Solitudine Interiore:
Perché può essere una delle
tue più grandi insegnanti

solitudine interiore
Ultimo Aggiornamento: 15 Aprile 2024 di Francesco Minelli
  • Ti sei mai ritrovato a provare un forte senso di solitudine interiore?

  • Una sensazione di sentirti solo anche in mezzo alle altre persone e non riuscire a connetterti con loro?

  • e a sperimentare di conseguenza angoscia ed emozioni negative?

In questo articolo parlerò proprio di una particolare forma di solitudine, non legata necessariamente allo stare o meno con altre persone o all’avere o meno rapporti significativi, cioè la solitudine interiore (la sensazione profonda che ti fa pensare “mi sento solo/mi sento sola“).

Spiegherò in maniera dettagliata che differenza esiste tra l’essere soli (fisicamente) ed il provare la solitudine (emozione), cercando di andare il più possibile in profondità anche sulle cause (passate e non ad es. un trauma) ed analizzando varie possibili soluzioni e insegnamenti che possiamo trarne.

Se leggerai quest’articolo fino alla fine probabilmente ti renderai conto di aver sperimentato questa sensazione almeno una volta nella tua vita, ma senza capirne il perché e soprattutto senza ascoltarla a fondo.

La solitudine è il grande maestro, e per imparare le sue lezioni devi prestarci attenzione. 

       D. Chopra

Vedremo come potrà essere una delle tue più grandi insegnanti.

Sei pronto?

Cominciamo…

Al solito cercherò di essere il più possibile esaustivo sull’argomento quindi ti anticipo subito che l’articolo sarà decisamente lungo, ma proprio perchè vuole essere una sorta di “guida“. Se conosci qualcuno a cui potrebbe interessare o ti ha detto spesso “mi sento sola” ti chiedo al solito di condividerlo.

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LA SOLITUDINE IN CIFRE

Prima di parlare di questo argomento vorrei mostrarti alcune statistiche sulla solitudine individuate da studi fatti negli ultimi anni.

Lo studio del 2023 effettuato dal U.S. Department of Health and Human Services chiamato “La nostra Epidemia di Solitudine e Isolamento” è il più aggiornato al momento. Da questo studio sono emersi alcuni punti importanti:

  • Gli esseri umani sono predisposti alla connessioni sociali, ma col tempo si sono sempre più isolati.
  • La connessione sociale migliora in maniera significativa la salute e il benessere di tutti gli individui.
  • La connessione sociale è vitale per la salute e il successo della comunità.
  • Insieme, possiamo promuovere la connessioni sociali e migliorare la salute pubblica

Questo importante studio dell’Università di Cambridge (Luglio 2023) ha, invece, sottolineato quanto evitare l’isolamento sociale, soprattutto in età adulta, sia fondamentale per rallentare l’invecchiamento cerebrale. Sebbene siano risultati correlativi, questi dati evidenziano l’importanza di promuovere il coinvolgimento sociale durante la mezza età.

Secondo altri dati riportati sul sito OurWorldinData (2005), l’Italia risulta la 3a nazione che riporta di soffrire maggiormente di solitudine (47% dei soggetti indicano di sentirsi soli ogni tanto).

Come possiamo vedere, da questo grafico il problema è globale.

Altri dati ci vengono da uno studio dell’Eurostat (Istituto Europeo di Statistica) del 2015 che mostra come 1 italiano su 8 si senta solo perché non ha nessuno a cui chiedere aiuto.

Statistiche solitudine 2015

Questo grafico mostra come l’Italia sia la prima ad avere questo problema in Europa.

In questo grafico invece abbiamo la percentuale di popolazione che sente di non avere nessuno con cui parlare di temi intimi e personali:

Statistiche solitudine

Come possiamo vedere, in questo caso l’Italia si situa al 2o posto.

La National Academies of Sciences riporta altri dati secondo i quali la solitudine tra i pazienti affetti da insufficienza cardiaca è associata ad un rischio di morte aumentato di circa 4 volte e a un rischio di ospedalizzazione aumentato del 68%. Altre ricerche sottolineano come l’isolamento sociale aumenta in modo significativo il rischio di morte prematura da tutte le cause, rischio paragonabile a quello del fumo, dell’obesità e dell’attività fisica insufficiente. L’isolamento sociale è, inoltre, associato ad un aumento del rischio di demenza del 50%.

Dati importanti che devono farci riflettere sull’importanza di questo problema.

Altri dati interessanti vengono da questo articolo del 2020 del Sole 24 Ore.

Dopo aver analizzato alcuni dati (in costante aggiornamento), andiamo adesso a vedere qual è l’importante differenza tra lo stare da soli fisicamente e il sentirsi soli emotivamente.

QUAL E’ LA DIFFERENZA TRA LO STARE DA SOLI ED IL PROVARE LA SOLITUDINE INTERIORE?

Prima di tutto bisogna sottolineare come l’essere soli fisicamente sia uno stato momentaneo, mentre la solitudine possa essere un vero e proprio stato della mente, slegato dall’essere o meno con altre persone (il cosiddetto “sentirsi soli“).

La Solitudine Interiore può essere definita come la manifestazione psicologica dell’isolamento sociale, un riflesso dell’insoddisfazione e della discrepanza tra le relazioni che si sperimentano e quelle che si vorrebbero avere.

Moltissime persone amano divertirsi e socializzare, ma allo stesso tempo tante altre si sentono completamente serene rimanendo semplicemente con loro stesse e cercando attivamente questo spazio.

Essere soli fisicamente accade a tutti in alcuni momenti, ma ciò è completamente differente dal sentirsi soli e sperimentare un senso di solitudine interiore ed isolamento.

In questo caso esiste spesso una profonda sofferenza, un senso di vuoto e le cause possono essere molto profonde.

Addentriamoci perciò nella profondità di questo concetto.

Che cosa significa sentirsi soli?

Il dottor Weiss (1973) distingueva tra solitudine emotiva e solitudine sociale.

La prima si riferisce all’assenza di una figura di attaccamento (e sentimenti di isolamento), mentre la solitudine sociale si riferisce alla mancanza di una rete di riferimento, l’assenza di un circolo di persone che permetta all’individuo di sviluppare un senso di appartenenza e di comunità.

(se vuoi approfondire ti lascio in fondo all’articolo il riferimento in inglese dove viene citata questa distinzione – The Complexity of Loneliness)

Gli psicologi e i neuroscienziati parlano di questo tipo di solitudine come di un isolamento doloroso.

In pratica, una sensazione di profondo isolamento, di non sentirsi compresi o accettati. Una sensazione oscura e persistente che ti segue per tutto il giorno. Sentirsi così profondamente soli può significare il non sentirsi parte del mondo, sentirsi di non appartenere a nulla, nonostante si possa avere una gran quantità di contatti sociali o essere in una relazione (come avviene nella Dipendenza Affettiva).

Non importa quello che stai facendo o con chi sei, sembra impossibile riuscire a sbarazzarsene.

