Natalie Portman, star di "May December": «Ho un intero guardaroba pieno di maschere» | iO Donna
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Natalie Portman, star di “May December”: «Ho un intero guardaroba pieno di maschere»

Per lungo tempo Natalie Portman è stata considerata una star pudica. Aveva iniziato a lavorare a 11 anni, e non in un film qualunque. Léon, di Luc Besson, in cui assoldava un killer per far fuori chi le aveva sterminato la famiglia. Ci sono cose che fanno crescere in fretta. Poi – erano passati vent’anni – aveva interpretato una lap dancer in Closer, film piuttosto tosto con dialoghi che facevano l’effetto delle unghie sulla lavagna («Mentire è la cosa più divertente che una ragazza possa fare senza togliersi i vestiti, ma se se li leva è meglio»).

Quando l’avevamo incontrata (era il 2005, il film V per vendetta) ci aveva spiegato che ogni cosa va fatta al momento giusto: «Ero troppo giovane per girare scene di sesso. Volevo che la mia identità sessuale si formasse in privato, non in pubblico, su uno schermo. Adesso sono un’adulta e posso farlo senza temere contraccolpi».

Todd Haynes, regista che ama le donne

In May December, il film che Todd Haynes avrebbe potuto anche intitolare Imitation of Life, se quel titolo non se lo fosse già preso Douglas Sirk nel 1959, Natalie Portman tiene una lezione. Sul sesso. Anzi, siccome è un’attrice, la lezione è sulle scene di sesso. Il suo uditorio è composto da ragazzi delle prime classi del liceo di una cittadina californiana, Savannah. Natalie è in quella scuola perché tra gli studenti ci sono i figli della donna che dovrà interpretare nel suo prossimo film e Natalie è lì per studiarla. Quella donna è Julianne Moore che con Todd Haynes – regista che ama le donne, come aveva saputo fare solo George Cukor, e le racconta come nessuno (pensate a Cate Blanchett in Carol o a Kate Winslet in Mildred Pierce) – è al quinto film.

May December che il regista, per farsi capire dagli europei, dice si potrebbe tradurre con “Macron”, allude a una relazione sbilanciata dal punto di vista anagrafico. Julianne Moore è Gracie, una donna che quando aveva 36 anni, un paio di decenni prima, aveva avuto una relazione con un ragazzino di 13, Joe. Gracie era finita in carcere e sulla lista dei sex offender, era poi nato un figlio, infine due gemelli, e quando la incontriamo la coppia è ancora insieme (lui è l’attore coreano americano della serie Riverdale, Charles Melton) e quello scandalo, ancora vivo nell’America che legge i tabloid e guarda cattiva televisione, sta per diventare un film. Forse d’autore.

Natalie Portman in May December

Natalie Portman e Julianne Moore in “May December”.

Natalie Portman in May December cammina in bilico su un filo. Si specchia nella donna che diventerà, cerca la sua “verità” (abusando del termine), ma da brava attrice quale è fa di tutto perché non le crediamo mai. «È stato decisamente “meta-cinema”» spiega divertita a iO Donna. «Essere un’attrice che interpreta un’attrice che interpreta qualcuno». «Ma divertente, perché ho alle spalle molti anni di esperienza. La sfida era evitare la parodia: il mio personaggio vuole disperatamente essere gentile, dolce, suscitare fiducia. Ma…».

Quale parte della lezione che tiene agli studenti le corrisponde? Parlando delle scene di sesso spiega come possano anche diventare autenticamente sexy per i partecipanti: «Stai fingendo di provare piacere o fingendo di non provare piacere?» si chiede, tra la costernazione degli insegnanti.
Il tema è forse un po’ estremo per studenti di quell’età, ma quello che dico – cioè il fatto che gli attori si sdoppino durante le scene di sesso tra il ruolo che interpretano nel film e il ruolo che devono interpretare tra un ciak e l’altro, quando in teoria sono loro stessi – dice molto della persona che sono. Nel film, non nella realtà!

Julianne Moore e Natalie Portman in May December. Cr. Francois Duhamel / courtesy of Netflix

Il suo personaggio insiste molto sulla ricerca della verità del personaggio. Troverà la vera Gracie dentro di sé alla fine? È una ricerca che per gli attori è fonte di perenne frustrazione…
Ci sono così tanti strati in ogni persona, ma quando parliamo di attori la questione si complica: ogni essere umano mette in scena ruoli diversi nella vita, ma un attore lo fa per lavoro e per ricerca. Quindi lo fa sia quando lavora sia quando vive.

