Il convoglio con il logo Ong, i movimenti concordati con Israele poi i missili in successione: così i cooperanti sono stati colpiti e uccisi - La Stampa

GERUSALEMME. Sette i volontari della Ong World Central Kitchen rimasti uccisi da un drone israeliano a Deir el-Balah, nella zona centrale di Gaza. Erano quasi tutti stranieri: tre britannici, un’australiana, un polacco, un cittadino con doppia nazionalità canadese e americana e un palestinese.

Secondo la ricostruzione, il convoglio costituito da tre auto con a bordo i volontari dell’organizzazione americana aveva lasciato un deposito dove aveva scortato dei camion che avevano depositato circa 100 tonnellate di cibi e pasti pronti per la popolazione locale. Uscendo, è stato colpito in pieno da tre colpi in rapida successione, nonostante i tetti delle auto sulle quali viaggiavano gli operatori fossero chiaramente contrassegnati dal logo ufficiale della Ong e nonostante il fatto che i movimenti fossero stati, come sempre, coordinati con l’esercito israeliano. Secondo il quotidiano Haaretz, l’attacco sarebbe avvenuto perché l’unità militare israeliana che controlla quel percorso aveva avvistato, a bordo dei camion che entravano nel deposito, un uomo armato, e ha sospettato che fosse un terrorista.

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Il portavoce dei militari, Daniel Hagari, ha confermato la responsabilità del Paese ebraico, affermando che si è trattato di «un tragico incidente» e annunciando una profonda indagine indipendente sull’accaduto.

«Sfortunatamente – ha detto Netanyahu - ieri c’è stato un tragico incidente in cui le nostre forze hanno colpito accidentalmente persone innocenti nella Striscia di Gaza. Questo accade in guerra. Stiamo indagando a fondo, siamo in contatto con le parti interessate e faremo di tutto per garantire che questo genere di cose non accada di nuovo».

Condanna per l’accaduto da tutto il mondo. Gli Stati Uniti chiedono una indagine «rapida» sulla morte degli operatori umanitari. Il ministro degli Esteri britannico, David Cameron, annunciando come il suo omologo polacco la convocazione dell’ambasciatore israeliano, si è detto profondamente angosciato chiedendo protezione per gli operatori umanitari. Condanna da parte del Canada.

Dello stesso parere anche Nebal Farsakh, portavoce della Mezzaluna Rossa palestinese, che a La Stampa ha detto che «è inaccettabile che operatori umanitari che prestano il loro servizio per portare un po’ di aiuto alla popolazione di Gaza, che sta affrontano la fame e la carestia, siano perseguiti, uccisi, anche se erano chiaramente identificati con le loro divise. Le forze israeliane aprono il fuoco, uccidono, feriscono. La comunità internazionale dovrebbe alzare la voce per proteggere i civili e gli operatori umanitari. Israele fa questo grazie al silenzio della comunità internazionale».

Il capo della politica estera dell’Ue, Josep Borrell, nel condannare l’attacco e chiedendo un’indagine, sottolinea che l’incidente rafforza ulteriormente la necessità di un cessate il fuoco immediato. Su questo, i vari Paesi del consiglio Onu stanno discutendo una bozza di risoluzione che la Francia è intenzionata a presentare, che chiede un cessate il fuoco immediato tra Israele e Hamas a Gaza e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi ancora detenuti nella Striscia. La prima lettura scontenta Israele che ha chiesto agli Usa di porre il veto.

Intanto World Central Kitchen ha fatto sapere che ha sospeso le operazioni nella regione. Decisione presa da altre Ong come Anera, l’organizzazione americana seconda solo all’Unrwa per impegno a Gaza. La seconda nave di aiuti partita da Cipro e che stava arrivando a Gaza con oltre 200 tonnellate di aiuti, è tornata indietro.

Secondo Jamie McGoldrick, alto funzionario delle Nazioni Unite per il coordinamento degli aiuti umanitari a Gaza, l’uccisione dei sette volontari Wck «non è un incidente isolato». Sono più di 200 gli operatori umanitari che sono stati uccisi a Gaza dall’inizio della guerra, la quasi totalità appartenenti all’Unrwa.

Sul fronte colloqui, la delegazione israeliana è rientrata dal Cairo. Nel comunicato dell’ufficio del primo ministro si legge che è stata presentata ad Hamas una nuova proposta e ora si attende dunque la risposta del gruppo di Gaza. «Israele si aspetta che i mediatori agiscano con maggiore forza contro Hamas per far avanzare i negoziati verso un accordo», si legge nel comunicato scritto per il Mossad.

Mentre continuano le proteste contro Netanyahu, con centinaia di manifestanti che hanno piazzato le tende dinanzi alla Knesset, è polemica sulla legge, approvata lunedì dal parlamento israeliano, che consente al governo di chiudere le emittenti straniere se ritiene che possano arrecare danno alla sicurezza dello Stato. Nel mirino di Israele vi è in particolare l’emittente araba Al Jazeera che, secondo Netanyahu, dà una narrazione distorta e di parte di quanto accade a Gaza, accusandola di fomentare l’odio contro Israele. Gli Stati Uniti hanno accolto la notizia definendola «preoccupante» e aggiungendo che il dipartimento di Stato americano supporta sempre la libertà e l’indipendenza della stampa. Per Hamas la decisione di oscurare Al Jazeera dimostra solo che Israele vuole nascondere la verità su quello che accade a Gaza veramente.

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