Spesso si accompagnano sensazioni di ansia, ansia sociale, pensieri negativi e tristezza e non sempre sembrano esserci reali motivazioni per sentirsi così.

La solitudine può diventare anche una condizione psicologica seria che, se non affrontata, può portare a disturbi ansiosi, dipendenze, depressione, difficoltà relazionali.

Quali sono i rischi per la salute e quanto fa male la solitudine?

Recentemente il dottor V. Murthy (chirurgo generale degli Stati Uniti) ha scritto:

Sentirsi soli ed avere deboli connessioni sociali è associato ad una riduzione della durata di vita simile al fumare 15 sigarette al giorno“.

Una dichiarazione sicuramente molto forte.

Al di là di questi proclami è molto importante andare a vedere i dati che sono emersi finora:

  • incremento dell’attività infiammatoria dell’organismo
  • problemi cardiaci e cardiovascolari
  • problemi polmonari
  • ipertensione acuta o cronica
  • arterosclerosi
  • disordini metabolici ed obesità
  • diabete di Tipo 2

E a livello psicologico:

  • disturbi ansiosi e depressivi
  • difficoltà di memoria
  • diminuzione del funzionamento del sistema immunitario
  • diminuzione della qualità del sonno
  • deterioramento cognitivo
  • uso di sostanze
  • maggior rischio di patologie quali l’Alzheimer e demenza (aumento del rischio del 40%)

(fonte: studio The Complexity of Loneliness e Cigna.com)

uomo solo di spalle su una roccia
Perché ci si sente soli? 3 Casi da valutare

Rispondere alla domanda “Perché ci si sente soli?” non è facile e per questo ho preferito distinguere 3 diversi casi:

1) Caso 1: Persone che intrattengono più relazioni possibili, partecipano ad eventi mondani e alle più svariate situazioni sociali. Alcuni di loro hanno anche molti amici, un/a compagno/a e buone relazioni familiari (quantomeno all’apparenza).

Nonostante ciò si sentono profondamente soli ed isolati.

In questo caso, la sfida non è quella di connettersi o meno con gli altri, ma arrivare ad una certa profondità in queste relazioni.

Ci si può sentire soli anche avendo molte relazioni ma superficiali, oppure nelle quali si dà più di quanto si riceve e non ci si sente compresi.

Se ti senti solo in mezzo agli altri quindi potresti chiederti:

  • Sei tu colui che si prende sempre cura degli altri?
  • Riesci ad aprirti emotivamente con le persone che ti sono vicine?
  • Sei in grado di condividere le tue esperienze e farti aiutare nei momenti difficili?
  • Senti che le persone che ti sono vicine ci sono realmente quando ne hai bisogno?

Le risposte a queste domande possono farti comprendere la causa delle tua solitudine interiore, anche quando sei circondato da tante persone.

Spesso il problema non è la quantità di relazioni, ma la qualità.

2) Caso 2: Persone che invece mostrano di stare molto bene in compagnia ma non riescono assolutamente a tollerare il tempo passato da soli. Quasi come lo stare da soli significasse l’essere soli.

Avere difficoltà a passare del tempo con se stessi può indicare una mancanza di contatto con i propri vissuti emotivi oppure traumi legati ad esperienze passate.

In questo caso non è solo la qualità delle relazioni con gli altri che ci porta a sentirci soli, ma è la mancanza di contatto con noi stessi.

C’è da dire che anche la società stessa tende a giudicare negativamente le persone solitarie e, soprattutto quando questa situazione non è scelta, si può sperimentare una forte sofferenza.

3) Caso 3: Esistono tantissime situazioni nelle quali ci si può sentire soli e si può sperimentare una profonda sofferenza:

  • durante un lutto o una perdita significativa
  • dopo la rottura di una relazione importante o una separazione
  • quando non si riesce ad avere relazioni intime
  • quando si è subito violenza o abusi
  • se si è costantemente rifiutati o derisi
  • quando si è costretti a spostarsi a vivere in un’altra città
  • se non si ha la capacità o la possibilità di relazionarsi efficacemente con gli altri
  • come sintomo di depressione o altri disturbi mentali
  • come il risultato di un’ansia costante che impedisce di interagire con gli altri (o di affrontare determinate prestazioni)
  • quando si sperimenta una malattia invalidante
  • durante il periodo dell’invecchiamento

Ovviamente ognuna di queste situazioni può essere approfondita durante la terapia e va compresa e sostenuta in tutte le fasi del percorso.

Perché ci si sente soli in una relazione di coppia?

Se ti senti solo o sola in una relazione di coppia è importante capirne a fondo le motivazioni.

Le cause di solitudine in una relazione possono essere:

  • Problemi d’intimità: la mancanza di intimità può avere basi affettive e vissuti emotivi molto profondi che se non vengono esaminati rischiano di peggiorare sempre di più la situazione.
  • Incompatibilità: risentimento, intolleranza, difficoltà di comunicazione sono tutti segnali di una possibile incompatibilità.
  • Distanza e separazione fisica: la distanza fisica dal partner porta spesso a sentirsi soli e a rovinare il rapporto di coppia.
  • Problemi fisici: es. la malattia del partner più o meno cronica.
  • Problemi emotivi e disturbi di salute mentale: condizioni come la depressione, l’ansia o i disturbi di personalità possono creare grandi problemi a livello relazionale, lasciando il partner in una profonda sensazione di solitudine.
  • Maltrattamento fisico ed emotivo: la violenza psicologica e fisica hanno un impatto devastante sulla psiche di chi ne è vittima.

Cosa puoi fare se ti senti solo nella tua relazione di coppia?

  • Prova a parlare al tuo partner, cercando di mostrare ciò che ti ferisce e ti fa sentire solo/a.
  • Passa un po’ di tempo con te stesso/a, oppure con famiglia e amici.
  • Prova a rivolgerti ad un professionista della salute mentale
  • Vai in fondo all’articolo dove ti mostro 9 passi pratici.

Non dimenticare, inoltre, che molte persone oggi sperimentano così tanta paura della solitudine da finire per scegliere di avere relazioni (intime o amicali) che non le soddisfano o che le fanno soffrire. Possono scegliere il partner in base a questa paura e passarci anche molti anni (a volte una vita intera), rendendosi poi conto di sentirsi sole anche nella relazione stessa.

Sicuramente alla base c’è una forte dipendenza, un bisogno da colmare molto profondo che nella maggior parte dei casi risale ai primi rapporti con chi si è preso cura di noi.

PERCHÈ TI SENTI SOLO? LE CAUSE PROFONDE DELLA TUA SOLITUDINE

Se mi stai leggendo potresti ritrovarti in una di queste situazioni:

  • ti senti spesso solo.
  • non riesci ad apprezzarti.
  • non riesci ad entrare facilmente in relazione con gli altri.

In una o più di queste situazioni potresti provare la solitudine interiore. Potresti sentirti incapace o pensare di non valere nulla.

