writer58
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luned� 28 febbraio 2011
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l'inverno del nostro scontento...
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In "Winter's bone", il clima -umano e atmosferico- � gelido, l'ambientazione richiama un inverno postatomico, uno scenario da apocalisse fatto di miseria materiale ed emotiva, sottocultura criminale ed emarginazione. La fotografia del film sottolinea questa scelta: colori smorti, privati della loro luce, che richiamano la gamma dei grigi.
I rapporti umani sono feroci, ostili, basati su esigenze elementari di sopravvivenza e difesa del proprio clan famigliare, appaiono devastati dall'uso e dallo spaccio della metanfetamina. Ambientato in un Missouri desolato, il film di Debra Granik propone il ritratto spietato e asciutto di una comunit� rurale dove vive una famiglia composta dalla madre malata, da un padre scomparso per questioni di droga, da due minori confinati in una fattoria fatiscente e da un'adolescente di 17 anni che si fa carico dell'intera famiglia e che intraprende un "viaggio dell'orrore" per salvare la propria casa e il proprio futuro.
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In "Winter's bone", il clima -umano e atmosferico- � gelido, l'ambientazione richiama un inverno postatomico, uno scenario da apocalisse fatto di miseria materiale ed emotiva, sottocultura criminale ed emarginazione. La fotografia del film sottolinea questa scelta: colori smorti, privati della loro luce, che richiamano la gamma dei grigi.
I rapporti umani sono feroci, ostili, basati su esigenze elementari di sopravvivenza e difesa del proprio clan famigliare, appaiono devastati dall'uso e dallo spaccio della metanfetamina. Ambientato in un Missouri desolato, il film di Debra Granik propone il ritratto spietato e asciutto di una comunit� rurale dove vive una famiglia composta dalla madre malata, da un padre scomparso per questioni di droga, da due minori confinati in una fattoria fatiscente e da un'adolescente di 17 anni che si fa carico dell'intera famiglia e che intraprende un "viaggio dell'orrore" per salvare la propria casa e il proprio futuro.
La ricerca del padre diventa una specie di "discesa negli inferi", da cui la protagonista riuscir� faticosamente a riemergere, malgrado l'omert� dei vicini e le faide famigliari che distruggono qualunque vincolo di solidariet�. E' il ritratto di un'America livida e marginale, che vive sotto la soglia della povert�, raccontato con durezza e senza alcun compiacimento.
La regia sorregge la narrazione con uno sguardo lucido ed essenziale e il cast (in primis l'eccellente Jennifer Lawrence) appare efficace e incisivo.
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ecoval
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domenica 9 gennaio 2011
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l'america pi� dura
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Ambientato nello sperduto altopiano d'Ozark in Missouri, il film è un ritratto spietato e glaciale di un'America marginale e abbandonata a se stessa, dove non sembrano esserci più regole e dove vige unicamente la legge del più forte. Una fotografia fredda e distaccata trasmette ancor di più un senso d'inquietudine e smarrimento, all'interno di uno scenario visivo che ricorda quello di pellicole e romanzi post-apocalittici, come «La strada» di Cormac McCarthy, ma che invece è semplicemente la raffigurazione dell'America di oggi.Grande l'interpretazione della giovane Jennifer Lawrence nella parte della protagonista,lo consiglio davvero!
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cannedcat
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sabato 19 febbraio 2011
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sarei persa senza il vostro peso sulle mie spalle!
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Se c'è una cosa che un cinefilo attento scopre non appena sbarcato in un punto qualsiasi degli Stati Uniti è che tutto gli è molto familiare, ci si immerge in uno scenario già praticato: è l'effetto del cinema e della letteratura americana, che è un dipinto dal vero, anche quando è brutale, come in questo film, che associa alla magistrale regia di Debra Granik una Jennifer Lawrence assolutamente eccezionale!
Una storia che non è una favola, una storia brutale di miseria, di violenza, di sopraffazione, una storia tipica di una comunità isolata dove il rapporto di sangue, che sia familiare o quello versato in interminabili faide, è la logica ferrea che fa vivere i personaggi in un qualcosa che sembra abnorme solo per chi non ne è mai stato coinvolto, e la bravura della regista è di farci immergerci totalmente in questo universo malmostoso da dove, paradossalmente , i personaggi non vogliono scappare, anzi, combattono ostinatamente per restarci, perchè suonare un banjo a NYC, a LA o San Francisco non sarebbe la colonna sonora della propria vita ma solo pallido folklore per turisti di bocca buona e di nessuna lettura.
