Recensione The Life of David Gale (2003) - Movieplayer.it

Recensione The Life of David Gale (2003)

A differenza di The Ring, dove la morte arriva attraverso un videotape, nell'ultimo film del regista inglese Alan Parker la vita del condannato a morte David Gale è legata ad un nastro ed al disperato tentivo della giornalista Bitsey Bloom di ritrovarlo.

La salvezza corre su un videotape

Mentre in America soffiano i venti di guerra il regista inglese Alan Parker esce nelle sale di tutto il mondo con The life of David Gale un film sulla pena di morte negli stati Uniti. E dopo Mississipi Burning, Parker torna nel sud degli States, nel Texas precisamente, lo stato dove i politici costruiscono le loro fortune mostrando nessuna pietà per i condannati a morte.

The life of David Gale non è una storia vera, come qualcuno potrebbe credere ingannato dal titolo, ma sono gli ultimi quattro giorni di vita di un condannato a morte. Il condannato è David Gale, interpretato da Kevin Spacey. David è un'attivista del movimento Deathwatch, un'organizzazione che si batte per l'abolizione della pena di morte negli Stati Uniti.
Sposato, con una donna che lo tradisce ed un bambino che adora, David viene accusato dello stupro e dell'omicidio della sua amica-attivista Costance Hallowey, interpretata da Laura Linney. Nonostante i suoi proclami di innocenza, processato, viene giudicato colpevole e condannato a morte. Dal giorno della condanna David si chiude in un isolamento totale fino a quando decide di raccontare la sua storia alla giornalista Bitsey Bloom, interpretata da Kate Winslet, diventata famosa per aver passato alcuni giorni in prigione pur di proteggere le sue fonti in un'inchiesta sulla pedofilia.
In tre giorni Gale racconta alla Bloom la sua storia, di come sia stato incastrato e della possibilità che fuori della prigione ci sia qualcuno che abbia un nastro su cui è stato filmato l'omicidio, l'unica prova che può scagionarlo. Dave chiede alla giornalista di trovare quel nastro, non per salvarsi la vita, ma per riabilitarsi agli occhi del figlio, trasferitosi con la moglie in Spagna.
Bloom si mette alla caccia della videocassetta, in un susseguirsi di colpi di scena fino al finale che non sveliamo per ovvi motivi.

The Life of David Gale non è precisamente un film contro la pena di morte, ma sicuramente, come ha detto lo stesso Parker, è un film che può far discutere sull'argomento e in America se ne e' discusso abbastanza: molti hanno accusato Parker di antiamericanismo, di questi tempi un'accusa che ricorre spesso, il regista inglese però ha respinto queste accuse al mittente accusando a sua volta gli americani di non tollerare che il loro sistema di vita venga messi in discussione.
A nostro parere, il film resta comunque soprattutto un thriller, ben orchestrato dallo stesso Parker grazie anche ad un efficace montaggio.
Il film ruota intorno ai tre personaggi interpretati da Kevin Spacey, Laura Linney e Kate Winslet.
Kevin Spacey mostra ancora una volta la sua bravura, anche se ci sembra in tono minore rispetto ad altre interpretazioni: il suo personaggio, David Gale, nella prima inquadratura ci ricorda l'ambiguità del mitico Verbal Kint de I soliti sospetti, ma David è un personaggio diverso, con diverse sfaccettature, non tutte lineari ed alcune, ci riferiamo in particolare al David che gira ubriaco parlando di Seneca e della sua morte, un po' forzate.
Tra le interpreti femminili, la Winslet (Titanic, Holy Smoke - Fuoco Sacro) dà credibilità al suo personaggio di giornalista disposta a molto per ottenere una prima di copertina, ma nello stesso tempo emotivamente coinvolta pian piano che la storia si sviluppa, ma ancora più brava, a nostro parere, risulta essere la Linney (Schegge di Paura, Dave - Presidente per un giorno, The Truman Show) nel ruolo della passionaria, disposta a tutto pur di dimostrare che la pena di morte è una barbaria del sistema giudiziario americano.