Ultimatum alla Terra

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Disambiguazione – Se stai cercando il remake, vedi Ultimatum alla Terra (film 2008).
Ultimatum alla Terra
Locandina originale del film
Titolo originaleThe Day the Earth Stood Still
Paese di produzioneStati Uniti d'America
Anno1951
Durata92 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,37:1
Generefantascienza
RegiaRobert Wise
Soggettodal racconto Farewell to the Master di Harry Bates
SceneggiaturaEdmund H. North
ProduttoreJulian Blaustein
Casa di produzioneTwentieth Century Fox
Distribuzione in italianoFox
FotografiaLeo Tover
MontaggioWilliam Reynolds
Effetti specialiFred Sersen
MusicheBernard Herrmann
ScenografiaAddison Hehr, Lyle Wheeler
CostumiPerkins Bailey
TruccoBen Nye
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani
Logo ufficiale del film

Ultimatum alla Terra (The Day the Earth Stood Still) è un film del 1951 diretto da Robert Wise.

È un film di fantascienza liberamente tratto dal racconto Addio al padrone (Farewell to the Master, 1940) di Harry Bates.[N 1]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Klaatu

Washington. Un disco volante atterra in un parco, e della folla, seppure spaventata, si accalca intorno, mentre sopraggiungono dei militari con mezzi corazzati. Dal disco esce un extraterrestre con sembianze umane di nome Klaatu, salutando e recando un piccolo dono ma un soldato, preso dal panico, gli spara. Sopraggiunge un gigantesco robot, di nome Gort, che fa sparire con il suo laser le armi nelle vicinanze. Klaatu, dopo essere stato portato in ospedale, elude la sorveglianza e fingendosi il cittadino Carpenter, si rifugia presso un'affittacamere, e conosce Helen, vedova di guerra, e suo figlio Bobby.

Il giorno dopo Klaatu con il ragazzo va a casa dell'anziano professor Barnhardt e gli confida che la Terra sarà distrutta dalla Confederazione Galattica, un ente per la tutela della pace, per mezzo di un esercito di automi, qualora le potenze mondiali estendano la guerra agli altri pianeti. Barnhardt, grazie alle sue conoscenze, ottiene un'udienza per Klaatu al cospetto di personalità terrestri. Onde convincere le autorità della gravità della situazione l'extraterrestre dà una dimostrazione dei suoi poteri interrompendo, per un breve periodo, l'energia elettrica in tutto il mondo.

Il fidanzato di Helen, insospettito dallo strano inquilino e da un diamante di provenienza sconosciuta trovato nella sua camera, lo denuncia alla polizia: segue una fuga, al termine della quale Klaatu resta ferito a morte. Gort, il robot, percepita la morte del compagno, entra in modalità "distruzione" ma Helen, avvisata da Klaatu, riesce appena in tempo a pronunciare la storica frase «Klaatu, Barada, Nikto!» per impedire la rappresaglia.

Recuperato il corpo del padrone, Gort riesce a ridargli la vita per mezzo delle apparecchiature del disco volante. Klaatu ripresosi congeda Helen e rivolge il suo ultimatum alla Terra prima di salire sul disco e sparire nello spazio.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Trailer del film (info file)
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Nel 1949 Julian Baustein, produttore della 20th Century Fox, aveva appena terminato la realizzazione de L'amante indiana, film sul conflitto fra la cultura anglosassone e quella dei nativi americani. Nella storia narrata da Bates in Farewell to the Master egli vede un potente veicolo di denuncia dell'ottusità del genere umano nel rifiutare prospettive di pace. Siamo a pochi anni dalla fine del conflitto mondiale e all'inizio della guerra fredda e la paura di un conflitto atomico era molto forte.

A elaborare la sceneggiatura fu incaricato Edmund H. North, proprio nel periodo in cui a Hollywood cominciava il maccartismo. L'atmosfera da caccia alle streghe filtra anche nelle pagine del copione. La fantascienza era un genere cinematografico emergente: nella primavera 1950 c'era stato il successo di Uomini sulla luna, ma questo soggetto aveva il vantaggio di essere tutto ambientato sul pianeta Terra e di prevedere pochi effetti speciali, con minori costi di realizzazione[1].

La navicella a forma di disco volante fu progettata da Lyle R. Wheeler e Addison Hehr. Le sue linee purissime e asettiche e la superficie argentata dovevano dare l'idea di una civiltà equilibrata e tecnologicamente molto avanzata. Nella realtà si trattava di una leggerissima intelaiatura di legno, vuota all'interno, rivestita di gesso, stucco e vernice argentata, che costò comunque circa 100.000 dollari, su un budget totale di 960.000[1]. Gli effetti speciali furono ridotti al minimo: il raggio letale dei robot, realizzato con sequenze animate, la disintegrazione di un carro armato e alcuni soldati in una serie di dissolvenze dipinte.

