Thor: Love and Thunder Recensione

Thor: Love and Thunder, la recensione del quarto film dedicato al dio scandinavo secondo la Marvel

05 luglio 2022
3.5 di 5
30

Arriva al cinema il 6 luglio l'atteso Thor: Love and Thunder, quarto film con Chris Hemsworth nel ruolo del dio scandinavo, il ritorno di Natalie Portman e l'arrivo di Christian Bale nel ruolo del supervillain. La recensione (senza spoiler) di Daniela Catelli

Thor: Love and Thunder, la recensione del quarto film dedicato al dio scandinavo secondo la Marvel

Quando 11 anni fa è uscito il primo film dedicato a Thor, il dio scandinavo trasportato dalla Marvel nel mondo dei supereroi, sicuramente nessuno avrebbe immaginato che sarebbe stato il primo personaggio dello Studio ad avere quattro seguitissime avventure sul grande schermo, e pensiamo che non lo avrebbe fatto nemmeno il compianto Generalissimo Stan Lee che gli dette vita con Jack Kirby sulle pagine di Journey to Mistery esattamente 60 anni fa, nell'agosto del 1962. Probabilmente - è la nostra ipotesi - il Thor del cinema non sarebbe stato altrettanto popolare se si fosse rimasti troppo fedeli al fumetto, coi toni altisonanti e il linguaggio shakespeariano con cui parlano gli dei di Asgard (non a caso la regia del primo film venne affidata a Kenneth Branagh) e se ad interpretarlo, felice scelta, non fosse stato un ragazzone australiano scanzonato e un po' spaesato nel mondo degli umani come Chris Hemsworth. Intuite le sue potenzialità, con l'arrivo del personaggio nelle mani di Taika Waititi, regista neozelandese con la capacità di non prendersi mai troppo sul serio, si è capito che era quella la strada giusta per renderlo simpatico al pubblico.

Senza ovviamente fare spoiler, sulla trama diremo quello che già si sa e che in alcune clip e trailer del film è già stato rivelato, ovvero che Thor: Love and Thunder prosegue per la strada di cui sopra, resa già più evidente in Thor: Ragnarok, pur partendo dai sentieri drammatici tracciati dalla storyline fumettistica in cui Jane Foster ha il cancro (2013) e diventa Thor nella speranza che i poteri legati al Mjolnir la facciano guarire. Nella storia, Jane ritrova l'ex fidanzato divino, ancora provato dalla rottura avvenuta tra di loro anni prima e da quello successo dopo l'ultimo Avengers, che si trova a dover affrontare un nemico terribile perché motivato da un profondo dolore. Gorr, possessore della Necrospada, arrivato nel fumetto sempre nel 2013, è il macellatore di Dei, determinato a cancellare tutte le divinità dal mondo. Thor: Love and Thunder, ancora più di Thor: Ragnarok, mescola dramma e farsa, in modo abbastanza equilibrato, anche se forse qualcuno storcerà il naso per l'insistenza sul lato più sentimentale (ma del resto Waititi ha definito più volte la storia una commedia romantica ambientata nello spazio). Il risultato a nostro avviso è molto godibile, anche se l'impressione è che le due ore di durata (titoli di coda lunghissimi e due sottofinali inclusi) siano in questo caso un po' poche per evitare qualche grumo nel racconto, che procede in modo frammentario.

A noi - lo confessiamo - è mancato Loki, dispensatore di spessore e fine ironia alla storia del film precedente e che si era dimostrato un ottimo collante, ma la strada percorsa da questo nuovo Thor, che ritroviamo inizialmente coi Guardiani della Galassia, trasformato in una specie di guru new age ma sempre pasticcione, è definitivamente tracciata: è sì un supereroe le cui gesta sono leggenda, ma lo è a modo suo, reso più umano dalla sconfitta e dalla sofferenza, senza più regno in un mondo preda del caos, a cui cerca di mettere una pezza insieme a Valchiria (una Tessa Thompson un po' sacrificata) e Jane Foster divenuta nuova Thor e meritoria di impugnare il Mjolnir. Taika Waititi dissemina al solito la narrazione di tocchi umoristici, dai molteplici riferimenti alla musica rock alle grida delle capre nocchiero (nella mitologia norrena, Tanngrisnir e Tanngnjóstr), dalle battute e riferimenti alla nostra cultura (in fondo se loro conoscono certe attrici è perché vivono nel nostro stesso mondo), ai capricci di Stormbreaker e a momenti slapstick a volte un po' infantili. Però si ride molto nei momenti giusti: è da antologia della risata la parte con lo Zeus dell'istrionico Russell Crowe, vanaglorioso, sbruffone, ridicolo, cinico e compreso nei suoi privilegi, tanto da far desiderare uno spin-off a lui dedicato (del resto Zeus e Thor si sono scontrati più volte nei fumetti), ed è molto divertente rivedere i teatranti che interpretano gli eroi (soprattutto pensando che Liam Hemsworth era nella shorlist per interpretare Thor, prima del fratello). Nella New Asgard c'è un ovvio riferimento alla Disney(land) la cui missione è monetizzare sulle leggende.

Se avete perso il filo non vi preoccupate: inserendo il tutto in una cornice da cantastorie, o da narratore intorno al fuoco (in originale è la voce di Taika Waititi/Korg ad assumersi questo compito), la storia viene introdotta e riassunta in modo chiaro, spiegata a misura di bambino. Christian Bale è come al solito impeccabile nel dar vita a un bellissimo villain (complimenti al makeup), in lotta contro gli dei per motivi personali: e come dargli torto, dal momento che le divinità sono in maggioranza capricciose, sciocche e vanesie, quando non totalmente malvagie? Coloratissimo e pop, Thor: Love and Thunder diventa al momento giusto in bianco e nero, perché un mondo nato dal dolore e del rancore è deprivato di ogni colore, regno di ombre e mostri. Il film tocca con leggerezza temi anche impegnativi come il rapporto tra gli uomini e la religione, la mortalità e l'immortalità, l'amicizia e l'amore, il perdono e il riscatto, coi cambiamenti anche traumatici che la vita ci riserva. Prima, ovviamente, di concludere in puro stile "uplifting" Waititi. Se siete capaci di ridere di voi stessi e delle vostre fissazioni, sicuramente Thor: Love and Thunder vi piacerà, così come lo apprezzerete se date la giusta importanza al vostro lato infantile e sentimentale e non vi vergognate di commuovervi un po'. Certo la cosa difficile è immaginare un futuro cinematografico per Thor dopo questo film: noi ci abbiamo provato senza riuscirci, ma non è un caso se non lavoriamo alla Marvel.



  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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