Tony Blair, il cavaliere dimezzato. Perché l’uomo che la regina ha premiato fa pensare a Gorbaciov- Corriere.it

Tony Blair, il cavaliere dimezzato. Perch� l’uomo che la regina ha premiato fa pensare a Gorbaciov

di Luigi Ippolito

La decisione di Elisabetta di conferirgli il pi� alto riconoscimento pubblico ha portato a una contro petizione da 1 milione di firme. Colpa della guerra in Iraq o degli errori nella gestione della sua immagine? Il suo destino ricorda l’ultimo leader sovietico, osannato all’estero quanto detestato in patria

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Questo articolo � stato pubblicato sul magazine 7 in edicola venerd� 21 gennaio. Lo proponiamo online per i lettori di Corriere.it. Buona lettura

Cavaliere del Bene o strumento del Demonio? A quindici anni dalla sua uscita da Downing Street, l’ex primo ministro britannico Tony Blair continua a dividere le menti e i cuori. A riattizzare la contesa � stata, involontariamente, la stessa regina Elisabetta: che a Capodanno ha conferito a Blair l’eminentissima onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Giarrettiera, il pi� alto riconoscimento pubblico di cui si possono fregiare non pi� di 24 persone, oltre a reali britannici e stranieri, e che viene assegnato direttamente dalla sovrana, senza consultare il governo. C’� da dire che il sigillo di approvazione reale � giunto con un notevole ritardo: si diceva che Elisabetta avesse il dente avvelenato con Blair per come era stata trattata nei giorni della morte di Diana. Ma alla fine la regina ha deciso di seppellire i rancori e ha concesso la Giarrettiera a Blair, come gi� aveva fatto col suo immediato predecessore, John Major.

La rivolta di popolo contro l’ex premier

Le reazioni, per�, sono state furibonde: una petizione popolare per toglierli il titolo ha raccolto in pochi giorni un milione di firme. �Tony Blair� si leggeva �ha causato un danno irreparabile alla costituzione del Regno Unito e al tessuto stesso della nostra societ�. � personalmente responsabile per aver provocato la morte di innumerevoli innocenti, vite civili e militari, in diversi conflitti. Solo per questo dovrebbe essere giudicato per crimini di guerra�. Il riferimento, ovviamente, � soprattutto all’invasione dell’Iraq nel 2003, nella quale Blair trascin� la Gran Bretagna grazie anche alle menzogne sulle inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam Hussein: e gli attivisti pacifisti hanno definito l’onorificenza �un calcio nei denti� per i popoli dell’Iraq e dell’Afghanistan, mentre le madri dei soldati caduti hanno minacciato di restituire le decorazioni ricevute.

Vite parallele

Il destino di Blair ricorda un po’ quello di Mikhail Gorbaciov, l’ultimo leader dell’Unione Sovietica: osannato all’estero quanto vituperato in patria. Perch� se in Europa, e soprattutto in Italia, � rimasta una sorta di fascinazione per l’inventore della Terza Via che aveva rifondato la sinistra e l’aveva ricondotta trionfalmente al potere, per anni a Londra l’ex premier laburista � stato un personaggio “tossico”, quasi un innominabile, uno che doveva evitare di farsi vedere in pubblico e che non poteva neppure andare al ristorante perch� rischiava il “citizen arrest”, l’arresto da parte di un cittadino comune per presunti crimini di guerra. D’altra parte Blair ci aveva messo del suo, con la sua carriera post-governativa, per non farsi proprio benvolere.

Un salotto non buono

Dopo aver lasciato Downing Street � diventato multimilionario grazie a una assidua attivit� di conferenziere ma soprattutto di super-consulente per regimi di dubbie credenziali democratiche, dalla dittatura egiziana di Al-Sisi a quella del Kazakistan, che in queste settimane si � distinta per il massacro della propria popolazione. Gli stessi laburisti, negli ultimi dieci anni, avevano preso nettamente le distanze dal blairismo: un atteggiamento che, durante la leadership di ultra-sinistra di Jeremy Corbyn, fra il 2015 e il 2020, era arrivato fino alla demonizzazione. Il Labour aveva seppellito la Terza Via e riscoperto le lusinghe del socialismo, laddove Blair negli Anni Novanta era stato l’artefice del ripudio del marxismo e dello statalismo. Ma col naufragio alle urne della deriva estremista di Corbyn, in tempi pi� recenti si � avviata una sorta di riabilitazione di Blair e della sua eredit�.

