RICHARDSON, Tony in "Enciclopedia del Cinema" - Treccani - Treccani

RICHARDSON, Tony

Enciclopedia del Cinema (2004)

Richardson, Tony (propr. Cecil Antonio)

Emanuela Martini

Regista teatrale e cinematografico e produttore cinematografico inglese, nato a Shipley (Yorkshire) il 5 giugno 1928 e morto a Los Angeles il 14 novembre 1991. Personalità tra le più rilevanti del cinema e del teatro britannici degli anni Cinquanta e Sessanta, fu tra i fondatori del Free Cinema ed esponente del movimento degli Angry Young Men. Il suo lungo sodalizio con John Osborne e la sua collaborazione con Karel Reisz e Lindsay Anderson produssero un continuo interscambio di suggerimenti e invenzioni fra teatro, letteratura e cinema, e fecero di R. il concreto tramite tra le diverse espressioni culturali, il personaggio attraverso il quale l'energia che pervadeva la scena letteraria si travasò nel cinema mainstream, all'epoca asfittico e tradizionalista. In ambito cinematografico, R. fu autore sensibile al nuovo realismo, capace di catturare con uno stile fluido le disillusioni e le inquietudini della classe operaia e dei giovani, ma anche narratore ricco di uno spirito caustico con cui riu-sciva a stemperare la durezza dei suoi affreschi sociali. Negli Stati Uniti, che scelse come luogo di lavoro e residenza dalla metà degli anni Settanta, non riuscì ad abituarsi al sistema hollywoodiano e si dedicò principalmente alla televisione. Nel 1964 vinse l'Oscar per la regia con Tom Jones (1963), che nella stessa occasione si aggiudicò anche altri tre premi (miglior film, sceneggiatura e colonna sonora).

Figlio di un farmacista, educato come L. Anderson a Oxford (dove fu presidente della Oxford Dramatic Society), dopo i primi lavori per la BBC R. formò nel 1955 la English Stage Company presso il Royal Court Theatre di Londra, che comprendeva tra gli altri Harold Pinter e John Osborne. La sua prima regia teatrale fu una vera e propria rivoluzione: l'8 maggio del 1956, Look back in anger di Osborne modificò il corso della cultura inglese di tutto il decennio successivo. L'anno precedente R. si era avvicinato al cinema e aveva diretto con Reisz il cortometraggio Momma don't allow (descrizione di una serata in un jazz club di un quartiere proletario di Londra), finanziato dal British Film Institute e presentato nel febbraio 1956, assieme a lavori di Anderson e Lorenza Mazzetti, nel corso del primo programma del Free Cinema. Attivissimo in teatro con allestimenti di lavori di Shelagh Delaney, Pinter e Osborne, nel 1958 fondò con quest'ultimo e con Harry Saltzman la Woodfall Film Productions, la casa di produzione che consentì ai giovani cineasti del Free Cinema il passaggio al lungometraggio, producendo, oltre ai film di R., anche quelli di Reisz e di Desmond Davis. Per il primo progetto, Look back in anger (1959; I giovani arrabbiati), esordio di R., la Woodfall ottenne un finanziamento dalla Warner Bros. grazie alla partecipazione di Richard Burton, che era già una star internazionale. Il film appare oggi come la più statica tra le opere del regista, ma trasmette un'immagine e una visione del mondo radicalmente opposte a quelle del contemporaneo cinema inglese.Il cinema di R. si fa più libero nei tre film successivi: The entertainer (1960; Gli sfasati), ancora da Osborne, un insuccesso all'epoca, in realtà una delle opere più amare e acute di quegli anni; A taste of honey (1961; Sapore di miele), tratto da Sh. Delaney e The loneliness of the long distance runner (1962; Gioventù, amore e rabbia), da A. Sillitoe, dimostrano la maturazione dell'autore, la sua vitalità apparentemente inesauribile, ma anche la capacità di improvvisazione, l'acuta attenzione al contrappunto visivo-sonoro, l'abilità nel trasportare i testi letterari all'aperto, nelle fiere, nelle strade, tra la gente, in una ricognizione ironica e caotica dell'esistente. Caratteristiche che raggiunsero il culmine nel 1963 con Tom Jones, una versione carnale, travolgente, dissacrante eppure puntualissima del romanzo settecentesco di H. Fielding, su sceneggiatura di Osborne. Il successo di Tom Jones portò R. alla sua seconda trasferta americana (la prima risaliva al 1960, per un adattamento, poco riuscito, di Sanctuary, 1961, Il grande peccato, da W. Faulkner), dove il suo spirito di osservazione caustico e cinico centrò l'obiettivo di una satira feroce della cultura d'oltreoceano in The loved one (1965; Il caro estinto) da E. Waugh. Meno riuscite risultarono le sue successive digressioni europee: Mademoiselle (1966; ... e il diavolo ha riso) da J. Genet e The sailor from Gibraltar (1967; Il marinaio del Gibilterra) da M. Duras; allo stesso modo, per quanto interessanti e acute, la satira vittoriana di The charge of the light brigade (1968; I seicento di Balaklava) e quella settecentesca di Joseph Andrews (1976) non giunsero a eguagliare i risultati di Tom Jones.