Il mio approccio psicoterapeutico (Psicoterapia Psicodinamica) considera i sintomi come espressioni di conflitti inconsci e come la “punta dell’iceberg” di elementi molto profondi. Analizza quindi il significato dei sintomi, il loro valore nell’adattamento della persona alle sue condizioni di vita.

Quando dici a te stesso “mi sento solo” è perciò importante andarne a comprendere le motivazioni sottostanti.

L’esperienza della solitudine ed il bisogno di appartenenza può iniziare già nei nostri primi anni: nella Teoria dell’Attaccamento di J. Bowlby si sottolinea l’importanza delle prime interazioni tra madre e bambino per lo sviluppo della personalità adulta.

Rifiuti o incapacità di rispondere ai bisogni del bambino da parte della madre possono innescare sensazioni di inadeguatezza e solitudine, portando a un tipo di attaccamento insicuro. Ciò ovviamente avrà ripercussioni anche negli anni successivi e durante tutta la crescita.

Sperimentare il sentirsi soli emotivamente nei primi anni di vita, così come durante la preadolescenza ed adolescenza aumenta in maniera esponenziale la possibilità di vivere queste sensazioni anche durante l’età adulta.

Ed ecco che spesso si accompagna a vissuti di bassa autostima, a non poter amare se stessi ed a difficoltà ad intrattenere relazioni significative con gli altri. Ma anche a ricercare gli altri per cercare di colmare la sensazione di vuoto e di non valere nulla.

Sarebbe impossibile analizzare tutte le possibili situazioni che si potrebbero andare a creare durante i primi anni di vita.

Ma una cosa è certa:

Essere lasciati soli da chi si sarebbe dovuto prendere cura di noi porta a profonde ferite nell’animo e quanto più vengono negate tanto più si rafforzano e permangono.

Queste emozioni vanno affrontate e spesso sono la più grande causa della sofferenza che sentiamo oggi. Solo affrontandole a viso aperto si potrà comprendere il nostro reale valore e quanto eravamo così tanto identificati in esse.

Quali sono le condizioni che mantengono questa sensazione oggi?

La solitudine e l’isolamento portano spesso ad un dialogo interno negativo, in particolare se sperimenti questa condizione da molto tempo. Questi pensieri hanno diverse cause: in parte possono nascere dai primi rapporti all’interno della famiglia, in parte dalle condizioni attuali che non fanno che rinforzare un circolo vizioso.

Tenendo in considerazione l’importanza delle prime esperienze con chi si è preso cura di noi, vorrei adesso sottolineare quelle che potrebbero essere oggi le cause che rinforzano e mantengono questa sensazione.

uomo solo di spalle che guarda alla gente

Dopo diverse ricerche e riferendomi alla mia esperienza come psicoterapeuta ne ho riconosciute alcune.

Perché ti senti solo? Ecco alcune cause profonde:

  1. Hai una storia di Trauma o Abusi/Maltrattamenti.
  2. Hai vissuto un Attaccamento infantile insicuro: i tuoi genitori non ti hanno mai dato la vicinanza e l’ascolto e contatto emotivo di cui avevi davvero bisogno.
  3. Hai paura dell’intimità: Aver paura dell’intimità è il risultato dell’aver imparato a venir rifiutato, umiliato, attaccato o allontanato quando cercavi un contatto più intimo.
  4. Hai costruito un’Identità Negativa: per difenderti dai continui attacchi o rifiuti hai costruito un’identità per non esporti troppo e tendi a giudicarti aspramente per ogni errore e fallimento.
  5. Hai una forte Tendenza al Perfezionismo: soprattutto nei tuoi confronti. Se ogni cosa di te è ripugnante e non stai bene con te stesso allora la naturale conseguenza è anche quella di isolarti.
  6. Stai soffrendo di depressione: spesso i sintomi della solitudine interiore si accompagnano a quelli della depressione.

Tutte queste cause non vanno assolutamente sottovalutate e la cosa migliore che puoi fare è lavorarci attivamente come vedremo tra poco.

Ricapitolando:

La solitudine interiore cronica è quella situazione nella quale ci sentiamo soli per la maggior parte del giorno e nonostante le varie attività o contatti sociali che abbiamo. E’ collegata spesso a bassa autostima e a credenze negative su noi stessi.

Col tempo queste sensazioni diventano sempre più pervasive e si vanno rinforzando a vicenda.

Si può arrivare a provare una completa sensazione di isolamento in qualsiasi situazione, con sentimenti di abbandono, utilizzo di droghe, diminuzione di interesse per varie attività e persino pensieri suicidari.

Spero tu mi stia ancora seguendo perché adesso arriva il bello.

Dopo aver esaminato alcune delle cause più comuni di solitudine interiore, andiamo adesso a vedere quali possono essere gli insegnamenti così come gestire in maniera differente il tempo che passiamo con noi stessi.

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LA SOLITUDINE INTERIORE È UNA GRANDE INSEGNANTE:
COSA PUOI FARE QUANDO TI SENTI SOLO?

Eccoci arrivati alla parte in cui voglio darti nuove prospettive sulla solitudine e nuovi modi di gestire il tempo che passi con te stesso.

Seguimi perché in questa parte cercherò di riassumere (per quanto possibile) i migliori modi per eliminare il senso di solitudine derivanti dalla mia terapia e dalla mia esperienza in studio.

Infatti prima di entrare in terapia vedevo la solitudine come un nemico da combattere e qualcosa da rifuggire a tutti costi.

Col tempo ho compreso il grande valore del tempo passato con me stesso e ad oggi lo reputo essenziale.

Vediamo allora alcune cose fondamentali da ricordare quando ti senti solo:

1) Anche se pensi di esserlo, non sei solo nella tua solitudine

Di tutto lo spettro delle emozioni umane, la solitudine può essere una delle più difficili da affrontare. E’ una sensazione universale che viene sperimentata a tutte le età e in qualsiasi parte del mondo.

E nonostante la sua prevalenza a volte sembra che sia tu l’unico al mondo a sentirla in maniera così intensa.

In realtà, in questo preciso istante, ci sono persone di qualsiasi parte del mondo che la stanno provando a livelli diversi di intensità.

Al giorno d’oggi il problema sembra essere aumentato anche per la crescita esponenziale della tecnologia che ci permette di avere tantissime relazioni, ma molte delle quali superficiali.

Ciò che manca è un reale senso di connessione e condivisione emotiva. La possibilità di essere realmente come siamo e non venir giudicati per questo.

Che fare?

Il primo passo potrebbe essere proprio quello di condividere la tua solitudine con altre persone.

Condividere realmente quello che hai dentro se da una parte può farti provare vergogna o rischiare rifiuti, dall’altra ti permette di entrare in contatto con chi sei ed accettare i tuoi punti deboli.

La condivisione della tua vulnerabilità con le persone che possono capirti è un primo fondamentale passo per superare questa sensazione interiore. Chiaramente non è così semplice e sicuramente non si può fare dall’oggi al domani.

Ma è possibile.

