Tim Burton: il regista dalla potente immaginazione visionaria

Tim Burton filmografia
Credits: Gage Skidmore

Tim Burton è un regista che si distingue, all’interno della produzione hollywoodiana, per la capacità di coniugare nei suoi film l’universo personale alle esigenze degli studios.

Le sue pellicole hanno incassato più di un miliardo di dollari in tutto il mondo pur non obbedendo alle regole e ai requisiti commerciali di Hollywood.

Burton spiega in questi termini la sua situazione:

In realtà tutto quello che ho fatto, anche le cose che vengono considerate più commerciali come Batman, anche quelle in cui nessuno riesce a trovare nobilitanti qualità autoriali, tutte quante hanno sempre accolto una parte di me.[…] A Hollywood può essere molto duro perché amano le cose piane e letterali. Non apprezzano che si lasci uno spazio aperto all’interpretazione, che è invece quello che a me piace di più.

Il cineasta fin dall’inizio si interessa solo a progetti che potrebbero esprimere in qualche modo la sua personalità, il mondo interiore, l’universo creato dalla sua immaginazione.

Burton mette la sua potente immaginazione al servizio di un universo eccentrico, carnevalesco. L’obiettivo da perseguire è criticare l’american way of life. Ogni personaggio-maschera proposto dal regista- da Beetlejuice a Edward, da Catwoman a Willy Wonka- esprime la necessità di “giocare” con la cultura americana attraverso la scoperta di una società intimamente mediocre.

Tim Burton, l’uomo e il regista

La creatività visionaria del cineasta si ispira ai ricordi della sua infanzia. Burton nasce nell’agosto del 1958 a Burbank, in California. La cittadina, vicina a Los Angeles, è una periferia per classi medie, costellata da casette di legno dipinte di colori pastello e allineate con precisione geometrica. Il cineasta ricorda così il posto in cui è cresciuto:

Le periferie come Burbank somigliano ai regni delle fiabe. Per i bambini, rappresentano un mondo chiuso che è il loro, un vero e proprio microcosmo. Le case si toccano l’una con l’altra, ognuno conosce il suo vicino, e tuttavia si ha l’impressione che non si sappia veramente quel che accade agli altri; questo era molto sconcertante e mi creava disagio.

Burbank è icona della banalità sociale e dell’ordinarietà dello stile di vita americano: l’adolescente Tim Burton si annoia, dunque per passare il tempo girovaga per la periferia fantasticando, creandosi un mondo interiore diverso da quello reale e trascorrendo i suoi pomeriggi a Hollywood:

Quando ero ragazzo prendevo molto spesso l’autobus per andare a girovagare sull’Hollywood o sul Sunset Boulevard; era una buona scusa per andarmene da Burbank, almeno il pomeriggio. Lì ci si imbatte in una tristezza immensa, in personaggi patetici che hanno avuto dei sogni, ma che sono stati incapaci di andare fino in fondo. Questa malinconia mi toccava moltissimo e dava slancio alla mia immaginazione

Il ragazzo desidera scappare costantemente dal conformismo che lo circonda e trova un rifugio sicuro, oltre che nella propria immaginazione, anche nei film.

A Burbank ci sono cinque sale cinematografiche, dove Burton può passare del tempo con le creature dei film fantastici e horror, ma soprattutto con il suo idolo: l’attore Vincent Price. Anche il palinsesto televisivo prevede la trasmissione di programmi di mostri il sabato pomeriggio, e così King Kong, Frankenstein, Godzilla, il mostro della laguna nera iniziano a popolare l’universo di Burton.

A diciotto anni finalmente Tim può allontanarsi da Burbank, ottenendo una borsa di studio per il California Institute of the Arts, un’università di grafica istituita da Walt Disney a Valencia, in California. Qui studia per tre anni e alla conclusione dell’iter formativo presenta il progetto finale, Stalk of the Celery Monster, grazie al quale viene assunto dalla casa di produzione.

ll film animato racconta la storia di uno scienziato sadico, che conduce strani esperimenti su alcune donne distese su tavoloni. L’ultima immagine rivela che l’uomo è un semplice dentista. In effetti sporgendo la testa nella sala d’attesa il protagonista dice: “Avanti il prossimo”.

