Un uomo, una donna: trilogia su un amore tormentato

Un uomo, una donna: trilogia su un amore tormentato

Un uomo, una donna: trilogia su un amore tormentato

Un uomo, una donna (Un homme et une femme) è un film del 1966 diretto da Claude Lelouch, vincitore del Grand Prix per il miglior film al 19º Festival di Cannes. Ex aequo con Signore & signori, e dell’Oscar come miglior film straniero.

Ci sono stati anche due sequel, uno nel 1985 dal titolo Un uomo, una donna oggi (Un homm et une femme dejà). E un terzo episodio nel 2019, che in pratica non cita mai quest’ultimo, come se fosse l’unico sequel: I migliori anni della nostra vita (Les plus belles années d’une vie).

Anche in questi film ci sono sempre i due attori protagonisti del primo film: Anouk Aimée (nelle vesti di Anne Gauthier) e Jean-Louis Trintignant (in quelli di Jean-Louis Duroc).

Vediamo di seguito trama e recensione di tutti e tre i film.

Un uomo, una donna: trama e recensione dei tre film

Anne e Jean-Luc sono due vedovi, che si conoscono per caso dopo aver portato i figli al collegio dove studiano. Poiché lei ha perso il treno e la direttrice chiede al secondo di darle un passaggio. I due si avvicinano lentamente, con le reciproche paure di essere coinvolti troppo. Soprattutto Anne, che ha ancora in testa suo marito, morto durante le riprese di un film.
Un film poetico, ricordato soprattutto per la sua colonna sonora. E che scriverà nella storia del cinema francese Claude Lelouch, che in carriera non riuscirà a ripetersi. Sebbene il terzo episodio si avvicinerà al suo livello.

Un uomo, una donna: trama e recensione

Anne e Jean-Luc sono due vedovi, che si conoscono per caso dopo aver portato i figli al collegio dove studiano. Poiché lei ha perso il treno e la direttrice chiede al secondo di darle un passaggio. I due si avvicinano lentamente, con le reciproche paure di essere coinvolti troppo. Soprattutto Anne, che ha ancora in testa suo marito, morto durante le riprese di un film.
Un film poetico, ricordato soprattutto per la sua colonna sonora. E che scriverà nella storia del cinema francese Claude Lelouch, che in carriera non riuscirà a ripetersi. Neanche riproponendo un sequel vent’anni dopo, che non avrà di fatto la stessa magia.

Valutazione: 4/5

Un uomo, una donna oggi: trama e recensione

A distanza di vent’anni, Claude Lelouch propone il sequel del suo film più riuscito. Ma siamo in un altro decennio, dove il cinema aveva perso il suo incanto. Accecato dagli effetti speciali dei film di fantascienza e da nuovo miti spinti dall’edonismo a stelle e strisce. Di fatti, a fare da sfondo alla storia tormentata di Anne Gauthier e Jean-Luis Duroc (ora persone di mezza età, lei divenuta produttrice di film, lui direttore sportivo della Lancia) ci sono altri eventi che rendono il risultato finale un po’ confusionario.
Di mezzo, infatti, c’è la storia di un serial killer che ispirerà il film di Anne. Ma anche una disavventura nel deserto con la nuova compagna di Jean-Luis, molto più giovane di lui, cognata del figlio. Non mancano felici intuizioni, come l’idea di Anne di realizzare un film sulla loro fugace storia. Con scene che alternano l’oggi con i flash back del film originario. Quel bianco e nero sembra già così antico e lontano.

Valutazione: 2/5

I migliori anni della nostra vita: trama e recensione

Jean-Louis Duroc, ex pilota di auto e direttore della Lancia, è ormai un anziano in una casa di riposo, che ha perso la memoria. Ricorda solo una cosa: l’unica donna che ha davvero amato, Anne Gauthier. Il figlio così decide di convincere la donna ad andarlo a trovare per rinverdire il suo passato. La donna accetta e rivive con lui quell’amore breve e tormentato di oltre mezzo secolo prima.
Claude Lelouch chiude il cerchio del suo film più riuscito: Un uomo, una donna. Uscito nel 1966, diventato un cult francese, anche per l’omonima e inconfondibile colonna sonora. Il regista richiama i due attori dell’epoca, che accettano volentieri di riproporsi come sono adesso. E cancella anche il sequel del 1986, mai citato nel film, come non fosse mai esistito. Evidentemente ammettendo che non fosse un granché.
Il risultato finale è un malinconico, a tratti struggente, omaggio alla terza età, un tramonto inevitabile che ci porta a ricordare le gioie e i dolori vissuti. Ripetuti e poetici flash back richiamano al primo film, incantevole poi la scena di Parigi alle sei del mattino, attraversata in auto da un Jean-Louis giovane per sorprendere la sua Anne.
Il film però si proietta anche verso il futuro, mostrandoci i loro figli che si ritrovano e forse si ameranno. Magari in modo meno poetico e platonico dei loro genitori, ma forse più concreto. Come i tempi di oggi esigono. Cameo di Monica Bellucci, nei panni della figlia di Jean-Louis, avuto da un altro amore fugace negli anni ’70 in quel di Roma. Ma che lui nemmeno riconosce, apprezzandone però la sua bellezza. Consapevole che in fondo anche lui qualcosa di bello nella vita ha fatto.

Valutazione: 4/5

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