Gort, il robot senza volto, fu interpretato da Lock Martin, allora maschera del teatro Grauman's Chinese Theatre di Hollywood (sede di numerose premiazioni Oscar), ingaggiato solo per la sua alta statura. Nonostante l'altezza, non aveva grande prestanza fisica e anche a causa dello scomodo costume indossato per ore, non riusciva a sostenere Patricia Neal fra le braccia. Pertanto fu necessario ricorrere a una gru per tenerla sollevata nei primi piani, mentre nei campi lunghi furono usati leggerissimi manichini con le sembianze di Rennie e della Neal[1].

Colonna sonora[modifica | modifica wikitesto]

La colonna sonora è firmata dal celebre Bernard Herrmann, compositore di fiducia di Hitchcock e Welles. Bernard Herrmann sperimentò sonorità inedite per il cinema, usando violino, basso elettrico, quattro pianoforti, quattro arpe, una sezione di trenta fiati e soprattutto due Theremin, che danno al commento musicale del film un'atmosfera ermetica e "angosciosa".[1]

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film fu trasmesso dalla televisione Rai durante la storica diretta dell'allunaggio il 20 luglio 1969, insieme ad altri film e spettacoli collegati alla luna e allo spazio[2].

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

«Nobile esempio della fantascienza degli anni '50, Ultimatum alla Terra è un film ricco di suggestioni e tematiche ancora attuali. La purezza e la razionalità dei visitatori sembrano ben esemplificate dalle linee essenziali, chiare e pulite del disco volante [...]»

Qualche anno dopo l'uscita del film, alcuni critici vollero vedere nel film un'allegoria cristiana facendo notare che Klaatu arriva dal cielo a parlare di pace; dà una dimostrazione dei suoi poteri sovrannaturali provocando un black out mondiale; si confonde fra la gente comune assumendo il nome di Carpenter (lett. "falegname"); viene tradito; viene ucciso dai soldati; impedisce al robot Gort di punire i suoi assassini; poi resuscita grazie all'intervento del robot Gort, il cui nome ha una certa assonanza col termine inglese God (lett. "Dio") e ascende al cielo dopo aver ammaestrato alcuni terrestri a portare un messaggio di pace al mondo intero. Il regista e il produttore ribadirono l'assoluta casualità di queste analogie, ma lo sceneggiatore ammise che erano volute, aggiungendo che comunque «per più di dieci anni non se ne accorse nessuno».[1]

Considerato un classico del cinema di fantascienza, nel 1995 è stato scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.[4]

Opere derivate[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2008 la 20th Century Fox ha prodotto il remake Ultimatum alla Terra, diretto da Scott Derrickson e interpretato da Keanu Reeves, nella parte di Klaatu, e Jennifer Connelly, in quella di Helen.

Klaatu barada nikto![modifica | modifica wikitesto]

Gort
Lo stesso argomento in dettaglio: Klaatu barada nikto.

La famosa frase di una ipotetica lingua aliena è entrata nell'immaginario collettivo, tant'è che molti altri artisti l'hanno citata in svariate opere. Ne L'armata delle tenebre viene usata dal protagonista come formula magica. George Lucas padre di Guerre stellari, ne Il ritorno dello Jedi del 1983, utilizza le singole parole per dare il nome a tre alieni della corte del signore del crimine Jabba the Hutt. La frase è anche pronunciata dal generale cattivo di Toys - Giocattoli per bloccare i giocattoli.

Ma vi sono anche citazioni in svariati film, come: Tron, Scary Movie 5; serie televisive: X-Files, Genitori in blue jeans, I Simpson, Farscape, Johnny Bravo, Due uomini e mezzo, Star Trek: Enterprise; in alcuni romanzi: The Armageddon Rag di George R. R. Martin e Mucho Mojo di Joe R. Lansdale; e anche nel mondo dei videogiochi: SimCity 2000, Duke Nukem: Time to Kill, Grand Prix 2, Sam & Max Hit the Road, Sacrifice, World of Warcraft, I Simpson: Springfield, Borderlands 2, Spider-Man 2; nonché del software: digitando "about:robots" nella barra degli indirizzi di Mozilla Firefox la linguetta della "pagina nascosta" risultante ha come titolo questa citazione.

Nella miniserie Ultimate Secret della Marvel, ambientata nell'Ultimate Universe, l'alieno Geheneris HalaSon Mahr Vehl pronuncia questa frase per prendere in giro Nick Fury venuto ad interrogarlo; in questa storia, Mahr Vehl è un ufficiale militare kree infiltrato sulla Terra come osservatore per riferire ai suoi comandanti.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni
  1. ^ Il romanzo è stato pubblicato in Italia da De Carlo Editore con il titolo Klaatu, prologo a un'invasione (1973).
Fonti
  1. ^ a b c d e Giovanna Asselle, Ciak, anno IX n° 7, Visibilia Editore S.p.A., luglio 1993.
  2. ^ Hit, L'uomo sulla Luna: la Rai e quella diretta di 25 ore del 20 luglio 1969, su TvBlog, Blogo, 20 luglio 2019. URL consultato il 4 febbraio 2024.
  3. ^ Bruno Lattanzi e Fabio De Angelis (a cura di), Ultimatum alla Terra, in Fantafilm.
  4. ^ (EN) Librarian Names 25 More Films to National Film Registry, su Library of Congress, US Government, 18 dicembre 1995. URL consultato il 5 gennaio 2012.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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