Burton non ricorda felicemente questo periodo di lavoro presso la Disney. Il regista è avvilito per il fatto di non riuscire a trovare una giusta collocazione all’interno del prestigioso studio hollywoodiano.

Nell’estate del 1981 Burton cerca di sfruttare la propria immaginazione lanciandosi in un progetto amatoriale: l’idea è quella di realizzare un lungometraggio, che prenderà il titolo Luau, dalla traduzione in hawaiano della parola “festa”. Il film contiene già quelli che saranno alcuni temi tipici del regista, come l’opposizione tra gli individui alternativi e quelli convenzionali e il bisogno carnevalesco di truccarsi e travestirsi.

Nonostante il cineasta non sia a suo agio nell’ambiente lavorativo della Disney, dispone del sostegno di Tom Wilhite, un dirigente che si occupa dello sviluppo creativo, il quale gli permette, nel 1982, di produrre un suo progetto: si tratta di Vincent, prima creatura burtoniana e schizzo di molti personaggi successivi, poiché in lui possiamo già intravedere l’introverso, malinconico, arruffato Edward mani di forbice. Dividendosi tra la realtà di una banale vita di periferia e un altrove fantastico, Vincent vede se stesso in una serie di situazioni ispirate ai film di Vincent Price.

Tim Burton dirige successivamente Frankenwinnie, una reinterpretazione “infantile” del Frankenstein (1931) di James Whale e del suo sequel La moglie di Frankenstein (1935). Il protagonista della vicenda è Victor Frankenstein, un bambino che cerca di rianimare il suo cane Sparky, investito da un’automobile.

Questo cortometraggio, della durata di circa trenta minuti, anticipa elementi che verranno approfonditi in Edward mani di forbice: in primo luogo l’ambientazione, ovvero una periferia molto simile a quella di Burbank; poi il rifugio gotico in cui i personaggi si isolano per allontanarsi dalla realtà convenzionale; infine la figura mostruosa e incompresa, che viene letteralmente ricacciata nel suo spazio da una folla di persone benpensanti, impegnate a proteggere l’ordinarietà della loro esistenza.

Tim Burton, i film lungometraggi

Pee-wee’s Big Adventure

Nel 1985 Burton gira il suo primo lungometraggio, Pee-wee’s Big Adventure, per la Warner Bros.

La trama presenta già gli elementi che caratterizzeranno la poetica di Burton. Pee Wee Herman attraversa tutto il Paese per cercare la sua bicicletta, che gli è stata rubata. Nel corso del viaggio incontrerà tanti strani personaggi. Questa produzione segnerà, per il cineasta, l’inizio di una lunga carriera come regista.

Beetlejuice

L’anno successivo, infatti, Burton dirige Beetlejuice (succo di scarafaggio), una produzione da tredici milioni di dollari. Nonostante le previsioni di incasso non siano positive, il film guadagna in poche settimane settantatré milioni di dollari, oltreché un Oscar per il trucco. La critica è entusiasta: Pauline Kael definisce il film “un classico della commedia”.

Beetlejuice è la storia di due sposi che muoiono annegati a causa di un incidente automobilistico. I due ritornano dalla morte per infestare la loro casa, ma quest’ultima è stata occupata da una famiglia newyorkese. Gli sposi vogliono cacciare gli occupanti e, dopo diversi tentativi falliti, si rivolgono a Beetlejuice, un esorcista che, con i suoi metodi, condurrà tutti verso la catastrofe.

Batman

Nel 1988, in seguito allo straordinario successo del tutto inaspettato di Beetlejuice, la Warner Bros sceglie il regista di Burbank per dirigere Batman, un progetto che lo studio pianifica da dieci anni.

Burton accetta la proposta essendo affascinato dalla figura dell’uomo-pipistrello, figura dalla personalità divisa, nascosta dietro una maschera, che non riesce a risolvere la sua doppia identità.

Batman riscuote un enorme successo e Burton diventa il regista più “corteggiato” di Hollywood.

Edward mani di forbice

Il regista si lancia quindi nel suo progetto più personale, quasi autobiografico: Edward mani di forbice. L’immagine di un personaggio con forbici al posto delle mani gli frulla per la testa fin da quando era bambino:

L’idea di Edward nasceva da un disegno che avevo fatto molto tempo prima. In principio era solo un’immagine che mi piaceva, poi si è trovata collegata a un personaggio, qualcuno che vorrebbe toccare ma non può, che è insieme creativo e distruttivo, il tipo di contraddizione che può dar luogo a un’ambivalenza

In questo periodo Burton fa uno degli incontri più fortunati della sua vita: conosce Johnny Depp, giovane attore che sembra essere l’incarnazione di Edward. Tra i due uomini, dal primo momento, si instaura una piena comprensione reciproca e inizia una collaborazione che durerà per molti anni.