2) Ammetti a te stesso che ti senti solo

Essere vero e reale con te stesso e ammettere ciò che provi è la cosa più importante che potrai mai fare per il tuo benessere.

La maggior parte delle persone giudica negativamente lo stare da soli. Si presume che se passi tempo da solo allora sei una persona sola, isolata, che ha problemi. Specialmente in una cultura come la nostra, nella quale la famiglia è spesso un segno importante di realizzazione personale.

Ma ciò non può essere più lontano dalla verità.

Il fatto che ti senti triste perché è capitato un brutto evento nella tua vita oppure hai deciso di spendere del tempo da solo in un cinema o in un ristorante è assolutamente comprensibile. Non tutti capiranno e va bene così.

Negare o distrarti da queste sensazioni non fa che renderle sempre più pesanti.

3) Passare del tempo da soli significa crescere

Disconnetterti dal mondo e dalle persone intorno a te a volte può essere rigenerante e permetterti di entrare in contatto con te stesso.

Basta osservare l’effetto che fa passeggiare da soli in mezzo alla natura, spendere del tempo in una stanza silenziosa, meditare.

Prendersi del tempo per se stessi è un’abitudine estremamente salutare: permette di ascoltarsi, fare il punto della situazione, riflettere sulla propria vita e su dove si sta andando e perché.

E’ in fondo un potente strumento di autoanalisi se lo utilizziamo per non distrarci da noi stessi.

Come ho già sottolineato precedentemente, con l’avvento di tutti gli strumenti tecnologici, anche il tempo passato da soli spesso viene utilizzato per controllare i social oppure distrarsi in qualche modo. I social, per quanto abbiano sicuramente rivoluzionato il mondo e la possibilità di comunicare, hanno anche aumentato la sensazione di solitudine interiore.

Il tempo che passi da solo crea uno spazio per la tua crescita, ti dà la possibilità di osservarti e di entrare in contatto con ogni parte di te.

Ma c’è bisogno di costante attenzione a ciò che provi quando sei realmente solo.

Pensaci:

Quando sei solo sei libero. E questa libertà può spaventare perché significa che sei completamente responsabile di te stesso.

Ma è proprio questa la strada per la crescita.

In questo video ho approfondito ancora di più l’argomento quindi ti consiglio di ritagliarti un po’ di tempo per guardarlo attentamente:

5 Lezioni sulla Solitudine da NON dimenticare

La psicoterapia è sicuramente una delle strade più efficaci per entrare in contatto con questo senso di solitudine.

Una buona terapia, infatti, dovrebbe essere più di una semplice correzione o risoluzione dei sintomi ed il terapeuta più di una semplice buona compagnia: attraverso la relazione che si crea paziente e terapeuta lavorano per migliorare le relazioni, superare le difficoltà e scoprire i significati.

Ecco alcuni elementi fondamentali:

  • può offrirti uno spazio sicuro nel quale parlare della tua solitudine
  • comprendere l’origine di questa sensazione
  • sviluppare modalità diverse e più adeguate per affrontarla
  • esplorare come si manifesta nel passato, presente e futuro

Ad un certo punto, tutti ci troveremo a provare la solitudine, l’isolamento o un periodo di intensa tristezza. A volte non riusciremo a capire perché o da dove provengono queste sensazioni. Potremmo ritrovarci a pensare che abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno: una relazione, un buon lavoro, gli amici e quindi non c’è ragione per sentirsi così.

Per affrontare tutto ciò è necessario osservare direttamente i pensieri e le sensazioni che abbiamo quando ci sentiamo soli, capire cosa significano e da dove provengono.

Pensiamoci:

Esplorare le convinzioni di base su noi stessi e gli altri può insegnarci a scoprire i nostri pregiudizi e i nostri “punti ciechi, le nostre difficoltà relazionali collegate alla solitudine o le componenti di vergogna legate a chi pensiamo di essere.

A volte siamo così imprigionati in una particolare storia di noi stessi che finiamo per ricercare inconsciamente ogni conferma di ciò nella realtà. In questo caso possiamo parlare di profezia auto-avverante.

Sentirsi soli, isolati, alienati o disconnessi dal mondo può fare inoltre riferimento a problematiche esistenziali. Possiamo sentirci profondamente soli o provare tristezza per la nostra stessa esistenza e per ciò che siamo. Vorremmo essere parte di qualcosa più grande di noi o sentire semplicemente di appartenere.

In terapia si può affrontare tutto questo.

donna sola al tramonto

Vuoi eliminare il senso di solitudine?

Ecco le 5 lezioni che ho imparato durante il percorso terapeutico:

Se hai il coraggio di ascoltarla, la sensazione di solitudine interiore può dirti molto su chi sei. Il tempo passato con te stesso può essere tempo dedicato ad ascoltare come stai, dove stai andando e perché hai fatto determinate scelte o eviti di farne altre. Puoi focalizzarti sul sentire oltre che sul pensare.

Quando sei o ti senti solo non puoi far altro che contare su te stesso. E questo ti permette di esplorare i tuoi limiti ma anche di scoprire le tue potenzialità inespresse. Quando nessuno si prende cura di te, puoi lasciarti andare o prendere in mano la situazione scoprendo la tua forza.

Essere o sentirti solo dipende soprattutto da te. So che non è facile da sentire e spesso questa affermazione crea molte resistenze. E’ capitato anche a me durante la terapia personale. Ma la realtà è che, a meno di casi particolari, è il nostro carattere e il modo in cui interagiamo con gli altri che spesso porta alla sensazione di solitudine.

Infatti anche se le persone che abbiamo intorno non sono adatte a noi, in teoria abbiamo la possibilità di cercarne altre o di cambiare il modo in cui ci relazioniamo. Non è semplice certo, ma è possibile.

Quando sei solo sei completamente libero di scegliere. Anche questa affermazione può creare molta confusione e resistenza. A volte si preferisce delegare a qualcun altro le scelte importanti della nostra vita, ma così facendo anche i nostri sogni finiscono in mano ad altri. Essere solo porta a non avere vincoli e a non dover fare compromessi. Cosa che accade spesso, soprattutto nelle relazioni intime.

Non giudicarti per il fatto di essere solo: il fatto di sentirti solo non fa di te una persona negativa o senza valore. Anche se sperimenti l’isolamento ciò non significa nulla rispetto a ciò che sei. Il tuo valore non dipende dalla quantità di contatti sociali che hai, è intrinseco.

9 cose che puoi fare quando sei fisicamente solo o senza amici (a cui forse non avevi pensato)

Ovviamente queste sono solo alcune idee che vorrei condividere con te al di là del fatto che la solitudine interiore va analizzata in profondità in tutti i suoi significati per poter essere affrontata.

Queste idee che condivido vogliono solo essere un modo diverso di gestire il tuo tempo (soprattutto se sei solo, triste o senza amici).

