i tre livelli narrativi - L'albero della vita (2006)

L'albero della vita

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Un film di Darren Aronofsky. Con Hugh Jackman, Rachel Weisz, Ellen Burstyn, Stephen McHattie, Mark Margolis.
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Titolo originale The Fountain. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 96 min. - USA 2006. - 20th Century Fox Italia uscita venerd� 16 marzo 2007. MYMONETRO L'albero della vita * * 1/2 - - valutazione media: 2,50 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

I tre livelli narrativi Valutazione 5 stelle su cinque

di Laurynn


Feedback: 100
domenica 28 settembre 2014

The Fountain – L’Albero della Vita

Tomas Creo (Hugh Jackman) è uno scienziato che lavora senza sosta con l’intento di trovare una cura contro il tumore al cervello. Il suo non è uno scopo puramente umanitario; egli agisce fondamentalmente spinto da motivi personali: sua moglie Isabel (Rachel Weisz) è in fin di vita a causa di questa malattia. La drammatica storia viene narrata in un modo che va al di là del realistico, un modo che alla fine condurrà il protagonista a prendere la giusta decisione…

Analisi
La narrazione si snoda su tre livelli differenti ma strettamente legati tra loro: il primo è un livello realistico, attraverso cui viene narrata la drammatica vicenda di Isabel nei suoi ultimi giorni di vita e il suo rapporto col marito che cerca a tutti costi di scoprire una cura.
Il secondo è un livello fittizio: esso riguarda infatti la storia di un libro che Isabel sta scrivendo, ambientata (probabilmente tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo) durante la colonizzazione spagnola del Nuovo Mondo. Qui i protagonisti sono un valoroso conquistador, Tomás, e una bellissima regina spagnola (interpretati rispettivamente sempre da Jackman e Weisz). La regina chiede a Tomás di aiutarla a “liberare la Spagna dalle sue catene” e in cambio lei diventerà “la sua Eva”. Lui lo giura sul suo onore e sulla sua vita.
Infine c’è un terzo livello che potrebbe essere definito esclusivamente allegorico-onirico, in cui vediamo un Tomas che si trova all’interno di una bolla trasparente, che galleggia nello spazio infinito e diretta verso la nebulosa Xibalba. Lui è circondato da arbusti e rami secchi e continuamente si prende cura di un vecchio tronco d’albero che sta per morire.
Apparentemente le tre storie sembrano non avere nulla in comune. In realtà si completano l’un l’altra.
Il primo filone narrativo, come già detto in precedenza, è del tutto realistico. Racconta una storia triste sì, ma che può affliggere qualunque essere umano. Si può intendere chiaramente che Tomas abbia gravi difficoltà ad accettare la prossima dipartita della moglie. Pur sapendo che la probabilità di successo nella sperimentazione è bassissima, continua giorno e notte a spendere tempo prezioso nel suo laboratorio di ricerca, anziché godere degli ultimi momenti a lui concessi in compagnia di sua moglie. Il suo rifiuto per l’idea della moglie malata, è palese nel terzo filone di narrazione: più volte Isabel viene scacciata da Tomas, quando gli appare esclamando “Finiscilo”. E’ così che in punto di morte gli regala una scatola contenente penna e calamaio. “Finiscilo” potrebbe quindi anche essere riferito al desiderio imperativo della donna affinchè sia suo marito a terminare la loro storia. In un primo momento Tomas non sa neanche da dove iniziare. Ma Isabel fiduciosa lo rassicura: “Lo saprai”.

Lei, differentemente dal marito, ha ormai accettato il suo destino; è pronta ad abbandonare questa vita mortale, con la convinzione di raggiungere un mondo ultraterreno, nel quale il suo amore per Tomas non finirà mai. Sarà lei stessa a dire al marito “Io sarò sempre con te”.