Edward mani di forbice è un film sull’emarginazione suggestivo e romanticamente gotico.

Batman returns (Batman – il ritorno)

Due anni dopo Edward mani di forbice Burton dirige Batman returns in cui il tema è il confronto tra due reietti della società, due mostri speculari, Batman e il Pinguino, il classico freak represso e solo ormai tipico della filmografia di Burton. Ai due si aggiunge una scheggia impazzita come Catwoman, un personaggio femminile estremamente erotico. In una straordinaria giostra di comicità, tra colpi di scena in un’ambientazione dark e gotica Gotham City si ritrova ad affrontare inedite minacce.

Nightmare Before Christmas

Nel 1993 Burton gira Nightmare Before Christmas. Il progetto in stop-motion è la realizzazione di un’idea coltivata da Burton fin dal suo esordio alla Disney. Un parto della durata di tre anni, il cui frutto è Jack Skellington, un diverso che può dimostrare il suo potere solo nel mondo di Halloweentown.

In Nightmare Before Christmas assistiamo alla momentanea e meravigliosa fusione tra l’universo disneyano incarnato in Christmastown e quello burtoniano della Halloweentown in cui si muove il protagonista del racconto.

Ed Wood

Nel 1994 Burton dirige Ed Wood, “il capolavoro di Tim Burton secondo Tim Burton”.

Edward D. Wood Jr è un regista degli anni cinquanta passato alla storia come “il peggior regista di tutti i tempi”. Con Johnny Depp nel ruolo del protagonista e Martin Landau che interpreta Bela Lugosi, celeberrimo amico di Wood il film vuole essere un omaggio a un individuo dallo spirito positivo e ottimista. Ed Wood è un campione nel portare avanti battaglie perse in partenza forte della propria inettitudine.

Nella scrittura del film sono evidenti gli elementi autobiografici: il rapporto tra Wood e Lugosi ricorda il sodalizio artistico e umano tra Burton e Vincent Price. Il film, prodotto dalla Disney e girato in b/n, riscuoterà un discreto successo.

Mars Attacks!

Basato su una serie omonima di figurine della Topps Chewing Gum Company uscita nel 1962, Mars Attacks! vede protagonisti dei cattivissimi e verdi alieni che si stanno avvicinando agli Stati Uniti con i dischi volanti. James Dale, presidente degli Stati Uniti, è preoccupato. L’esercito con a capo il generale Decker vorrebbe dichiarare guerra alle creaturine, mentre gli scienziati sono incuriositi da questo incontro ravvicinato del terzo tipo. Ma i marziani iniziano la loro lotta per distruggere il nostro pianeta.

Con un cast stellare gestito perfettamente – con Jack Nicholson nel ruolo del Presidente – Mars Attacks! è pieno di anni ’50. Quasi come se fosse un film di Wood girato però con la poetica del regista di Edward mani di forbice.

Il mistero di Sleepy Hollow

La sceneggiatura del film è basata su un classico racconto gotico di Washington Irving. La storia racconta di un detective chiamato a investigare su efferati omicidi.

Il cast funziona come un marchingegno perfetto. La parte del protagonista è affidata a Johnny Depp, che interpreta appunto l’investigatore Crane. Christina Ricci, co-protagonista, è perfetta nel suo ruolo; Miranda Richardson è una dark lady. E poi c’è Christopher Walken, la cui classe è riconoscibile anche quando recita senza testa.

Il film, uscito nel 1999, è il più gotico di Burton.

Planet of the Apes – Il pianeta delle scimmie 

Planet of the Apes è un film del 2001.

Si tratta di un remake dell’omonima pellicola del 1968, che a sua volta era stata tratta dal romanzo di Pierre Boulle. Ne Il pianeta delle scimmie Burton interpreta Ed Wood e rende involontariamente omaggio al regista senza talento. Nonostante si tratti dell’unico buco nell’acqua di Burton il film riscuote un discreto successo al botteghino.