Quando lei, Natalie, incontra qualcuno ha l’impressione che si faccia domande su di lei? Che si chieda è questa la vera lei o sta recitando?
Certo, sempre. Credo che tutti ci interroghiamo sull’autenticità delle persone, sulle maschere che indossiamo in determinate occasioni, ma quando si tratta degli attori l’interrogativo è costante ed estremo: perché noi recitiamo e la gente sa che lo facciamo. In qualche modo c’è più verità in noi, perché il fatto che mettiamo continuamente maschere è dichiarato. Quando siamo “anonimi” quale maschera indossiamo? Lo facciamo per gli altri o addirittura anche per noi stessi? C’è una maschera di me stessa autentica o non esiste proprio? È la vera me che sta rispondendo a questa domanda?

Sembra che lei condivida la passione di Todd Haynes per Ingmar Bergman…
Si, nella lista dei film cui ispirarsi c’erano Sinfonia d’autunno e Persona. Molto utili (ride).

Cannes 2023. In Dior Haute Couture sul red carpet del film May December.

Natalie Portman: Tv e social trasformano la gente in merce

Interpretare un’attrice l’ha fatta riflettere su di sé?
Le domande che si fa il mio personaggio sono quelle che io mi faccio ogni giorno. Non ne sono sempre consapevole, ma se mi guardo indietro mi rendo conto che sono le questioni che mi interessano da sempre.

La tv, i tabloid, i social, che ruolo hanno nella sua vita, ha mai concesso loro il suo vero sé o è capitato che se ne appropriassero?
Trovo che sia un mondo pericoloso. La storia di Gracie è finita sotto la lente, è diventata altro, merce, notizia. Quando io arrivo nelle loro vite capiamo però che dietro quella rappresentazione ci sono persone vere che sono state ridotte a oggetti di consumo voyeuristico, private di sfumature e sottigliezze.

Il film si chiede anche chi sia un adulto. E quando si è sufficientemente adulti per comprendere le conseguenze delle azioni commesse nella propria vita e nelle vite di chi ci sta intorno. C’è una risposta?
È la domanda chiave. Di solito diamo per buona l’equazione diventare adulto = perdere l’innocenza. E l’innocenza viene identificata con una sorta di ingenuità che ci fa vedere il mondo come perfetto, privo di male. Poi cresciamo, diventiamo adulti e quindi cinici, perché impariamo spesso a nostre spese che la gente non è così buona come pensavamo. Il film rimette in discussione tutto questo. Il personaggio di Joe contraddice l’equazione. Essere adulti non significa non avere compassione verso gli altri e diventare insensibili.

May December: Natalie Portman Cr. François Duhamel / Courtesy of Netflix

La scena di sesso in May December come è stata girata?
Non è mai confortevole girare una scena di sesso, ma in questo caso abbiamo lavorato nelle migliori circostanze possibili, con gente capace e sensibile. Siamo stati gentili gli uni con gli altri. E il contesto era sicuro. Ma è importante che la conversazione su questi temi vada avanti, perché storicamente sono queste le situazioni più pericolose per gli attori. Che devono continuare ad avere paura e a fare attenzione. E bisogna lavorare sodo per creare ambienti sicuri. Il grido d’allarme che le donne hanno lanciato è servito. Ora ci ascoltano di più. Ci vuole ancora coraggio perché un’attrice si esponga e dica: «Questo non mi fa sentire a mio agio», ma c’è più attenzione di un tempo.

 

È stata lei, che il film anche lo produce, a scegliere di affidare il progetto a Todd dopo aver letto la sceneggiatura.
Todd è uno dei miei registi preferiti. Volevo lavorare con lui da lungo tempo. Ha un punto di vista unico sulla provincia e sulla “pancia” dell’America. Sa che cosa ha formato la vita interiore delle donne nel corso del tempo. Todd ha la capacità di raccontare le donne come persone (ride), che è raro purtroppo.

È attrice, produttrice, scrive libri per bambini e ha fondato una squadra di calcio femminile, la Angel City FC. Si annoiava?
Ho iniziato a lavorare come attrice trent’anni fa, è pazzesco se ci penso, ma è così. Perciò cerco nuove cose da fare, nuove sfide. E per occuparti di una squadra di calcio devi allenare un set di muscoli completamente diverso da quelli che usi di solito.

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