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Se c'è una cosa che un cinefilo attento scopre non appena sbarcato in un punto qualsiasi degli Stati Uniti è che tutto gli è molto familiare, ci si immerge in uno scenario già praticato: è l'effetto del cinema e della letteratura americana, che è un dipinto dal vero, anche quando è brutale, come in questo film, che associa alla magistrale regia di Debra Granik una Jennifer Lawrence assolutamente eccezionale!
Una storia che non è una favola, una storia brutale di miseria, di violenza, di sopraffazione, una storia tipica di una comunità isolata dove il rapporto di sangue, che sia familiare o quello versato in interminabili faide, è la logica ferrea che fa vivere i personaggi in un qualcosa che sembra abnorme solo per chi non ne è mai stato coinvolto, e la bravura della regista è di farci immergerci totalmente in questo universo malmostoso da dove, paradossalmente , i personaggi non vogliono scappare, anzi, combattono ostinatamente per restarci, perchè suonare un banjo a NYC, a LA o San Francisco non sarebbe la colonna sonora della propria vita ma solo pallido folklore per turisti di bocca buona e di nessuna lettura.
Jennifer Lawrence, nominata all'Oscar 2011 come migliore attrice protagonista, è anni luce lontana da Natalie Portman!
Praticamente Jennifer è in un'altra galassia.
Risplende di luce come una supernova.
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davide belloni
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mercoled� 23 febbraio 2011
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un'ottima attrice nei gelidi inverni interiori
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Jennifer Lawrence è un'attrice veramente dotata, e dopo la prova offerta in 'The Burning Plain' di Arriaga, si ritrova nuovamente a vestire abilmente i panni della ragazza (Ree Dolly) dell'estrema provincia degradante americana, questa volta costretta a sobbarcarsi il peso dei due fratellini e della madre malata negli inospitali altopiani del Missouri, a dispetto di parenti e conoscenti per nulla amichevoli e di un padre latitante , la cui ricerca da parte della ragazza (che non vuole perdere la sua casa impegnata per il processo) costituisce il fulcro dell'intreccio del film. Come molti dei film che vengono premiati al Sundance, anche questo rivela i propri punti di forza nei particolari, piuttosto che nell'immediatezza della storia e dei fatti.
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Jennifer Lawrence è un'attrice veramente dotata, e dopo la prova offerta in 'The Burning Plain' di Arriaga, si ritrova nuovamente a vestire abilmente i panni della ragazza (Ree Dolly) dell'estrema provincia degradante americana, questa volta costretta a sobbarcarsi il peso dei due fratellini e della madre malata negli inospitali altopiani del Missouri, a dispetto di parenti e conoscenti per nulla amichevoli e di un padre latitante , la cui ricerca da parte della ragazza (che non vuole perdere la sua casa impegnata per il processo) costituisce il fulcro dell'intreccio del film. Come molti dei film che vengono premiati al Sundance, anche questo rivela i propri punti di forza nei particolari, piuttosto che nell'immediatezza della storia e dei fatti. Si può dire che l'ambientazione fredda e anaffettiva sia co-protagonista del film, in quanto accentua e sottolinea puntualmente gli stati d'animo dei personaggi, in particolare di Ree, facendo emergere un evidente parallelismo tra il gelo del clima e il gelo emotivo delle persone che la circondano. Anche la fotografia è molto ben diretta, e ci regala immagini evocative al limite della poesia, soprattutto quando ritrae assieme i tre fratelli intenti a sostenere una lotta per la sopravvivenza forse più grande di loro. La trama forse non avvince completamente, anche se la sceneggiatura è molto interessante, ma il film merita a mio parere un riconoscimento ormai di grande impatto nel mercato come quello del Sundance. E poi suggerisco di tenere d'occhio questa attrice, Jennifer Lawrence, perchè potrebbe rivelarsi una delle future 'big stars' del mondo cinematografico americano, sperando solo che scelga con attenzione e cuore i ruoli da interpretare, prediligendo la qualità al cachet.
