Titolo originale | The Childhood of a Leader |
Anno | 2015 |
Genere | Drammatico, Horror, |
Produzione | Francia |
Durata | 113 minuti |
Regia di | Brady Corbet |
Attori | Robert Pattinson, Stacy Martin, Bérénice Bejo, Liam Cunningham, Sophie Lane Curtis Rebecca Dayan, Caroline Boulton, Luca Bercovici, Michael Epp, Roderick Hill, Scott Alexander Young, Jeremy Wheeler, Patrick McCullough, Andrew Osterreicher, Tom Sweet, Jacques Boudet. |
Uscita | giovedì 29 giugno 2017 |
Tag | Da vedere 2015 |
Distribuzione | Fil Rouge Media |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,01 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 30 giugno 2017
Liberamente ispirato ad un racconto di Jean-Paul Sartre, il film racconta la vita del piccolo Prescott in una villa vicino a Parigi. Il film è stato premiato al Festival di Venezia, ha ottenuto 2 candidature a Spirit Awards, In Italia al Box Office L'infanzia di un capo ha incassato 41,9 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Il giovane Prescott, americano, vive un periodo della sua vita in una grande casa fuori Parigi, insieme alla madre, una donna inquieta che sfoga l'insoddisfazione nella devozione religiosa, e alle altre donne che si occupano di mandare avanti la casa. Il padre, invece, consigliere del presidente americano Wilson, va e viene da Parigi, dove sta lavorando al trattato di pace che porrà fine alla Prima Guerra Mondiale. Un bambino dal volto gentilmente perfetto, dolce come quello di una femmina, che recita senza errore la sua parte nella funzione ecclesiastica, salvo poi uscire in preda alla collera e mettersi a scagliare pietre sui fedeli, ancora agghindato con l'abito candido dell'angelo. È in questa condizione ossimorica che facciamo la conoscenza di Prescott, nell'ottimo esordio dietro la macchina da presa (35 mm) dell'attore Brady Corbet.
Il film è liberamente tratto dall'omonima novella di Jean-Paul Sartre, cioè "L'infanzia di un capo", contenuta nella raccolta "Il Muro", ma la storia di Lucien Fleurier (questo il nome nella novella) è solo una delle suggestioni dietro L'infanzia di un capo, insieme con ciò che Corbet ha visto e immagazzinato sui set di Von Trier, Araki, Haneke.
Non è la politica anzitutto che interessa al regista, non la satira, nemmeno, in fondo, la psicanalisi: a Corbet preme la materia umana, quella scomoda, che assomma nello stesso pensiero, nello stesso quadro, nello stesso corpo, l'infanzia e il male, che dapprima ha i contorni dell'errore e poi vira senza se e senza ma verso quelli dell'orrore.
Materia umana, dunque, fatta di umori (la collera) e contraddizioni, ma anche materia splendidamente cinematografica, perché incentrata sul fenomeno dell'impressione. Prescott, bambino sensibile, diviso tra il mondo rigido delle regole genitoriali e quello materno (ma non veramente tale, anzi precario o tentatore) delle figure femminili che si occupano di lui, rimane impressionato da ciò che vede, in primo luogo dalle debolezze e dalle ipocrisie degli adulti e mette in discussione il concetto di obbedienza che è chiamato a rispettare.
Consapevole della forza della propria volontà (esemplare, in questo senso, la sequenza della favola di Esopo) e dell'effetto dirompente che le sue sfide producono, comprandogli per esempio l'ammirazione materna o risolvendosi in conseguenze reali per terze persone (il licenziamento della maestrina di francese), Prescott non solo impressiona a sua volta il suo pubblico ma comprende il potere che gli deriva dall'abuso e il godimento perverso che può portare con sé.
Corbet mette in scena questa escalation senza ricorrere ad episodi eclatanti, mantenendola radicata nel quotidiano di una vita di bambino e affidando alla colonna musicale il commento, fortemente drammatico. Similmente, non accenna all'entrata di Prescott nella Storia ma, al contrario, fa entrare letteralmente la grande Storia in casa sua.
L'eleganza della messa in scena, la bellezza della fotografia e degli interpreti coinvolti completa la riuscita del romanzo di (anti)formazione, tanto più ammirevole in quanto opera prima, tutto improntato sul contrasto, sulla dinamica luce e buio, sulla lotta inquietante tra ciò che è evidente e ciò che è nascosto alla vista.
