È come creare un’autostrada in più per snellire il traffico, poi si scopre che l’autostrada si riempie comunque. Vale anche per i canali televisivi, Sky da qualche tempo ha aggiunto il canale Crime ed è da intendersi nel senso di True Crime, le storie vere di cronaca nera, spesso nerissima, quelle che attirano sempre, fossero anche ascoltate per l’ennesima volta. E succede per mille motivi, qualcuno magari non confessabile — e se si confessa, che crime è?

Quindi è arrivata anche questa serie che si chiama Bande criminali italiane, produzione Stand By Me, taglio d’autore ma temperato assai dalla giusta enfasi che nel semplice racconto di cronaca queste vicende trascinano con sé. La serie va a puntate il mercoledì, la prima disponibile è quella dedicata alla Banda della Comasina, ovvero Vallanzasca e soci, primi anni 70 e un clima intorno da polvere da sparo in parecchie situazioni del vivere civile.

L’intera serie è in realtà una sorta di bignami di una storia complessiva che taglia quei decenni, nei quali l’informazione e l’editoria in versione compatta gareggiavano nel creare fenomeni, soprannomi, titoli, versioni suggestive delle storie per quanto brutali fossero — e Vallanzasca era fatto apposta, e non parliamo degli annessi e connessi del rapimento della giovane Emanuela Trapani. Quindi con un’ora a episodio (i prossimi saranno sulla banda dei Marsigliesi, su quella definita Arancia meccanica e infine sulla milanese banda di via Padova) si corre un po’.

Su Vallanzasca e relative storie e leggende, difficile reggere il confronto con un lavoro eccezionale uscito sempre per Sky due anni fa (La Mala - Banditi a Milano) in quattro episodi su quella singola vicenda. Ma come detto qui c’è una linea d’orizzonte più ampia, molta carne al fuoco, letteralmente, e la voglia diffusa di true crime, un po’ sana e un po’ no, che reclama soddisfazione.

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Curiosamente, soprattutto in certe vicende Rai, è incredibile la quantità di sottoposti che si mettono a fare di testa loro senza tener conto dei piani altissimi della politica. Ma quanto sono liberi. E quanto sono sfortunati nelle scelte i piani altissimi della politica.