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hidalgo
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luned� 28 febbraio 2011
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il gelido inverno di ree
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Una madre malata. Una famiglia da mandare avanti. Un padre, produttore e spacciatore di metanfetamine, che ha dato la sua proprietà come cauzione se non risponderà, una volta uscito di prigione, al mandato di comparizone. Di lui, nessuna traccia. La casa - la baracca - dove vivono la giovane e tosta Ree con il resto della famiglia, sta per essere confiscata dalla polizia. Ree comicerà così pericolosa "caccia all'uomo", suo padre, ma dovrà fare i conti con i segreti della gente del posto, disposta a tutto pur di non far emergere la scomoda verità. Un dramma duro e realistico, ambientato tra i cupi ma suggestivi boschi del Missouri, paesaggi che diventano importanti come e quanto gli attori per dare al film un'atmosfera ancora più inquietante e sinistra.
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Una madre malata. Una famiglia da mandare avanti. Un padre, produttore e spacciatore di metanfetamine, che ha dato la sua proprietà come cauzione se non risponderà, una volta uscito di prigione, al mandato di comparizone. Di lui, nessuna traccia. La casa - la baracca - dove vivono la giovane e tosta Ree con il resto della famiglia, sta per essere confiscata dalla polizia. Ree comicerà così pericolosa "caccia all'uomo", suo padre, ma dovrà fare i conti con i segreti della gente del posto, disposta a tutto pur di non far emergere la scomoda verità. Un dramma duro e realistico, ambientato tra i cupi ma suggestivi boschi del Missouri, paesaggi che diventano importanti come e quanto gli attori per dare al film un'atmosfera ancora più inquietante e sinistra. Sinistri sono anche i personaggi che man mano cercano di fermare il coraggio della disperazione di Ree, pronta a sacrificarsi per la propria famiglia. Tutti sanno, tutti tacciono perchè tutti colpevoli. Una contro tutti, il personaggio di Ree -una bravissima Jennifer Lawrence, già ammirata in The burning plain (è nata una stella?) - si fa amare dal pubblico per la tenacia, l'amore per i suoi fratellini e la sconsiderata incoscienza con cui è costretta ad affrontare una situazione più grande di lei. Il film ha i ritmi giusti per il tipo di storia che va a raccontare, l'ansia cresce scena dopo scena e arriva al culmine quando Ree si (ri)prende le mani del padre come prova della sua morte, e si lascia andare a un pianto liberatorio che racchiude mille emozioni e sensazoni. Angoscia, rabbia, dolore, paura, sgomento, vittoria. La casa è salva. Con essa, lo sono anche Ree e la sua famiglia. Tranne suo padre. Fine della caccia.
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nino quincampoix
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marted� 5 aprile 2011
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la ballata dei trailer trash
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nell'America più profonda, quella della Bibbia sotto un braccio e un fucile pronto all'uso nell'altro, delle case mobili e dei materassi ad acqua (in un'unica definizione, tanto spietata quanto icastica, dei "poor white trash"), la diciassettenne Ree difende il suo diritto di accudire i fratelli minori e la madre catatonica nella loro umile casa malandata; in un ambiente cupo, triste (nel film gli unici sorrisi si vedono solo alla fine), fatto di spacciatori e criminali, ma soprattutto di regole e d'onore (comunque, anche se vieni vessato, picchiato e fatto a pezzi si ha l'impressione che tutto segua un giusto ordine prestabilito), lotta con tutte le sue forze per non soccombere alle decisioni degli altri
in una scala di colori che va da
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nell'America più profonda, quella della Bibbia sotto un braccio e un fucile pronto all'uso nell'altro, delle case mobili e dei materassi ad acqua (in un'unica definizione, tanto spietata quanto icastica, dei "poor white trash"), la diciassettenne Ree difende il suo diritto di accudire i fratelli minori e la madre catatonica nella loro umile casa malandata; in un ambiente cupo, triste (nel film gli unici sorrisi si vedono solo alla fine), fatto di spacciatori e criminali, ma soprattutto di regole e d'onore (comunque, anche se vieni vessato, picchiato e fatto a pezzi si ha l'impressione che tutto segua un giusto ordine prestabilito), lotta con tutte le sue forze per non soccombere alle decisioni degli altri
in una scala di colori che va dal grigio scuro al nero, Jennifer Lawrence traccia un profilo di giovane donna intenso e toccante
consiglierei di vederlo in lingua originale, perchè i dialoghi italiani a volte sono forzati e poco chiari (doppie o triple negazioni che fanno perdere il punto)
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pietro viola
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gioved� 17 marzo 2011
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il freddo acciaio che ci lega
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Ottimo film. Duro e crudo. Ma anche poetico e struggente, perfetto nel descrivere dal punto di vista della "devianza" (fisica, mentale, ambientale, comportamentale) la forza dei legami di sangue, che tanto spesso la protagonista tira in ballo con i suoi interlocutori, tutti parenti e quasi-parenti. Il film descrive benissimo gli angoli più bui dell'essere umano, ma anche la luce della forza, della volontà, del coraggio. Fino all'epilogo quasi didascalico: "non potrei vivere senza il vostro peso sulle mie spalle" .