Nella prima metà della pellicola, possiamo notare una scena in cui appare la figura del minaccioso Inquisitore spagnolo, che progetta di distruggere la Corona. Egli è chiaramente una figura metaforica, ma ciò che potrebbe sorprendere è che quest’ultimo andrebbe analizzato sotto due punti di vista differenti e soprattutto contrastanti: da un lato, egli viene ritenuto essere il male che affligge la Spagna. Di conseguenza, indentificandosi  la Spagna con la regina stessa, l’Inquisitore trova una corrispondenza concreta nel livello realistico: il tumore che sta conducendo Isabel alla morte. E Tomas/Tomás vuole eliminarlo.
Dall’altro lato, egli può essere anche associato ad un’immagine molto più positiva: durante la scena della condanna a morte degli eretici, lo si può sentire esclamare: “I nostri corpi sono prigioni per le nostre anime, il sangue e la pelle non sono che le sbarre del nostro confine … La vostra regina cerca l’immortalità sulla Terra, un falso Paradiso … La morte esiste, il giorno del giudizio è inconfutabile”. Al di là dei toni gravi e sentenziosi, le parole dell’Inquisitore, che rispecchiano la morale cristiana, racchiudono anche il reale convincimento di Isabel in merito: la morte è inevitabile per tutti, provare a debellarla è un sacrilegio. La vita eterna non esiste sulla Terra, bensì in Paradiso. Tomás non accetta tale pensiero e vuole eliminare l’Inquisitore ma…la regina glielo impedisce: la soluzione non è uccidere l’inquisitore ma giungere nella valle dell’Eden e risorgere a nuova vita. Fino alla fine Tomás non sarà in grado di intendere il vero significato dell’esistenza: giunto nel cuore dell’impero Maya, ai piedi dell’Albero della Vita, perirà per la troppa sete di salvezza: la linfa dell’Albero sembra, in un primo momento, essere in grado di curare le sue ferite. Ma, subito dopo, il conquistador, convinto di aver raggiunto il suo scopo e di aver conosciuto il segreto della vita eterna, cerca di indossare l’anello che la sua regina gli aveva donato. Ma ciò gli risulta impossibile, in quanto l’anello gli sfugge di mano e dal suo corpo fuoriescono fiori e foglie tanto abbondantemente, da soffocarlo ed ucciderlo.
A questo punto, il pubblico può rendersi conto del fatto che probabilmente il conquistador Tomás rappresenti l’Io negativo insito nel subconscio del protagonista originario: Tomas è così egoista, da non rendersi conto di ciò che la moglie Isabel gli stia chiedendo. Lei vorrebbe soltanto averlo accanto durante gli ultimi momenti che ha ancora a disposizione; è consapevole del fatto che la sua fine è vicina e si sente quindi “completa”, avendo raggiunto uno stato di grazia e di pace con sé stessa. Il marito, contrariamente, sa soltanto che lui non vuole perderla e che lui non potrebbe vivere senza di lei. Quando Isabel effettivamente muore, Tomas, dopo uno sfogo tremendo di dolore, afferma di voler “curare la morte”. Soltanto alla fine riesce a rendersi conto dell’errore che stava commettendo, ed è in quel momento che la sua, per così dire, parte malvagia viene debellata. Proprio nel momento in cui a Tomás cade di mano l’anello, quest’ultimo viene raccolto dal Tomas onirico, quello puro e sublime che per lungo tempo ha viaggiato nello spazio e nel tempo credendo (erroneamente) che condurre l’Albero malato verso Xibalba, significasse risanarlo. In realtà la nebulosa dorata (che metaforicamente viene associata al regno dei morti, secondo antiche credenze Maya) è un luogo che mette in relazione distruzione e rigenerazione, morte e resurrezione. Isabel è morta sulla Terra ed è risorta in Paradiso.
Più concretamente, Tomas appare accettare il lutto quando, nell’ultima scena, coglie un frutto secco da un albero e lo sotterra accanto alla lapide della moglie, riuscendo finalmente a dirle addio.

