The Eternal Daughter Recensione

The Eternal Daughter: la recensione della ghost story di Joanna Hogg con Tilda Swinton

06 settembre 2022
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Una storia di fantasmi del passato e ricordi di famiglia nel rapporto fra madre e figlia di The Eternal Daughter di Joanna Hogg con Tilda Swinton, presentato in concorso al Festival di Venezia. La nostra recensione.

The Eternal Daughter: la recensione della ghost story di Joanna Hogg con Tilda Swinton

Un’autrice britannica si aggira con piglio sicuro, con un stile personale, formalmente ricercato ma con tematiche di genere. Si chiama Joanna Hogg, è diventata una beniamina nazionale e dei cinefili di ogni latitudine dopo il dittico The Souvenir, e torna in The Eternali Daughter ibridando l’analisi dei rapporti madre e figlia con le storie di fantasmi, per l'esattezza filone gotico di campagna inglese.

Un’artista e la madre anziana si avventurano in una ricca dimora, una manor house di antico splendore e più recente decadenza, un hotel che decenni prima era una casa di famiglia in cui la madre è cresciuto e seppellito tanti ricordi, che le due vogliono insieme riportare alla luce. Occasione per alcuni giorni da trascorrere insieme, dare nuova linfa al rapporto e fornire del materiale per la più giovane, regista, che sta pensando di realizzare un film sul loro rapporto e sull’album ideale di famiglia.

Entrambi i personaggi sono interpretati dalla consueta maestosa Tilda Swinton, alle prese con uno stile minimalista della Hogg, che non inquadra mai i due personaggi insieme, almeno fino a pochi minuti dalla fine. La storia è raccontata con minimi movimenti di macchina, per buona parte scorre placida, con impercettibili scarti narrativi che costruiscono una tensione sotterranea e spiazzante, generando attenzione quasi distrattamente, mentre la figlia cerca di organizzare libri e appunti per lavorare, e la madre elogia la marmellata locale o chiede di non far presenziare il cugino a una cena fra di loro per festeggiare il suo compleanno. L’albergo è praticamente deserto, di notte le finestre sbattono, ci sono una giovane alla reception che serve anche a cena, un custode notturno particolarmente gentile che appare ogni tanto silenzioso, mentre la figlia torna dopo la consueta passeggiata con il cane di famiglia in tarda serata.

Una casa posseduta, ma non discrezione molto British, in linea con il carattere della madre, cresciuta durante la Seconda guerra mondiale, che rimane ancora il vero mistero per la figlia, in questo film di fantasmi interiori, di ricordi rimasti in silenzio per anni fra le pareti antiche, vicino a un camino, nei vuoti di un rapporto intimo come nessuno, quello di una madre e una figlia, ma capace di dimostrarsi il più illeggibile di tutti. In un contesto apparentemente svagato è onnipresente poi il senso di perdita, il dolore che si accumula in una vita intera e non si elabora mai fino in fondo. Inconsueto e inquietante, The Eternal Daughter è la conferma del talento della Hogg, ma anche della sua marcata cerebralità.



  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
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