Assolutamente da vedere
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reservoir dogs
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gioved� 24 febbraio 2011
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un immersione nell'essere umano
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Ree (Lawrence) vive in una zona montuosa del Missouri, la vita � dura e la ragazza si � accollata tutta la responsabilit� che la madre malata ed il padre latitante non possono dare ne alla casa ne ai due fratelli pi� piccoli.
L'arrivo dello sceriffo rompe del tutto l'equilibrio gi� precario di una famiglia sul baratro: il padre non si � presentato in tribunale e la casa che aveva messo come garanzia verr� di conseguenza confiscata entro breve.
Appresa la notizia Ree parte alla ricerca dell'uomo, il suo � un viaggio in un luogo popolato da lupi dove i legami (di sangue e non) affogano nel marciume di una palude e nel sangue, dove l'abbrutimento del bellissimo viso di porcellana di Ree � lo specchio di un habitat cupo e brutale.
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Ree (Lawrence) vive in una zona montuosa del Missouri, la vita � dura e la ragazza si � accollata tutta la responsabilit� che la madre malata ed il padre latitante non possono dare ne alla casa ne ai due fratelli pi� piccoli.
L'arrivo dello sceriffo rompe del tutto l'equilibrio gi� precario di una famiglia sul baratro: il padre non si � presentato in tribunale e la casa che aveva messo come garanzia verr� di conseguenza confiscata entro breve.
Appresa la notizia Ree parte alla ricerca dell'uomo, il suo � un viaggio in un luogo popolato da lupi dove i legami (di sangue e non) affogano nel marciume di una palude e nel sangue, dove l'abbrutimento del bellissimo viso di porcellana di Ree � lo specchio di un habitat cupo e brutale.
Nel lato oscuro dell'America, quello che sembra non aver sentito lo sviluppo industriale (o forse non vuole sentirlo), tra gli alberi secolari del Missouri, tra corpi lividi e tumefatti risiede un animo che le circostanze hanno reso "maggiorenne" prima del previsto che tenta ad ogni costo di riscattare la propria famiglia.
La scarna ma magistrale sceneggiatura permette di andare oltre a quello che gli occhi ci possono mostrare; un p� come nei film di Rohmer, il dialogo � sempre subordinato all'immagine, la perfetta fotografia fa si che lo scorrere della pellicola possa essere una profonda gelida immersione nell'essere umano.
Al Torino Film Festival 2010 miglior film e miglior attrice Jennifer Lawrence. Premio della giuria come miglior film e miglior sceneggiatura al Sundance Film Festival.
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renato volpone
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gioved� 24 febbraio 2011
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gelido come l'inverno
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Gelido come l'inverno: è la sensazione che si prova nel vedere questo film. Il freddo ti entra nelle ossa, nella testa, nel cuore e ti lascia rapito dagli occhi della protagonista, coraggiosa, decisa, indifesa di fronte ad un clan famigliare che la condanna per gli errori commessi dal padre. Il suo orgoglio ribelle, il suo senso di appartenenza, di giustizia in fondo, le permettono di sopravvivere al dramma che le si pone di fronte, sola con due fratelli piccoli da allevare e una madre malata cui chiede aiuto almeno per una volta, ma che non le risponderà mai. Il film è crudo, non lascia spazio a facili speranze. Ottima la sceneggiatura, bella la fotografia e molto bravi gli interpreti.
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Gelido come l'inverno: è la sensazione che si prova nel vedere questo film. Il freddo ti entra nelle ossa, nella testa, nel cuore e ti lascia rapito dagli occhi della protagonista, coraggiosa, decisa, indifesa di fronte ad un clan famigliare che la condanna per gli errori commessi dal padre. Il suo orgoglio ribelle, il suo senso di appartenenza, di giustizia in fondo, le permettono di sopravvivere al dramma che le si pone di fronte, sola con due fratelli piccoli da allevare e una madre malata cui chiede aiuto almeno per una volta, ma che non le risponderà mai. Il film è crudo, non lascia spazio a facili speranze. Ottima la sceneggiatura, bella la fotografia e molto bravi gli interpreti.