Big Fish – Le storie di una vita incredibile

Nel 2002, la Columbia affida a Burton un progetto ispirato al romanzo di Daniel WallaceBig Fish: A Novel of Mythic Proportions. Il film inizialmente affidato a Steven Spielberg, che però aveva rifiutato per ulteriori impegni, racconta la storia di Edward Bloom

Chi è veramente Edward Bloom? Un vecchio bugiardo che si rifugia nei racconti con cui ha descritto la sua esistenza o un personaggio dalla vita realmente straordinaria? Will, suo figlio, pensa che Ed Bloom sia un uomo incapace di affrontare la realtà. Ma, giunto al capezzale del padre malato dopo tre anni di silenzio, Will deciderà di ricucire il rapporto.

Realizzato a seguito della morte del padre, Big Fish può essere considerato un film di svolta nella carriera di Tim Burton:

Mio padre era morto da poco e così ho potuto percepire fino in fondo una serie di sentimenti astratti presenti nel tessuto narrativo del racconto. Forse anche solo un paio di anni prima non sarei stato in grado di cogliere pienamente lo spirito che il romanzo poteva offrirmi. Forse non mi avrebbe nemmeno interessato così tanto.

La fabbrica di cioccolato 

Nel 1999, la Warner Bros. aveva comprato i diritti del libro per bambini La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl. Il progetto arriva nel 2003 nelle mani di Burton che decide di rinnovare il suo sodalizio con Johnny Depp affidandogli la parte di Willy Wonka, l’eccentrico proprietario di una fabbrica di cioccolato. Nel racconto Wonka ha nascosto cinque biglietti d’oro in altrettante tavolette di cioccolato sparse per il mondo. I biglietti daranno la possibilità a coloro che li troveranno di visitare la sua grandiosa fabbrica.

Burton col suo adattamento cinematografico del libro regala una coloratissima, bizzarra e inquieta favola fruibile a tutte le età.

La sposa cadavere

In contemporanea a La fabbrica di cioccolato Burton realizza La sposa cadavere (Corpse Bride), lungometraggio in stop motion da lui ideato e co-diretto con Mike Johnson.

La storia, tratta da una leggenda russa del XIX secolo, è degna dello stile e delle atmosfere gotiche di Burton.

I due protagonisti avranno la voce di Johnny Depp e di Helena Bonham Carter (all’epoca moglie di Burton), mentre la colonna sonora sarà affidata a Danny Elfman.

Conosco Danny Elfman da sempre. Andavo a vederlo cantare con gli Oingo Boingo nei club di Los Angeles prima ancora di iniziare a fare del cinema. Per me la sua musica è un altro attore, che offre al pubblico il sentimento presente nei miei film. Soprattutto nel cinema di animazione la musica ha una grande influenza perché è un tipo di produzione dalla vocazione coreografica.

La sposa cadavere riceve una nomination all’Oscar come miglior lungometraggio d’animazione.

Sweeney Todd

La storia di Sweeney Todd non è inedita. Alla base del racconto c’è il testo teatrale di Christopher Bond del 1973 che ha ispirato il giallo vittoriano e musical, Sweney Todd: The Demon Barber of Fleet Street di Stephen Sondheim che è stato messo in scena per la prima volta a Broadway il 1° marzo 1979.

Sembrerebbe che la storia sia ispirata a un personaggio realmente esistito che si è reso responsabile di circa 160 omicidi nella Londra del XVIII° secolo. Questa macabra figura ha ispirato in passato diversi soggetti cinematografici e televisivi. Il film di Burton parte proprio dal ritorno di Sweeney Todd a Londra.

Si tratta del sesto film che Burton gira insieme a Johnny Depp e del secondo film in cui non lavora con il musicista Danny Elfman (il primo era Ed Wood).

Burton rimanda alle forme dell’horror gotico, utilizza i colori accesi amplificando cromaticamente soprattutto il rosso del sangue, recupera atmosfere vittoriane.

Alice in Wonderland 

Nel 2010 Burton dirige Alice in Wonderland. Il cast è formato da interpreti di un certo calibro: Johnny DeppAnne HathawayHelena Bonham Carter e Mia Wasikowska.