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Perché si diventa dei capi della rivoluzione? Perché mamma e papà erano stronzi. Due ore di questa profondissima analisi ci convincono che la ribellione è in se stessa più totalitaria e autoritaria del sistema nel quale viviamo che è, come è ovvio (ce lo dice in tutti i modi il regista), l'unico possibile, quello senza alternativa al quale tutti [...] Vai alla recensione »
Il giovane attore americano Brady Corbet con "L'Infanzia di un Capo" si cimenta nella regia e vi riesce con successo! Prendendo spunto da un racconto di Jean Paul Sartre, egli narra la storia, sin dall'infanzia, del piccolo Prescott, futuro leader di un vasto movimento politico. Trasferitosi con la famiglia dagli Stati Uniti in un paese vicino a Parigi, figlio di un importante [...] Vai alla recensione »
Nel 1919 la famiglia di un diplomatico americano (Liam Cunnigham), impegnato con i rappresentanti degli alleati nella stipulazione dei Trattati di Versailles, prende posto in una prestigiosa residenza francese. L’uomo è spesso assente da casa ed il figlio Prescott (Tom Sweet) resta con la madre (Bérénice Bejo), una donna gelida e bigotta, e col personale di servizio che [...] Vai alla recensione »
The Childood of a leder è un film intenso e molto bello. Belle le immagini in 35 millimitri e le ricostruzioni storiche e degli ambienti. Il palazzo un po’ délabré con le pareti polverose ben fotografato da Lol Crawley. Presentato al Festival di Venezia del 2015 il film è il debutto di un attore ventottenne americano, che lo preparava da anni.
E' difficile dare una valutazione globale di questo film, dato che esso si compone di due parti nettamente distinte e molto diverse sia per dimensioni che per contenuti e per forma espressiva utilizzata: la prima parte (articolata a sua volta in tre diversi capitoli, corrispondenti ai peggiori capricci e scatti d'ira del giovane protagonista) sviluppa l'argomento preannunciato dal [...] Vai alla recensione »
Quasi cento anni fa, nel 1919, il Trattato di Versailles tentava di mettere ordine al continente europeo profondamente ferito da una guerra sanguinosa e traumatica. Le improvvide decisioni presenti in alcuni passaggi del Trattato - a opinione degli storici - furono l'humus nel quale crebbero i nazionalismi più esasperati e con loro i mostri che nacquero in questo contesto.
Nel suo L'infanzia di un capo, il giovanissimo regista Brady Corbet immagina come si possa covare in seno la serpe della tirannia. Il suo angelico bambino (angelico per l'aspetto, non certo per il carattere) è una prefigurazione dei mostri del Novecento. Non è Adolf Hitler né Josif Stalin, anche se la collocazione nella culla occidentale fa pensare principalmente al nazifascismo.
Scopriremo che stiamo assistendo alla nascita di un leader che guiderà un movimento di massa mai esistito e irriconoscibile, una sorta di versione alternativa della storia novecentesca. Questo tema non è nuovo, e ci si dimentica spesso di definire fantascienza o fantapolitica alternativa i prodotti che non mettono in scena futuri orwelliani o riconoscibili. Per intenderci, anche House of Cards va considerata fantapolitica poiché mette in scena un'America - nominando gli anni che stiamo vivendo, dal 2012 al 2017 - dove non esistono Obama e Trump, bensì il finzionale Presidente Underwood e l'ICO al posto dell'ISIS.
Il primo film da regista dell'attore americano Brady Corbet non manca di ambizione. La sceneggiatura si ispira all'omonimo racconto di Jean-Paul Sartre, pubblicato nel 1939 (1946 per la traduzione italiana) nella raccolta il Muro. Sartre rintraccia la genealogia di un dittatore. Il figlio di un'industriale che tutti scambiano per una ragazzina per la sua delicatezza femminea, diventa un in età adulta [...] Vai alla recensione »
Poco più che uno spunto rispetto all'estensione e alla profondità dell'ultimo racconto della raccolta "Il muro" di Sartre, è una cronaca di formazione infantile alla ribellione, ipotesi di un modello del futuro condottiero, se non dittatore, come l'epoca ci indirizza: siamo nell'oscura e fatiscente casa di campagna del consigliere del presidente Usa Wilson, al lavoro sul trattato di pace alla fine [...] Vai alla recensione »
Attori si nasce, registi (leggi leader...) si diventa. Il destino del 28enne Brady Corbet, già enfant prodige in Thirteen (2003), è andato infatti scrivendosi recitando per maestri del cinismo cinematografico come Von Trier (Melancholia) e Haneke (Funny Games versione del 2007). Da vampiro ha succhiato la linfa pulsante nella loro descrizione del Male, traducendola nel processo malato e ambiguo verso [...] Vai alla recensione »
C'è da sbellicarsi a leggere le ammirate recensioni della critica colta al film più noioso e incomprensibile della stagione. Un dramma esistenziale ispirato a Sartre (l), immancabile premio per la migliore opera prima alla Mostra di Venezia 2015. Siamo nei dintorni di Parigi nel 1919: protagonista un ragazzino di nome Prescott, figlio di un diplomatico americano e di una bella, infelice signora.