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pepito1948
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marted� 8 marzo 2011
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il trionfo del freddo
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Un film sul freddo, non solo quello naturale di un inverno nel Missouri (contesto marcatamente simbolico, dove si ripetono le immagini inquietanti di alberi e arbusti spogli e secchi), ma soprattutto quello umano. Non ci sono passioni, neanche negative, non c'è odio, semmai rancore, quello che cova e serpeggia implacabile nell'ombra senza tregua. Anche la violenza è fredda, ma atroce; al punto di derubare una minorenne della sua giovinezza e costringerla a fare da madre a se stessa, alla propria madre ed ai fratellini, ed a mascherare fuori di casa il proprio candore di adolescente con l'asprezza e il rude linguaggio di coloro che le girano attorno. Un freddo che distrugge i rapporti interfamiliari e crea clan contrapposti, genera cadaveri presunti ed introvabili, mette uomini e donne sullo stesso piano di degrado e sterilità interiori, ed i pochi impeti affettivi emergono timidamente come fiorellini radi in mezzo ad una coltre di neve.
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Un film sul freddo, non solo quello naturale di un inverno nel Missouri (contesto marcatamente simbolico, dove si ripetono le immagini inquietanti di alberi e arbusti spogli e secchi), ma soprattutto quello umano. Non ci sono passioni, neanche negative, non c'è odio, semmai rancore, quello che cova e serpeggia implacabile nell'ombra senza tregua. Anche la violenza è fredda, ma atroce; al punto di derubare una minorenne della sua giovinezza e costringerla a fare da madre a se stessa, alla propria madre ed ai fratellini, ed a mascherare fuori di casa il proprio candore di adolescente con l'asprezza e il rude linguaggio di coloro che le girano attorno. Un freddo che distrugge i rapporti interfamiliari e crea clan contrapposti, genera cadaveri presunti ed introvabili, mette uomini e donne sullo stesso piano di degrado e sterilità interiori, ed i pochi impeti affettivi emergono timidamente come fiorellini radi in mezzo ad una coltre di neve. La ragazza "madre" vince, mantiene ciò che le volevano togliere, ma che sarà di lei, una volta divenuta adulta, in quel mondo di ostilità e di pochezza di sentimenti in cui è cresciuta? Riuscirà a coprirsi abbastanza da non essere invasa da tanto freddo? Forse l’unico spiraglio di vitalità viene non da una persona ma da un oggetto, un vecchio banjo, strumento piuttosto comune in quei luoghi, che, in mano al piccolo fratellino, diffonde note di armonia, momenti di lirica evasione da quel mondo immobile, da cui trasudano gocce di speranza e di bellezza.
Winter’s bone è' uno di quei film di voluta "sgradevolezza" davanti a cui è difficile resistere alla tentazione di difendersi ergendo un muro di impenetrabilità emotiva, che tuttavia tende a sterilizzare il flusso di sensazioni ed ad impedire di entrare “dentro”, in sintonia con i personaggi e con il clima del contesto.
E’ uno di quei film dove non ti chiedi come va a finire perché, comunque si esaurisca la vicenda, l’ambiente non offre sbocchi evolutivi, e gli spunti di pallido tepore sono destinati a scontrarsi con il gelo permanente dell’incomunicabilità umana, dove è e sarà sempre inverno e neanche i bambini che giocano mettono allegria.
Persino i colori sono impercettibili, le luci impalpabili, gli interni scuri e tetri. E l’unica aria che sembra di respirare è quella della cocaina, delle amfetamine, la cui produzione e dipendenza aleggia in tutta la comunità montana ed orienta i comportamenti della gente del luogo.
E’ un film duro, di ardua digestione, apparentemente molto “maschile” (ma la regista è una donna che si è ispirata ed avvalsa della collaborazione dell’autore del libro di riferimento), ma molto ben girato con la partecipazione di alcuni attori improvvisati e reperiti in loco, e corroborato da una giovanissima protagonista, pienamente a suo agio nel calarsi in una parte in forte contrasto con la sua età e la sua incipiente maturità.
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