Il racconto parte dalle vicende successive a quelle narrate nell’omonimo romanzo di Lewis Carroll. Nel film Alice ha 19 anni, è ormai donna e ha dimenticato ogni ricordo riguardante il paese delle Meraviglie.

Il film è girato nel classico stile burtoniano e presenta tutte le caratteristiche della cinematografia di Tim Burton.

Infatti, presenta una fotografia cupa, scenografie dark e situazioni ambigue. La pellicola di Burton si discosta molto dal classico Disney al quale eravamo abituati e divide critica e pubblico.

Nonostante ciò il film riceve tre nomination ai premi Oscar, vincendo la miglior scenografia e i migliori costumi.

Dark Shadows

Nel 2012 Tim Burton porta sul grande schermo una serie tv cult americana creata da Dan Curtis negli anni ‘70 in un film interpretato da un cast di attori stellari, guidati ancora una volta da Johnny Depp ed Helena Bonham Carter.

Burton è nel suo mondo fatto di freaks e diversi. Il protagonista della storia è Barnabas un ricco e potente playboy, che compie l’errore fatale di spezzare il cuore di Angelique Bouchard. Angelique è una strega e gli assegna un destino peggiore della morte: lo trasforma in vampiro e lo fa seppellire vivo. Dopo duecento anni la tomba di Barnabas viene inavvertitamente aperta liberando il vampiro nel 1972, in un mondo molto diverso da quello di cui aveva memoria.

Big Eyes  

Due anni dopo, nel 2014, Burton dirige Big eyes, un film biografico. Si tratta della storia di Margaret Ulbrich, una donna non convenzionale, che non ha paura di sfidare le regole della società degli anni Sessanta, lasciando suo marito per trasferirsi a San Francisco con sua figlia Jane. La donna si mette in cerca di un lavoro, sfruttando il suo talento artistico per la pittura.

Le opere di Margaret attirano l’attenzione di Walter Keane. I due iniziano a frequentarsi e Walter si mostra sempre più interessato ai personaggi dei quadri che posseggono tristi occhi giganteschi, finché non si spaccerà per l’autore delle opere.

Big eyes è il secondo biopic diretto da Tim Burton dopo Ed Wood.

Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali

Nel 2016 per tornare alle sue fiabe dal sapore dark, Tim Burton sceglie di ispirarsi al libro di Ransom Riggs, terreno fertile per i suoi temi e la sua poetica.

Come sottolinea Ilaria Scognamiglio nella sua recensione del film Miss Peregrine il protagonista della vicenda è Jacob Portman, giovane ragazzo della Florida, che dopo la prematura morte dell’amato nonno decide di attraversare l’oceano per comprendere il segreto racchiuso tra le mura di una casa in Galles. Non una semplice abitazione ma quella in cui, decenni prima, avevano trovato rifugio il nonno Abraham e altri piccoli orfani scampati all’orrore della seconda Guerra Mondiale. Qui incontra Miss Peregrine, una Mary Poppins un po’ dark ed enigmatica che si prende cura di tutti i ragazzi e che aspettava da tempo l’arrivo di Jacob. Man mano che incontra tutti gli abitanti della casa, Jacob comincia a capire che le storie magiche che un tempo il nonno gli raccontava non erano solo frutto della sua fantasia, bensì racconti reali del suo passato.

Dumbo

Dumbo è un film del 2019. Si tratta di un adattamento cinematografico della storia scritta da Helen Aberson. Il protagonista è Dumbo, un povero elefantino dotato di enormi orecchie.

Dumbo, deriso da tutti per la sua diversità, nasconde una straordinaria abilità: se stuzzicato da una piuma può volare. Lo scoprirà anche il furbo imprenditore Vandevere, e allora per Dumbo inizieranno i guai.

In questo remake in live action di Dumbo ritroviamo tutta la poetica e tutte le tematiche tipiche della filmografia di Burton, che al momento termina qui.

Valeria de Bari

Immagine copertina da Wikimedia. L’autore della fotografia è Gage Skidmore.

Dulcis in fundo leggi la classifica dei film di Tim Burton!

Sceneggiatrice, chitarrista, poetessa, pittrice: quello che sogno di diventare da grande. Ops ... sono già grande. Amo la musica (soprattutto il punk, il rock e le loro derivazioni), le immagini-movimento e l'arte del racconto (o come si dice oggi lo "story telling"). La mia vocazione è la curiosità. That's all folks

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