Ecco alcune cose che puoi fare quando sei solo:

1. Crea una lista dei tuoi Hobby, Interessi o cose che vorresti imparare: questa lista può essere un buon inizio per trovare gruppi o comunità che hanno gli stessi interessi. E’ un ottimo modo per connettere con altre persone senza doverlo fare come obbligo. Imparare sempre qualcosa di nuovo può darci una profonda sensazione di soddisfazione e crescita.

2. Riconsidera il tempo che passi da solo: anche se sembra controintuitivo, valorizzare il tempo in cui sei solo è un processo molto importante. Puoi ricordare tutte le cose che amavi fare da solo e che un tempo ti permettevi, oppure cose che hai sempre fatto con altri e che potresti fare per conto tuo.

Io parlo spesso del passeggiare nel verde, ma può essere anche andare al cinema, fare shopping, andare in un ristorante, fare un viaggio, leggere un libro.

In realtà i limiti che ci mettiamo sono nella nostra mente.

Questo non significa che devi per forza distrarti facendo qualcosa.

Essere con te stesso può esprimersi in tantissime forme, una delle quali è semplicemente il far nulla senza sentirsi in colpa per questo.

3. Pensa e prendi nota di tutto ciò di cui sei Grato: prova a spostare la tua attenzione da ciò che manca a ciò che già hai nella tua vita e comincia ad imparare ad esser grato per le piccole cose: gli animali, la natura, la bellezza di un tramonto o del mare.

4. Fai Volontariato: è un ottimo modo per contribuire, rendersi utili, conoscere nuove persone che vogliono far del bene e staccarci dal continuo pensare a noi stessi.

5. Adotta un Animale Domestico: in questo caso ricordati di non adottare un animale per colmare la sensazione di solitudine ma per imparare a volergli bene. E’ stato sottolineato in diversi studi come interagire con un animale domestico porti al rilascio di dopamina nel cervello.

6. Partecipa ad attività di Gruppo: oltre al volontariato ad oggi ci sono i corsi più svariati. Un tempo con la pandemia non era facile partecipare ma oggi è di nuovo possibile. Alcune idee sono: corsi di lingua, yoga, sport, cinema, libri, viaggi (si ad oggi è possibile anche viaggiare con completi sconosciuti).

7. Entra in contatto con persone che non senti da tempo: magari hai qualcuno che vorresti risentire ma non lo hai mai fatto per vari motivi. O semplicemente vi siete persi di vista. Prova a capire cosa senti oggi e se hai voglia di entrare di nuovo in contatto.

8. Fai un piccolo atto di Gentilezza: far cose gentili o mostrare la propria generosità agli altri è un ottimo modo per farti sentire bene e connesso agli altri. Non aspettare per forza di ricevere gentilezza o attenzioni, comincia a darle senza pretendere nulla in cambio.

9. Pratica la Meditazione: come ho già sottolineato in articoli precedenti, la meditazione è uno strumento eccezionale per sentirsi ed entrare in contatto con se stessi. Esistono persone che cercano appositamente di isolarsi solamente per meditare.

Ti consiglio in questo caso una delle mie meditazioni: Come Stare DAVVERO con le Emozioni Difficili

CONCLUSIONE

Se sei arrivato a leggere fin qui mi congratulo con te. Infatti in questo articolo ho cercato di condensare tutte le migliori informazioni sull’argomento. Ti ringrazio per averlo letto fino in fondo e spero ti sia stato d’aiuto per comprenderlo meglio.

Ricapitolando vorrei lasciarti con un pensiero:

Se ti senti solo ricordati questo: le connessioni più forti tra 2 punti esistono dove c’è il minimo ostacolo.

Questo significa che la cosa più importante che puoi fare è lasciar cadere le barriere e la corazza che hai costruito ed essere vero. Questo significa condividere anche le cose che possono fare più male, di cui ti vergogni di più o che pensi ti farebbero perdere valore agli occhi degli altri.

Se riuscirai a lasciar andare queste barriere, condividendo i tuoi sentimenti in maniera reale, sperimenterai un mondo completamente nuovo. Non è semplice farlo dall’oggi al domani, ci vuole tempo e anzi è necessario. E non si può fare con chiunque.

La tua solitudine interiore è proprio la tua guida e la chiave per uscirne.

Concludendo, vorrei lasciarti con una domanda:

  • Quanto a lungo finora sei riuscito a stare solo con te stesso?

Se ti fa piacere puoi rispondermi nei commenti.

Un saluto!

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:

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https://ourworldindata.org/social-connections-and-loneliness
https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/-/DDN-20170628-1
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3874845/
http://sitn.hms.harvard.edu/flash/2018/loneliness-an-epidemic/

– Beutel, M. E., Klein, E. M., Brähler, E., Reiner, I., Jünger, C., Michal, M., Wiltink, J., Wild, P. S., Münzel, T., Lackner, K. J., & Tibubos, A. N. (2017). Loneliness in the general population: prevalence, determinants and relations to mental health. BMC psychiatry17(1), 97. https://doi.org/10.1186/s12888-017-1262-x
– Jackson, J., & Cochran, S. D. (1991). Loneliness and psychological distress. The Journal of psychology125(3), 257–262. https://doi.org/10.1080/00223980.1991.10543289
– Lieberz, J., Shamay-Tsoory, S. G., Saporta, N., Esser, T., Kuskova, E., Stoffel-Wagner, B., Hurlemann, R., & Scheele, D. (2021). Loneliness and the Social Brain: How Perceived Social Isolation Impairs Human Interactions. Advanced science (Weinheim, Baden-Wurttemberg, Germany)8(21), e2102076. https://doi.org/10.1002/advs.202102076
– National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine; Division of Behavioral and Social Sciences and Education; Health and Medicine Division; Board on Behavioral, Cognitive, and Sensory Sciences; Board on Health Sciences Policy; Committee on the Health and Medical Dimensions of Social Isolation and Loneliness in Older Adults. (2020). Social Isolation and Loneliness in Older Adults: Opportunities for the Health Care System. National Academies Press (US).
– Peplau, L.A. (1985). Loneliness Research: Basic Concepts and Findings. In: Sarason, I.G., Sarason, B.R. (eds) Social Support: Theory, Research and Applications. NATO ASI Series, vol 24. Springer, Dordrecht. https://doi.org/10.1007/978-94-009-5115-0_15
– Weiss, R.S. (1973). Loneliness The experience of emotional and social isolation. Cambridge, MA: MIT Press.
– Yanguas, J., Pinazo-Henandis, S., & Tarazona-Santabalbina, F. J. (2018). The complexity of loneliness. Acta bio-medica : Atenei Parmensis89(2), 302–314. https://doi.org/10.23750/abm.v89i2.7404

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rabbia repressa
99 commenti
  1. Antonietta Caterino
    Antonietta Caterino dice:

    La Desolazione interiore è insita in noi!
    Ci / mi accompagna fin dall’infanzia….
    Forse è lì che abita la mia solitudine.

