamo il caso in cui si riceve una lettera di licenziamento dal proprio datore di lavoro. Nella stessa ai lavoratori vengono attribuiti comportamenti che non si sono mai verificati, oppure si agisce come se si trattasse di un licenziamento per giusta causa. Il lavoratore potrebbe anche essere stato licenziato per motivi discriminatori.
In queste circostanze, è possibile rispondere al licenziamento ingiusto con una contestazione: sarà necessario rispettare tempistiche ben precise per non rischiare di perdere la possibilità di impugnare il licenziamento.
Si dovrà quindi contestare la lettera di licenziamento senza giusta causa del proprio datore di lavoro, nel rispetto dei seguenti termini:
- 60 giorni dalla notifica del licenziamento, nella fase stragiudiziale: l’impugnazione dovrà essere inviata per iscritto, tramite raccomandata, con o senza il supporto di un avvocato;
- 180 giorni dalla data di impugnazione stragiudiziale, nella fase giudiziale. Il ricorso dovrà essere presentato presso il Tribunale territoriale competente.
Se non si rispettano i tempi indicati, non si potrà più impugnare il licenziamento, anche nell’ipotesi in cui fosse palesemente illegittimo.
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Contestazione licenziamento illegittimo: conseguenze
Il Giudice del lavoro fissa l’udienza di comparizione, durante la quale spetta al datore di lavoro dover dimostrare che il licenziamento è avvenuto per motivazioni legittime. In questa prima fase, la richiesta di impugnazione può essere accolta o rigettata. Sarà poi eventualmente possibile proseguire in Appello e in Cassazione.
A questo punto, per individuare quali sono le conseguenze della contestazione del licenziamento senza giusta causa, si dovrà prendere in considerazione il numero di dipendenti dell’azienda e se il rapporto di lavoro è iniziato prima del Jobs Act, quindi prima di marzo 2015.
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Meno di 15 dipendenti
Nel caso di aziende con meno di 15 dipendenti, il datore di lavoro viene condannato a pagare al lavoratore licenziato un’indennità variabile tra 2,5 e 6 mensilità, da calcolare sulla base dell’ammontare dell’ultima busta paga.
Licenziamento senza giusta causa: più di 15 dipendenti
In questa ipotesi, il licenziamento sarà considerato illegittimo se il fatto imputato al dipendente non sussiste, quindi non ci sono gli estremi per il licenziamento oppure perché il fatto citato deve essere punito in modo lieve, non con la cessazione del contratto di lavoro.
Il licenziamento viene dunque annullato e il lavoratore non solo recupera il proprio posto di lavoro, ma riceve anche un’indennità risarcitoria per i giorni compresi tra quello del licenziamento e quello del reintegro, oltre che i contributi assistenziali e previdenziali arretrati.
Nei casi in cui, invece, non era presente una giusta causa:
- il rapporto di lavoro viene considerato cessato;
- il datore di lavoro è costretto a risarcire il lavoratore da un minimo di 12 fino a un massimo di 24 mensilità.
Un ultimo caso è quello in cui il datore di lavoro abbia licenziato un dipendente senza rispettare le norme del procedimento disciplinare. Il rapporto di lavoro si considera concluso e il lavoratore riceve un’indennità che va da un minimo di 6 mesi a un massimo di 12.
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Regole Jobs Act
Le nuove regole introdotte dal D.Lgs. n. 23/2015 (cosiddetto Jobs Act) stabiliscono invece che il lavoratore ha la possibilità di scegliere:
- se tornare a lavorare in azienda;
- se ricevere un indennizzo per essere stato licenziato senza legittimo motivo, che per le aziende con meno di 15 dipendenti corrisponde a 6 mesi.
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