The Gray Man - Recensione

Ryan Gosling e Chris Evans protagonisti di una caccia all'uomo ipercinetica.

The Gray Man - La recensione

LA RECENSIONE IN BREVE

  • Il nuovo film dei Russo Brothers è un giocattolo consapevole di esserlo che si preoccupa solo d'intrattenere.
  • Nonostante qualche intoppo nel ritmo qui e lì, The Gray Man è comunque sfoltito di qualsiasi pretesa di serietà e questo gioca a suo vantaggio.
  • Ryan Gosling e Chris Evans sono scelte che pagano, in un'odissea action che sul lungo da loro cerca più l'ironia che il machismo.

Dimenticatevi Cherry, soggettive da dentro il colon e una pretesa di dramma posticcia come i baffetti appiccicati nel finale a Tom Holland. The Gray Man è un paese dei balocchi e gli va benissimo così. In fin dei conti va benissimo pure a noi, che nel nuovo film a firma Russo Brothers, migrati dall’abbraccio di Apple a quello di Netflix, troviamo un giocattolone fracassone e del tutto consapevole di esserlo.

Ecco, prendetelo sin da subito così, calatevi nell’ottica: The Gray Man è un gioco, un video-gioco, un oggetto ludico e pirotecnico nei quattro confini di uno schermo, se quello di una sala cinematografica pure meglio. The Gray Man è anche una polpa, un'amalgama di tanti piccoli riferimenti del cinema intrattenimento contemporaneo, uno stroboscopio scintillante che riflette quello che gli sta attorno e che poi butta dentro il proprio calderone, fucina che sputa fuori uno spy-action-thriller che ha la grande dignità di non prendersi mai sul serio.

Un videogioco tra livelli, boss e cacce all'uomo

Perché farlo, se di fondo vogliamo girare intorno al globo a far saltare in aria città come Praga? E allora poca, pochissima importanza ha pure parlare dell’intreccio: Six (Ryan Gosling) è un ex galeotto ingaggiato dalla CIA per compiere missioni che nessun altro può. Di queste non sa quasi nulla e poco pure gliene importa, a lui basta sapere che elimina brutte persone che fanno brutte cose. Finisce nel mezzo di un complotto ordito da foschi piani alti (Regé Jean-Page) che vogliono accopparlo scatenandogli dietro gente matta come Lloyd Hansen (Chris Evans pure lui con il baffetto, ma perlomeno la cosa è oggetto di scherno già dentro il film).

Le geolocalizzazioni proprie del genere di riferimento a cui The Gray Man si rifà in superficie – Bangkok, Vienna, Praga, ecc. – sono poi in realtà il pretesto per il cambio di scenario. Siamo in un gioco, i livelli devono mutare, devono intensificare la mole di materiale ludico da mettere in campo. Su indicazione dello script adattato a partire dal romanzo omonimo di Mark Greaney per opera di Joe Russo, Christopher Markus e Stephen McFeely, questi livelli cambiano stando adiacenti a immaginari visivi che entrano in sinergia con il parterre di interpreti che il film fa ballare.

Nel senso che in Gosling ci sono le luminarie e l'estetica di Blade Runner 2049 (Recensione) e Drive (con lo stuzzicadenti masticato), ma Blade Runner 2049 sta di fianco a No Time to Die (Voto: 7.8 - Recensione) nella figura tra nuova eroina action e sex symbol di Ana de Armas, quando trova spazio pure un pizzico del lavoro su schermi e controllo di Matrix: Resurrections (Voto: 7.5 - Recensione) con Jessica Henwick, per finire ovviamente nell’ipertrofismo plastico e digitale nei paraggi dell’ex Captain America Evans.

 
Quando a dirci che sei matto in testa è il baffetto

E nella struttura a progressione che The Gray Man sceglie di adottare con serenità c’è posto per checkpoint, mini-boss, boss finali e un gusto per il posizionamento degli equipaggiamenti, delle squadre nemiche, degli armamenti all’interno della mappa di gioco che pare richiamare più classici come Call of Duty o Battlefield che i corrispettivi di genere di stampo cinematografico.

Forse anche per questo il film pare non volersi nascondere dietro un dito quando fa corposo utilizzo di effetti visivi dubbi e palesemente artefatti, che eppure in alcune sequenze occupano uno spazio così consistente da far trapelare più il gusto dell’esasperazione che la preoccupazione di una resa finale non proprio all’altezza. C’è da dire che tutto questo è in perfetta linea con la traccia che attraversa The Gray Man. Lo abbiamo detto, non c’è pretesa di serietà alcuna all’interno di un motore narrativo il cui unico scopo è il far incedere in avanti, seppur con alcuni intoppi e flashback che fanno impantanare un tantinello di troppo uno scorrimento del ritmo altrimenti molto fluido.

 
Ana de Armas nella sua nuova vita da eroina action

Già visto? Sì. Funziona? Sì.

Inevitabili sensazioni di déjà vu qui e lì? Sì, certo. Ma aiuta la decostruzione dell’impianto logico con l’ironia illogica dei due protagonisti, che se in Chris Evans trova il tentativo di un attore di prendere a calci ogni cosa tramite l’esuberanza, in Ryan Gosling incontra invece la perfetta sintesi della sua immagine da divo placido e da statua di cera con un sarcasmo semplice, quasi caustico. E quanto si divertono i Russo Brothers a prenderlo a calci, malmenarlo, infilzarlo e a rovesciare le parti nei duetti con Ana de Armas (che funziona) nel corso di un’odissea che si fa progressivamente sempre più decerebrata, ipercinetica e onomatopeica mentre a salire di volta in volta è l’aspetto consapevolmente comico.

The Gray Man, più di quanto ci si aspettasse, sa funzionare. Va inquadrato, preso a distanza e con tanta voglia di divertirsi a costo zero, ma trova la sua dimensione in una nicchia dell’intrattenimento che sa guardare al contesto che gli vortica attorno, che sa fare esperienza di quello che sta dentro e fuori l'audiovisivo e quindi restituire gioco e popcorn.

The Gray Man arriverà su Netflix il 22 luglio.

Verdetto

Considerato il passo abbastanza falso di Cherry, i cui slanci dalle parti del dramma si risolvevano in un ambiguo nulla di fatto, i Russo Brothers aggiustano il tiro della loro avventura post Marvel tornando a fare quello che sanno fare meglio: intrattenere. The Gray Man riesce a farlo e noi gliene diamo atto, un film action contornato sui bordi dalla cornice da spy movie a cui in realtà interessa solamente tirare dritto come un treno, sparare e distruggere cose. Non si prende mai troppo sul serio nonostante in alcuni frangenti si raffreddi in sequenze eccessivamente prolisse, riuscendo a sfruttare bene i punti di forza che trova in Ryan Gosling e Chris Evans. Nulla di innovativo, ma diverte.

In questo articolo

The Gray Man

13 Luglio 2022

The Gray Man - La recensione

7
Discreto
Lasciatevi trasportare da uno spara-spara a cui sta bene essere ciò che è.
The Gray Man
Approfondisci
Commenti