A partire dal 1969, nel pieno del declino dell'industria cinematografica inglese e del realismo del Free Cinema, R. tornò a occuparsi di teatro, realizzando, tra l'altro, un'edizione assai pregevole di Amleto con Nicol Williamson nella parte di Amleto e Anthony Hopkins in quella di Claudio. La trasposizione cinematografica dell'allestimento andato in scena alla Rond House di Londra (Hamlet, 1969, Amleto) è il suo miglior film del periodo, in quanto risulta non solo un inventivo esercizio di trasposizione teatrale, ma una lettura intensa, in chiave 'arrabbiata', del dramma di W. Shakespeare. Affascinato dai ribelli, R. riprese poi un progetto abbandonato da Reisz, Ned Kelly (1970; I fratelli Kelly), storia di un famoso bandito australiano, e realizzò successivamente negli Stati Uniti The border (1982; Frontiera), in cui si narrano le vicende di una guardia di frontiera sul confine messicano che finisce per prendere a cuore la sorte degli immigrati clandestini, e The Hotel New Hampshire (1984; Hotel New Hampshire) dal romanzo di J. Irving. Attivo soprattutto in teatro e in televisione, tornò al cinema nel 1991 con Blue sky (uscito postumo nel 1994), bizzarro melodramma incentrato su una crisi coniugale, ambientato negli anni Sessanta all'interno di una base militare statunitense, in cui ancora brilla il suo spirito anticonformista. Hanno intrapreso la carriera di attrici entrambe le figlie, Nathasha (n. 1963), che ha lavorato con registi come Ken Russell (Gothic, 1986), Paul Schrader (Patty Hearst, 1988, Patty ‒ La vera storia di Patricia Hearst; Cortesie per gli ospiti, noto anche come The comfort of strangers (1990), Michael Apted (Nell, 1994) e Joely (n. 1965), apparsa in Drowning by numbers (1988; Giochi nell'acqua) di Peter Greenaway, I'll do anything (1994; Una figlia in carriera) di James L. Brooks e The patriot (2000; Il patriota) di Roland Emmerich.

Bibliografia

P. Houston, Two new directors, Look back in anger, in "Sight and sound", Winter 1958-59.

D. Moller, Britain's busiest angry young man, in "Film comment", Winter 1964.

A. Villelaur, Tony Richardson, in Dossiers du cinéma. Cinéastes I, Parigi 1971.

J. Hill, Sex, class and realism. British cinema 1956-1963, London 1986, passim.

Free Cinema e dintorni. Nuovo cinema inglese, 1956-1968, a cura di E. Martini, Torino 1991, passim.

R. Murphy, Sixties British cinema, London 1992, passim.

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