Il nuovo leader laburista, Keir Starmer, ha riposizionato il partito verso il centro e ha apertamente rivendicato i meriti di governo del New Labour blairiano: �Capisco che ci siano forti opinioni riguardo la guerra in Iraq� ha detto Starmer �ma questo non toglie il fatto che Tony Blair sia stato un primo ministro di grande successo che ha fatto una grande differenza per le vite di milioni di persone in questo Paese�. I laburisti si sono resi conto che, se vogliono tornare al potere, devono in qualche modo riscoprire le ricette dell’unico leader della sinistra che � stato capace di vincere tre elezioni di seguito, grazie a una coalizione che metteva insieme il pi� tradizionale elettorato working class con quel ceto medio che era emerso prepotentemente sull’onda della rivoluzione thatcheriana. Soprattutto, Blair era riuscito a tradurre in linguaggio politico le aspirazioni di una societ� che ambiva al rinnovamento: quella Cool Britannia degli Anni 90.

Contraddizioni

Si � cos� fatta strada una valutazione pi� bilanciata dell’operato di Blair, che ne mette in luce anche gli indubbi meriti: sotto il suo governo � stato introdotto il salario minimo, sono stati aumentati gli investimenti nel sistema sanitario, migliorate le scuole, � stato dato via libera alle unioni civili (anche se si � dovuto aspettare i conservatori di David Cameron per avere i matrimoni gay), � stato introdotto il ruolo di sindaco di Londra che tanto ha giovato alla rinascita della capitale. Ma forse il successo pi� grande che va ascritto a Blair � qualcosa che entra in diretta contraddizione con la sua fama di guerrafondaio: ossia la pace in Irlanda Del Nord. Gli accordi del Venerd� Santo del 1998 misero fine a trent’anni di guerra civile e hanno garantito un equilibrio nella tormentata provincia che solo adesso � stato rimesso a dura prova dalla Brexit. Allo stesso modo, Blair aveva tentato di prevenire le spinte secessioniste delle diverse nazioni del Regno Unito dando luogo alla devoluzione dei poteri a favore della Scozia e del Galles (anche se c’� chi ritiene che abbia cos� aperto il vaso di Pandora dell’indipendentismo).

Il ritorno sulla scena pubblica

Lo stesso Blair ha dato il via a un suo progressivo ritorno sulla scena pubblica. Il primo tema che lo ha visto protagonista - ancora dietro le quinte - � stata la Brexit: dopo il voto che aveva decretato l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue, lui e il suo entourage si sono attivati per mobilitare la campagna a favore di un secondo referendum. Un obiettivo fallito, anche perch� percepito come un tentativo da parte di un’�lite di sovvertire la volont� popolare.

Divenuta irrevocabile la Brexit, Blair ha colto l’occasione del Covid per rientrare nel dibattito: � stato uno dei primi propugnatori del green pass — tema che in Gran Bretagna � particolarmente controverso e attira ostilit� bipartisan — e non ha mancato di dispensare consigli al governo di Boris Johnson. Tanto che qualcuno si � chiesto che cosa possa avere mai in mente: domanda cui ha dato risposta qualche suo fido alleato, secondo cui sarebbe il momento che Blair riprendesse la guida del Labour e lo conducesse a una nuova vittoria. Scenario possibile? Al momento, sembra pi� che altro fantapolitica: non ci sono strade per un grande ritorno, che dovrebbe in primo luogo passare per la rielezione in Parlamento (a Londra i leader non eletti non sono contemplati). Forse � meglio che per il futuro l’incanutito Tony si limiti a gingillarsi con la sua nuova Giarrettiera.

24 gennaio 2022 (modifica il 24 gennaio 2022 | 09:14)