    Rispondi
  2. Matteo
    Matteo dice:

    Ciao a tutti. La mia solitudine si fa sentire soprattutto il fine settimana quando i gruppi tra di loro si riuniscono e io sto solo. Solo in quel momento sento di più la solitudine. Durante la settimana la occupo oltre al lavoro andando in palestra oppure facendo delle corse sul lungomare. Mentre il fine settimana mi faccio una camminata. Fin quando ho frequentato le medie un gruppo lo avevo, ma ero diciamo bullizzato da loro. E quindi ho fatto una scelta drastica abbandonando il gruppo definitivamente e rimanendo solo da quando frequentavo il secondo o il terzo superiore. Ad oggi ho 27 anni gli anni sono passati velocemente. Non è che non voglio cambiare anzi magari cambiare questa situazione che ha volte ci sto bene ma a volte fa male. Queste è quello che provo. Se avete idee migliori sono qui a leggerli grazie

    Rispondi
  3. Aurelia Lombardo
    Aurelia Lombardo dice:

    Buongiorno Francesco, mi chiamo Aurelia.
    Non sento solitudine interione nemmeno fisica…anzi al contrario, penso proprio di aver messo in pratica tutti e 9 i punti ormai da anni. Essendo me stessa, spontanea, venendo fuori per quella che sono. Amo stare da sola, con me stessa, amo godermi la vita, anche i solitudine. Ma amo tanto stare con le persone. Non mi sono mai sentita in difetto di mangiare da sola, di andare al cinema o viaggiare con me stessa. Amo conoscere nuove cose, nuovi posti, nuove persone. Amo la vita! Ma ci ho messo 15 anni affinchè ciò avvenisse. Adesso ne ho 30. E’ un lavoro costante, quotidiano. Basta a volte una sola emozione negativa, non compresa, tralasciata, per buttare tutto all’aria. La tua meditazione, mi ha creato un senso di pienezza emotiva. Sono uscite le lacrime. Ho accettato di provare Rabbia, Paura, Ansia… Ho accolto e mi sento finalmente pronta per poterci lavorare. La Mindfulness è più facile a dirsi che a farsi. Ma ci voglio riprovare…perchè probabilmente, mi ero disconnessa. Disconnessa da me stessa e dalle emozioni che provavo. Volevo ringraziarti. SENTO LUCE, DENTRO E FUORI. <3

    Rispondi
  4. Marco
    Marco dice:

    Ho letto tutto l’articolo da cima a fondo. Io sono uno di quelli che sente una profonda e incolmabile solitudine interiore. Fino a pochi mesi fa mi sentivo normale, con degli obiettivi chiari in mente. Poi è subentrata l’ansia in ogni cosa io faccia. A lavoro, in famiglia, con amici. È crollato il palco che avevo creato senza saperne il perché, senza trovare la vera motivazione. Il sentirsi soli è anche stressante. Non so nemmeno cosa fare, uscire o dove andare. Questa è la sensazione che provo. Bassa autostima, depressione e altri fattori che determinano questo stato d’animo. Ottimi consigli, ho cominciato da pochissimo con la meditazione.

    Rispondi
    • Francesca
      Francesca dice:

      Ciao, ti capisco molto bene su tutto. Anche io mi sento come se tutto sia crollato sopra di me. E non trovo più un senso, mi sento sola, sono sola e non ho più forza nelle gambe. Eppure ho tantissimi amici, che sono la mia famiglia. Un abbraccio, Francesca.

      Rispondi
      • Elisa
        Elisa dice:

        Ciao Marco e Francesca, condivido le vostre impressioni. Ho molti amici, che mi cercano e mi vogliono bene. Vivo lontana dalle mie radici da 10 anni e non so quanto questo anche influisca sulla mia solitudine. Fino a qualche mese fa non sentivo questo dolore dentro. E’ esplodo al termine di una relazione con una persona complicata, che ho lasciato io dopo tanto tempo ma che era diventata tutto per me. E’ come se avessi tolto una maschera e d’improvviso mi sono trovata a soffrire come non avevo mai sofferto. Certamente c’è una via di uscita ma per ora è difficile trovarla. Vi abbraccio forte

        Rispondi
  5. germano
    germano dice:

    Faccio parte della categoria di quelli che hanno una buona vita sociale, nessun problema a farsi nuovi amici, ecc., eppure mi rendo conto che le mie numerosissime amicizie sono in realtà superficiali.
    So che faccio una buona impressione, risulto simpatico, ecc, eppure non entro mai in profondità con nessuno.
    Mi cercano (senza che sia io a cercarli) quando c’è da far cagnara spensierata, ma quando ci sono “eventi per pochi intimi” io non sono mai tra gli intimi.
    Mi rendo conto che in parte (solo in parte?) è colpa del mio modo di fare ,esplicito o meno esplicito ma cmq percepibile: mi piace la libertà e odio i legami, sto con tutti ma non mi “sposo” nessuno. Probabilmente questo mi porta a non fare niente per approfondire i rapporti (anche per timidezza), ma di recente ho iniziato pensare anche che forse questo mio carattere viene percepito dagli altri che quindi probabilmente mi vedono come uno spirito libero… un “lupo” che gli altri non osano tirare dentro in situazioni troppo strette.
    Io ,che in fondo sono un timido, recentemente ho il sospetto che forse ,per assurdo, gli altri mi vedono come uno che sta benone e non ha bisogno di nessuno.
    Spesso preferisco stare a casa e RICERCO la solitudine. Mi piace. Adoro la solitudine e contemporaneamente mi…. non so come dire… mi piace la solitudine fisica, ma non quella emotiva: mi guardo attorno mentre sono a casa mia e mi chiedo “tutto qui? La vita è questa? Ma dove sto andando? Che senso ha tutto questo?”.
    In realtà non soffro di solitudine, ma di…sensazione di vuoto.

    Rispondi
  6. Andrea
    Andrea dice:

    Ci sono momenti che voglio stare da solo, mi capita in momenti difficili e quando provo un certo sdegno per la società e il mondo in genere, ho bisogno di stare da solo a casa, oppure al mare, in una pineta, cerco delle risposte dentro, voglio meditare, sento che nessuno può aiutarmi se non me stesso, ci sono cose che so e conosco ma che non le ho capite fino in fondo o che non ci sono arrivato, cerce risposte dentro, voglio colloquiare con la mia coscenza.

