Era il 15 gennaio 1974 quando sulle televisioni statunitensi debuttava Happy Days, una sit-com destinata a diventare un vero e proprio cult. L’Italia dovrà aspettare la fine del 1977 per vederla, ma anche nel nostro Paese il successo fu enorme. 50 anni dopo ancora si parla di Fonzie e della famiglia Cunningham, anche a teatro grazie alla Compagnia I Saltafoss in scena con Happy Days il musical al Teatro Nazionale con la regia di Adriano Tallarini.
Perché dopo 50 anni Happy Days continua a piacere?
«Racconta un periodo tranquillo e spensierato quando si viveva il sogno americano. La gente pensava a lavorare, all’amicizia. Anche in Italia ha avuto un risvolto sociale, il Paese viveva un momento difficile ma le famiglie si trovavano per guardare la tv e potevano vivere una mezz’ora di felicità. Questa leggerezza e positività dei personaggi ha reso Happy Days un campione di visualizzazioni».
I brani che stile hanno?
«Si rifanno al rock degli anni ’50 e ’60. Sono musiche molto godibili a cui ovviamente si aggiunge la sigla conosciuta da tutti. La sigla è giustamente rimasta in lingua originale mentre le altre canzoni sono in italiano».
Quali sono i prossimi progetti dalla compagnia?
«L’anno scorso abbiamo festeggiato i 20 anni, è un bel traguardo, siamo sempre cresciuti. Per la prossima stagione abbiamo deciso di portare in scena Frankenstein Junior».
Venerdì e sabato alle 20.45, domenica alle 15.30
Teatro Nazionale
Via Giordano Rota 1, Milano
Biglietti: da 20 euro su teatronazionale.it