Spleen di Charles Baudelaire la poesia della malinconia e del disagio
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“Spleen” di Charles Baudelaire la poesia della malinconia e del disagio

Scopri la splendida Spleen di Charles Baudelaire la poesia che racconta il disagio della vita, contenuta all'interno dell'opera "I fiori del male".

Spleen di Charles Baudelaire è una poesia che racconta “la noia” della vita, la malinconia, l’insofferenza, il disagio del vivere. La poesia fa parte della sezione Spleen e ideale ((Spleen et idéal), la prima delle sei sezioni che compongono I fiori del male (Les Fleurs du mal – 1857)

Spleen di un gruppo di quattro testi poetici della raccolta, per la precisione i testi LXXV, LXXVI, LXXVII, LXXVIII.

I fiori del male e la poesia

I fiori del male è considerata l’opera iniziatrice della poesia moderna, un classico della poesia. Pubblicato nel 1857, con i suoi 126 componimenti poetici, costituisce ancora oggi un punto di riferimento per i temi trattati: la noia di vivere, la solitudine dell’individuo, la ricerca della bellezza, l’ansia di sottrarsi all’angoscia. Charles Baudelaire non ricorre al linguaggio tradizionale, di carattere descrittivo, ma utilizza simboli e analogie, ispirando Decadentismo e Simbolismo. 

La prima sezione è intitolata Spleen e ideale e il tema principale è il dualismo psicologico tra noia e speranza che angoscia l’uomo.

Seguono i Quadri parigini, 17 liriche sulla metropoli degradata, Il vino, sull’ebbrezza data dai «paradisi artificiali».

Poi ci sono I fiori del male, in cui Charles Baudelaire esprime il suo deciso rifiuto della poesia tradizionale, ricercando una nuova bellezza nell’ambiguo e nel peccaminoso.

La quinta sezione è intitolata Rivolta e contiene poche liriche di natura religiosa.

La sesta, La morte, considera l’estrema esperienza umana come un viaggio verso l’ignoto, il nuovo.

Baudelaire non ricorre al linguaggio tradizionale, di carattere descrittivo, ma utilizza simboli e analogie, ispirando Decadentismo e Simbolismo, movimenti artistici che cercano di andare oltre gli aspetti oggettivi del reale, per ricercare nuovi percorsi, associazioni, emozioni in grado di svelare gli aspetti più profondi e misteriosi dell’esistenza umana, che la ragione non sa cogliere ed esprimere.

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Spleen, il significato della parola

Spleen. Questa parola  inglese letteralmente significa “milza”, è passata a indicare, sulla base di antiche credenze che identificavano quell’organo come la causa della depressione. Così, Charles Baudelaire, fa di questo sentimento il perno della sua produzione. Per dare vita ad una ribellione emotiva tipica di quel periodo storico. 

Tale termine è assimilabile al francese ennui e all’italiano noia, tedio, ma Baudelaire sceglie di utilizzare il termine inglese sul,ee perché più ampio in termini d’interpretazione del disagio a 360°.

Il tema della poesia è proprio questo senso di disperazione senza via d’uscita, che a volte attanaglia l’uomo, incapace di spiegarlo perfino a se stesso. La particolarità di questo componimento sono la forza delle immagini, crude, esplicite. Questo senso insopportabile della vita deriva dal doversi “piegare” al conformismo dilagante.

Spleen di Charles Baudelaire 

Quando, come un coperchio, il cielo basso e greve
schiaccia l’anima che geme nel suo tedio infinito,
e in un unico cerchio stringendo l’orizzonte
fa del giorno una tristezza più nera della notte;

quando la terra si muta in un’umida segreta
dove, timido pipistrello, la Speranza
sbatte le ali contro i muri e batte con la testa
nel soffitto marcito;

quando le strisce immense della pioggia
d’una vasta prigione sembrano le inferriate
e muto, ripugnante un popolo di ragni
dentro i nostri cervelli dispone le sue reti,

furiose a un tratto esplodono campane
e un urlo tremendo lanciano verso il cielo,
così simile al gemere ostinato
d’anime senza pace né dimora.

Senza tamburi, senza musica, dei lunghi funerali
sfilano lentamente nel mio cuore: Speranza
piange disfatta e Angoscia, dispotica e sinistra,
pianta sul mio cranio riverso la sua bandiera nera.

(C. Baudelaire, Poesie e prose, a cura di G. Raboni, Mondadori, Milano, 1973)

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