    Rispondi
  7. MARCO
    MARCO dice:

    Quanto tempo sono riuscito a stare da solo? Sono passati diversi anni da quando ho cominciato a sentirmi solo. Ho sperimentato molta solitudine in questi ultimi cinque o sette anni non lo so più ! Forse mi sentivo solo anche prima, ma lottavo contro la mia solitudine attraverso sempre nuove conoscenze. Queste ultime però restavano superficiali. Stando a contatto con me stesso ho imparato a stare da solo sperimentando alcuni vantaggi come leggere argomenti di psicologia e pedagogia. Ho capito che mi piace molto studiare, cerco di accrescere le mie competenze per nuovi fronti lavorativi. Sono diventato un esploratore di me stesso e più in generale dell’animo umano. Apro sempre più la mia mente prendendo contatto con le parti profonde di me stesso in un viaggio di autoanalisi che mi aiuta a comprendere sempre più anche le altre persone. Cerco di eliminare al massimo i pregiudizi e provo compassione per quelli che vivono la solitudine, vittime di ingiustizie, incomprensioni, emarginazione economico-sociale. Tuttavia non riesco a fare nulla per queste persone sole. Forse la solitudine è uno stadio normale dell’essere umano adulto e anch’io faccio ancora esperienza di sentirmi solo ed è una sensazione difficile da togliersi di dosso, ma per certi versi ci sto pure bene da solo. Pensiamo ad esempio ai Monaci Tibetani o anche monaci e religiosi cristiani che hanno una grande lucidità mentale e spirituale. Quindi cos’è la solitudine? Forse è qualcosa da combattere o forse è solo uno stato mentale a cui non dare troppissima importanza !
    Mark

    Rispondi
  8. Davide
    Davide dice:

    Salve Dottore, vengo da un lutto che mi ha segnato molto! È morta la donna che mi ha completamente cambiato la vita e mi ha ridato una nuova identità, lei è riuscita a fare di me una persona nuova! Era una sua collega che purtroppo a causa di un tumore se ne andata! Ormai è passato un anno ma non riesco ancora a venirne fuori! Grazie alla mia professione sono in contatto con molte persone che però, visto la mia professione, vengono da me per risolvere uno o diversi loro problemi e quindi il rapporto come può ben capire è unilaterale! Questo mi allontana ancora di più dal resto del mondo è ormai sono come un automa che continua sempre per una strada senza meta! Comunque grazie!

    Rispondi
  9. Licia
    Licia dice:

    Volevo ringraziarla per le sue parole, ho trovato l’articolo molto interessante. Sono una persona che sente la necessità nella vita quotidiana di stare anche sola, per una passeggiata, per leggere in libro o per scrivere ( scrivo pensieri ) ma anche per riflettere o semplicemente per rilassarmi. Mi aiuta molto, mi ricarica. Ma è ben diverso passare del tempo con noi stessi dal sentirci soli. Credo che a volte dipende anche dal periodo o dal nostro stato d’animo ma penso che sia profondamente legato al passato….. grazie ancora e complimenti per il suo articolo.

    Rispondi
  10. Maria
    Maria dice:

    Salve dottore, mi rispecchio molto nella prima parte dell’articolo, ma meno nella seconda parte.
    Nella vita mi è capitato spesso di trovarmi sola, senza amici, quindi ho reagito pensando a me stessa e mettendo in atto da sola ciò di cui parla nella seconda parte dell’articolo.
    A volte però mi capita di sentirmi sola anche in mezzo alla gente. Penso che questo problema sia dovuto al fatto che ho avuto poche amicizie ma molto forti e tutte finite male non per mia volontà. Questa sensazione non è costante, ma la percepisco di tanto in tanto e mi fa sentire molto triste. Può trattarsi di solitudine interiore in questo caso?
    Il fatto che tutte le mie amicizie sono state molto forti ma poi sono finite male, può riferirsi a profezia autoavverante?

    Rispondi
    • Paola
      Paola dice:

      Io non mi sono mai sentita sola in mezzo alla gente anzi mi faceva compagnia, anche quando non mi piaceva la compagnia io mi organizzavo da sola. Mi piace avere le persone attorno a me. Non mi piace non averle.

      Rispondi
  11. Romina
    Romina dice:

    Il suo articolo mi è stato molto di aiuto. Mi sento sola da quando ero piccola, ma adesso che ho trovato il compagno ideale e che diventerò mamma voglio spezzare questo circolo vizioso. Ho tanto lavoro da fare, ma devo lavorare su me stessa per non ripetere gli stessi errori. Grazie per l l’articolo

    Rispondi
  12. Vanessa
    Vanessa dice:

    Salve dott, ho letto il suo articolo e mi rispecchia molto. Anch’io mi sento sola e con una bassa autostima. In passato, ho subito bullismo a scuola, perché timida è un po’ introversa. Ancora oggi mi sento così, anche rifiuto di altri, di ragazzi.. Mi sento incompresa da tutti…mi sento sbagliata a un mondo che ahimè non mi appartiene. In questo periodo, non amo molto stare con le persone e preferisco la compagnia degli animali. Li amo, perché credo che loro siano gli unici ad essere differente dall uomo. Direi, un passo più avanti a noi. P. S mi consiglia di poter consultare un opscologo? Attendo risposta grazie!

    Rispondi
  13. Francesca
    Francesca dice:

    Buonasera dottore,anche io leggevo con molta attenzione il suo articolo,mi ritrovo in quasi tutto…ma soprattutto dove lei parla di mancanza di connessione con se stessi!Oltre a provare questo distacco dal mondo,dai vissuti emotivi,io provo questo distacco anche da me….non riesco a percepire le mie emozioni e le mie sensazioni…e questo mi fa sentire non sola ma di più…mi sento abbandonata anche da me…! I miei malesseri penso siano dovuti all’infanzia,e circa due anni fa forse il mio zaino emotivo si è riempito troppo e ha ceduto…cosi tt le ferite k avevo archiviato,sono riemerse sottoforma di sintomi a cui razionalmente nn so spiegare…!Al momento sono in terapia per questo…la cosa fastidiosa è non provare piacere o appagamento per nulla….ank le cose k prima amavo,come la musica,il ballo,la natura,l’amore…ora mi lasciano indifferente…=( spero che questa situazione mi sia di insegnamento ….e che davvero dopo la tempesta uscirà il sole…e tornerò a risentirmi e risentire…sentirmi parte di qualcosa !

    Rispondi
    • Sonja
      Sonja dice:

      Ciao, anch’io mi unisco al tuo commento, xk mi sento anch’io sola cn me stessa e non provo interesse a relazionarmi cn gli altri, anzi mi sembra di stare antipatica z molte persone😒Nonostante ho avuto da poco qualche soddisfazione lavorativa, dopo anni che le cose da qst punto di vista non andavano bene.. Xó non riesco a gioire.. non provo sentimenti per nessuno e preferisco restare nel mio mondo velato in cui mi sento protetta..in sostanza vivo nella noia e di qst ormai sn abituata, anzi mi da quasi “fastidio” vedere gli altri che ridono e si divertono.. Sn anni che provo diversi percorsi ma finora senza nessun beneficio reale.. Ora sto affrontando un percorso di ipnosi, ma ancora non ho visto risultati.. Boh, chissà se anch io riuscirò a vivere da persona “normale” che prova sentimenti, vive di rapporti sociali e vive la sua vita giorno per giorno..

