Donald Tusk è il nuovo presidente della Polonia - la Repubblica

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Polonia, Donald Tusk è il nuovo premier. “Dopo l’autocrazia torna il diritto”

Polonia, Donald Tusk è il nuovo premier. “Dopo l’autocrazia torna il diritto”
(reuters)

A due mesi dalle elezioni, il sovranista uscente Morawiecki bocciato in aula. Passa invece il premier europeista Ue: “Buona notizia”

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KIEV - È la prima buona notizia per l’Ucraina da settimane. Ed è una svolta epocale per la Polonia e l’Europa. Sono ufficialmente finiti gli otto lunghi anni di dominio autocratico del Pis (Diritto e Giustizia) a Varsavia. Il premier uscente Mateusz Morawiecki ha mancato il voto di fiducia e il Parlamento ha incaricato il suo avversario, Donald Tusk, di formare un nuovo esecutivo. Grottesco il commento di Jaros?aw Kaczynski: «È la fine della democrazia in Polonia». Chi l’ha ininterrottamente picconata dal 2015 è proprio il padre padrone del partito ultracattolico ed euroscettico.

Domani Tusk presenterà il suo esecutivo al Parlamento e potrà contare su una coalizione costituita da tre partiti, Piattaforma civica, Terza via e la Nuova sinistra per incassare la fiducia. Dopodomani giurerà nelle mani del presidente della Repubblica Andrzej Duda. Che resterà anche nei prossimi mesi l’ostacolo più ostinato alla svolta promessa dal nuovo premier: il capo di Stato ed esponente di Pis ha potere di veto su tutte le leggi a parte il bilancio. E l’estate scorsa si è fatto votare una legge incostituzionale che gli attribuisce un ruolo importante in politica estera. Se insistesse per andare al cruciale Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre al posto di Tusk, sarebbe un primo, grave dilemma, per Varsavia.

Nel frattempo il neopremier Tusk è attesissimo a Bruxelles. La prima a congratularsi con lui è stata, non a caso, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, pochi minuti dopo la sua investitura serale. «La sua esperienza e il suo forte impegno nei confronti dei valori europei saranno preziosi per forgiare un’Europa più forte», ha sottolineato la capa dell’esecutivo comunitario.

Ma Tusk è un sollievo anche per Kiev: le ombre che si erano allungate di recente sui rapporti con Varsavia sbiadiranno rapidamente. Inoltre, il premier designato ha già dimostrato negli anni in cui è stato presidente del Consiglio europeo notevoli doti da mediatore. Ad esempio nello spinoso vertice di luglio del 2015 che decise i destini della Grecia. La sfida dell’imminente summit Ue sarà quella di superare o aggirare il veto di Viktor Orbán sul pacchetto ucraino. E se ci andrà Tusk, mostrerà come la Polonia non sia già più l’alleata di ferro su cui l’autocrate magiaro ha sempre fatto affidamento in questi ultimi otto anni, sia sull’immigrazione, sia sul nodo cruciale dello stato di diritto, calpestato da Budapest e, finora, da Varsavia.

Ieri Tusk ha già dichiarato che «dobbiamo riuscire a convincere noi stessi e il mondo che ripristineremo lo stato di diritto». Un punto su cui Bruxelles ha insistito talmente tanto in questi anni da congelare parte dei fondi europei destinati a Varsavia. Ma ieri il premier designato ha anche promesso la fine della pesante polarizzazione interna: la «guerra tra polacchi e polacchi finirà».

La prima casella fondamentale del nuovo esecutivo sarà il ministro della Giustizia Adam Bodnar, ex ombusdman ma soprattutto «sommo simbolo della strenua resistenza alla morsa sui giudici di Diritto e giustizia» ci spiega al telefono l’ambasciatore Tomasz Orlowski. Il diplomatico di lungo corso e uomo di fiducia del nuovo ministro degli Esteri, Radoslaw Sikorski, pronostica che «presto il ruolo del ministro della Giustizia e del Procuratore generale saranno separati: l’ex ministro Ziobro ha dimostrato quanto sia pericoloso usare la giustizia come una clava contro gli avversari politici». E presto Tusk si muoverà «per separare il potere politico da quello giudiziario, cambiando anche la Corte costituzionale», finora stradominata da esponenti di Pis.

Ai Beni culturali andrà un nome leggendario: Barlomei Sienkievicz, nipote dell’autore di Quo vadis, il famoso romanzo sul martirio dei cristiani nell’antica Roma. «Anche a Sienkievicz verrà affidato un compito difficile: ripristinare il pluralismo nei media. L’informazione pubblica sarà affidata al suo ministero». Il Tesoro sarà assegnato invece a Borys Budka, la cui sfida sarà mettere ordine nel lottizzatissimo ambito delle partecipazioni pubbliche, «a cominciare dal colosso energetico Orlan che il Pis aveva costretto a comprare i giornali regionali». Infine, ma non meno importante: un fedelissimo di Tusk, Tomasz Siemoniak, avrà il controllo dei servizi segreti: «quelli che il partito di Kaczynski ha sempre usato per distruggere i suoi nemici politici». Sul cielo di Varsavia, dopo otto anni di tempesta, sta tornando il sereno.

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