Simbolismo
L’intera pellicola è costellata da un ricco simbolismo. Prima di tutti, è predominante l’immagine dell’Albero della Vita, attorno a cui si snoda la vicenda. Tale simbolo è senza dubbio stato tratto dalla tradizione religiosa. Secondo la Bibbia, quest’albero appare essere associato all’idea del Paradiso o anche al Cristo sulla Croce. Infatti nella liturgia dell'Esaltazione della Santa Croce, possiamo leggere “Nell'albero della Croce tu hai stabilito la salvezza dell'uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi dell'albero traeva vittoria, dall'albero venisse sconfitto, per Cristo nostro Signore”.
Secondo la religione ebraica invece (alla quale più probabilmente il regista si è ispirato, date le sue credenze religiose), l’Albero della Vita era inizialmente unito a quello della Conoscenza. Ma poi, in seguito alla disobbedienza di Adamo ed Eva, Dio li separò. Secondo la Genesi, quando i due vennero puniti per aver mangiato il frutto proibito della conoscenza, a loro non fu neanche più concessa la vita eterna; Dio disse: “Guardiamo che egli non stenda la mano e prenda anche del frutto dell'Albero della Vita, ne mangi e viva per sempre”. Di qui l’impossibilità di Isabel di continuare a vivere: il suo tempo sulla Terra è scaduto, non può opporsi al volere divino, o più generalmente al corso naturale degli eventi. Il tentativo di Tomas è visto come un sacrilegio.
Altro simbolo è quello di Xibalba. Secondo la tradizione Maya, si trattava dell’oltretomba governata da spiriti di morte. L’ingresso a questa dimensione era generalmente collocato presso una grotta di Cobán (Guatemala) o all’interno della Via Lattea. Nel film Xibalba è rappresentato sottoforma di una nebulosa, che Isabel mostra a Tomas attraverso un telescopio. Lei gli spiega che questa nebulosa circonda una stella gialla che sta per morire. Ecco chiara l’associazione tra la morte imminente della stella e la morte imminente della donna. Come già detto prima, a Xibalba è strettamente legato il rapporto tra morte e rigenerazione. Anche questo tema è stato probabilmente tratto dalla Bibbia (l’Arca di Noè, per citarne un esempio), per poi essere ripreso costantemente in letteratura, a partire dai romanzi cavallereschi che hanno come tema il Re Pescatore, al genio di Shakespeare in The Tempest, alla Waste Land di T.S. Eliot.
Terzo simbolo importante è quello dell’anello. Il fatto che Tomas smarrisca la sua fede nunziale, suggerisce metaforicamente questo: per troppo amore, lui mette da parte l’amore stesso; è accecato dal ricordo abbagliante di Isabel, così come lei era un tempo: bellissima, sorridente e con una folta chioma fluente. L’anello è proprio quello che la regina dona al conquistador, chiedendogli di indossarlo una volta trovato l’Eden. Ma, confuso com’è, egli fraintende queste parole, finendo col sacrificare poi sul serio la sua vita giunto all’Albero miracoloso. Nella dimensione onirica invece, il Tomas candido viene rappresentato con una striscia di inchiostro a circondargli l’anulare destro. Anche qui quindi, egli non ha l’anello al dito. Riuscirà ad indossarlo soltanto quando saprà finalmente il significato della vita. Nel frattempo tutto ciò che gli rimane, sono una serie di tatuaggi circolari che partono dal dito, per poi dilungarsi su tutto il braccio destro e poi anche il sinistro. Questi tatuaggi ricordano un po’gli anelli di accrescimento degli alberi e sarà Tomas stesso a dire che ognuno di essi rappresenta il tempo che la moglie è stata con lui. Qui si palesa maggiormente l’identificazione di Isabel con l’albero.

Critica
Il film tratta dei temi della morte e della vita in modo eccezionale. Ritengo che la tripartizione della trama sia un espediente efficacissimo per trasmettere la giusta dose di emozioni al pubblico. Ma non solo…l’intreccio è alquanto intricato: una serie di flashback, flashforward, digressioni e ripetizioni della medesima scena riproposte in contesti differenti. Nonostante ciò, uno spettatore attento non può perdersi, in quanto le singole scene sono legate tra loro con grande genialità e ogni singola parola, ogni piccolo gesto vengono sempre proposti al momento giusto, tanto da conferire credibilità ed efficacia alla pellicola. La recitazione è spettacolare. Gli attori sono completamente immersi nei loro ruoli e non risultano mai banali. Altro punto forte del film è la colonna sonora ("Death Is the Road to Awe" di Clint Mansell), la quale ha ricevuto molte nomination a differenti premi. Accompagnata a quelle scene mozzafiato lascia il pubblico col fiato sospeso e provoca emozioni fortissime nelle sue note più elevate.
Ma quello che più colpisce di questo capolavoro sono gli effetti grafici: sublimi scenari onirici e atmosfere fantastiche caratterizzano gran parte della pellicola. Non a caso i costi di produzione sono stati elevatissimi. Addirittura il regista ha dichiarato di aver voluto eliminare alcuni effetti speciali (tra cui uno sciame di farfalle a fuoriuscire dal corpo di Tomas dopo aver bevuto la linfa dell’albero), appunto per evitare di superare il già altissimo budget. L’unica pecca è stata probabilmente quella di non essere riuscito a guadagnare abbastanza da ricoprire le spese, benchè il film abbia incassato moltissimo e sia stato apprezzato dalla critica.

Conclusione
The Fountain mi ha colpito a tal punto da essere entrato nella mia lista di film da vedere e rivedere. Sinceramente non riesco ad attribuirgli nessuna critica negativa e sono veramente pochi i film che posso far rientrare in questa categoria. Mi dispiace solo che capolavori del genere non vengano conosciuti dal mondo nel modo in cui si meritano. Ma per ora posso ritenermi fortunata, dato che io l’ho visto e mi ha lasciato qualcosa di bello. Al di là di tutte le varie concezioni religiose e non che una persona può avere, credo che la bellezza di questo film sia che ognuno è in grado di conferirgli la sfumatura di significato che meglio crede. A me è piaciuto interpretarlo così, forse per il mio background di conoscenze oppure per le esperienze vissute…o forse più semplicemente perché in questo modo mi suggerisce una cosa: “Per ogni ombra, non importa quanto profonda sia, sarà sconfitta dalla luce del mattino”.

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