      Rispondi
    • Patrizia
      Patrizia dice:

      Ciao, ho letto solo ora i tuoi “sfoghi” e l’I differenza ad ogni cosa è quello che ci accomuna. Hai risolto nel frattempo? Se si ti chiedo di farmi sapere come. Grazie e in bocca al lupo

      Rispondi
  14. giovanni ciarlini
    giovanni ciarlini dice:

    Buonasera Dr. Minelli, ho 58 anni, sono single e senza figli. Ho letto con forte coinvolgimento il suo splendido articolo. La mia solitudine non è una scelta. La solitudine è una dimensione che amo soprattutto quando entro in contatto con la natura. Forse la mia solitudine (quella che non voglio) si è consolidata nell’adolescenza causa un precario stato di salute e l’essere vittima di bullismo. Non so dei due quale sia la causa e quale l’effetto. Consolidata perché sono cresciuto in una famiglia dove mai ci siamo scambiati un abbraccio con i miei genitori e mia sorella. Quando fui assunto in un gruppo internazionale di consulenza fui anche sottoposto ad una perizia calligrafa. Fui scioccato nel leggerne il responso che sottolineava una grave carenza affettiva. Vivo oggi la solitudine con angoscia e talvolta mi rendo conto che sta avendo dei risvolti distruttivi nella mia vita. Distruttivi perché mi sento come un ramo secco in questo mondo. Aggiungo, non lo sono poiché la mia voglia di vivere è immensa. Anche questa contraddizione mi fa talvolta “impazzire”-Non riesco però a canalizzarla la mia energia come vorrei. Talvolta non trovo uno scopo. Qualcuno mi disse che dovrei farlo per me stesso. Questo è un mio limite. La mancanza di un sano egoismo. Amo dare, forse perché non ho mai potuto amare ed essere amato come avrei desiderato. Ho progetti che vorrei realizzare ma la mia energia si disperde insieme alla focalizzazione e concentrazione. Per una seria di eventi sono anche a rischio di problemi economici. La cosa buffa è che ho studiato fino a livello post-universitario e condotto una vita professionale positiva fino alla crisi del 2008. Poi una ribellione interiore e una serie di venti talvolta voluti talvolta sfortunati (sia chiaro sempre ne sono responsabile) mi hanno portato qui a scrivere queste parole. Grazie di cuore per avermi dato l’opportunità di condividere. Oggi mi sento meno solo. Tante volte basta poco. Un cordiale saluto

    Rispondi
  15. Katia
    Katia dice:

    Salve!ho letto il suo articolo e come altri hanno detto prima di me, sembra che parli proprio di me! Questo fa capire in quanti siamo a sentirci così, nonostante le diverse motivazioni. Non mi ero resa conto del mio senso di solitudine interiore fino a quando il mio analista non mi ci ha fatto battere il naso. Ho vissuto una infanzia difficile, la mia famiglia era lontana e sono cresciuta con la mia anziana nonna;certo lei si é sempre presa cura di me,ma fermandomi a guardare indietro,mi sono resa conto del fatto che ho passato buona parte della vita da sola.Rientravo dalla scuola e le mie giornate erano interminabili,chiusa in una stanza a giocare senza amici, né vicini di casa o compagni di scuola. In qualche modo durante l’adolescenza sono riuscita a fare di questa solitudine un punto di forza,cercando hobby o attività che mi facessero sentire bene. Oggi,a 28 anni, ho un compagno,convivo da molto tempo,ho pochi amici ma stretti, apparentemente non mi manca nulla,o quasi. Ho iniziato però a placare questa mia solitudine con l’uso(ormai abuso) di sostanze,anzi sostanza,ovvero la marijuana.Inutile dire che sono sprofondata in un abisso ancora più profondo,la solitudine è più acuta e si è aggiunta anche l’incapacità di portare a termine il lavoro o altre cose della quotidianità.Sono in terapia da anni ed è stata la mia salvezza,so di aver ancora molto su cui lavorare;mi manca il senso di sicurezza che avevo nell’adolescenza,la capacità di reagire. Non riesco a dimenticare quella sensazione pungente e soffocante delle mie giornate di bambina sola;certo il passato non si può cambiare, ma perché sto male ora che sono adulta e sono riuscita comunque a realizzare qualcosa? Ho un compagno meraviglioso che mi ha sempre aiutata,il senso di colpa mi schiaccia quando penso che potrei essere una persona migliore per me e anche per lui, ma sono incapace di rimettermi in gioco per paura di fallire ancora e ancora. Sembra una spirale senza fine, ma come si dice,alla fine di ogni tunnel c’è un’uscita,no? Un augurio a tutti i solitari!

    Rispondi
  16. Fabio
    Fabio dice:

    Trascorro spesso del tempo da solo, e spesso mi rendo conto che a seguito di evnti, corsi o lavoro con altre persone ho proprio il bisogno fisico di ritrovarmi con me stesso…il piacere di passeggiare nei boschi vicino casa, prepararsi con un cura la cena, una doccia calda, della buona musica…In questa fase della vita (45anni) desidero davvero qualcuno con cui condividere la mia solitudine, sembra un contro-senso, ma in realtà è mostrare all’altro il mio vero IO ed accogliere l’altro, senza per forza dover restare sempre uniti a compensarsi, ma solo perchè se ne ha voglia_mantenendo ognuno i propri spazi. Grazie

    Rispondi
  17. SolaNellaFolla
    SolaNellaFolla dice:

    Salve, ho letto il suo articolo. Inutile dire che sembra stia parlando di me. Concordo con il suo modo di vedere la solitudine come una risorsa che consente di conoscere più a fondo noi stessi, ma solo in parte. La crescita può avvenire quando la solitudine è scelta. Se è l’unica possibilità è solo una prigione che priva della vita, di ogni suo aspetto. Sempre al di fuori di tutto, mai in contatto con nessuno. Si vive nel vuoto e nell’indifferenza più totali.

    Rispondi
  18. Simone
    Simone dice:

    Ciao Francesco,
    Sono un uomo di 36 anni e ho letto il tuo articolo, che trovo molto illuminante. Anch’io sperimento molto spesso questo senso di solitudine estrema, anche in compagnia di altri, e per di più vivo abbastanza isolato dal resto del mondo. Ho un passato abbastanza recente di disturbo dell’intensità emotiva (quello che i medici chiamano borderline) e per sfuggire a questo senso di isolamento che mi tiene attanagliato ogni attimo mi brucio le braccia con le sigarette. Non riesco proprio a farne a meno, nonostante un percorso comunitario che ho già fatto. La mia famiglia? Pfui, soltanto facciata. Niente di autentico. Tu pensa che mia madre mi picchiava a schiaffi da bambino quando piangevo, intimandomi di smett8di piangere. Credo nella vita di avere soppresso più emozioni che altro. Ho anche tentato qualche psicoterapia, ma puntualmente mi sentivo schernito anche dai medici, così ci ho rinunciato. Mi ritrovo ora a vivere più o meno come una pianta in questo deserto completamente inaridito che è il nostro mondo. Sperando di riuscire di nuovo as acquisire più consapevolezza, più entusiasmo, più energia e forza nella vita che mi aiutino a produrre un cambiamento. L’articolo comunque è molto illuminante.

    Grazie
    Simone

    Rispondi