Il ricamo della resistenza, sostegno al Popolo Palestinese con una serata dedicata al Tatreez - CalabriaInforma

Il ricamo della resistenza, sostegno al Popolo Palestinese con una serata dedicata al Tatreez

Il coordinamento provinciale di Catanzaro ha organizzato un evento per raccogliere fondi da destinare ai profughi. Al centro questa forma d’arte senza tempo che significa anche libertà

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    Il Tatreez è un antico stile di ricamo praticato in Palestina da oltre 3000 anni. Ha un grande significato culturale per i palestinesi: una forma d’arte senza tempo che significa anche libertà. Nel 2021 è stato dichiarato “Patrimonio dell’Unesco”. Oltre ad essere una forma di espressione artistica, il tatreez offre alle donne palestinesi un senso di emancipazione economica e indipendenza: le donne hanno svolto un ruolo importante nella causa palestinese e il Tatreez è stata una parte vitale di questo sforzo.

    Gli anziani tramandano le loro abilità alle giovani generazioni di donne per garantire la conservazione del loro patrimonio culturale. L’atto di una madre che tramanda questa conoscenza alla figlia è stata un’esperienza meravigliosa e significativa, poiché simboleggia il loro amore e rispetto per la loro terra, con il Tatreez che fungeva da incarnazione di questa espressione nel tessuto. Il ricamo palestinese è stato al centro di una partecipata iniziativa organizzata dal coordinamento provinciale di Catanzaro a sostegno del Popolo palestinese, non per celebrare un’antica tradizione artistica, ma come atto di solidarietà e resistenza contro le ingiustizie perpetrate nei confronti del popolo palestinese.

    Generico aprile 2024

    Il coordinamento provinciale di Catanzaro ha chiamato a raccolta tutte le mani ricamatrici della città per una serata interamente dedicata all’arte del ricamo palestinese che prevede dei momenti di approfondimento e aggregazione, con l’intento di esporre e vendere i manufatti nel corso della serata per raccogliere fondi da destinare all’UNRWA, l’Agenzia delle nazioni unite per i profughi palestinesi che si occupa non solo di dare loro cibo e medicine ma si occupa soprattutto dell’istruzione di tanti bambini che in questa situazione drammatica non hanno più niente, neanche i loro genitori.

    L’evento benefico – organizzato con la collaborazione del Collettivo Sagitta e dell’Associazione Divercity al Centro Polivalente di via Fontana Vecchia – si è aperto con la proiezione del film “Ricucendo la Palestina”, dibattuto alla presenza dell’archeologa Eliana Iorfida, introdotto da Pino Commodari e Anna Fulciniti del Coordinamento provinciale di Catanzaro a sostegno del Popolo Palestinese. Nel corso della serata, un momento musicale, in particolare di musica live con i gruppi Deep Valley Blues, Euthymia e di dj set con Guerino C e Kiko. Ma anche i laboratori artistici divertentissimi insieme a “Alois e Serena” e un momento di convivialità per festeggiare tutti insieme l’Eid (fine del Ramadan) con una cena italo-palestinese da consumare tutti insieme.

     

    Generico aprile 2024

    “È evidente che ci troviamo di fronte a un’escalation che potrebbe portare a una fase permanente di guerra mondiale, un risultato che speriamo non si verifichi – ha esordito Pino Commodari introducendo i lavori -. Durante questo periodo di confinamento, forse abbiamo avuto il tempo di riflettere e fermare il nostro slancio verso il peggio. Se continueranno i tentativi, come quello messo in atto dallo Stato israeliano, di genocidio e sterminio del popolo palestinese, sicuramente assisteremo a una crescita del conflitto che coinvolgerà il mondo intero. Questo sembra essere l’obiettivo degli stati imperialisti dell’Occidente, tra cui Israele, gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia, che hanno una responsabilità storica significativa nella questione palestinese. Esiste sempre un racconto occidentale, capitalista, imperialista, che tende a non rivelare completamente la verità o ad applicare doppi standard. Come coordinamento, sosteniamo la lotta del popolo palestinese in modo laico e congiunto in Italia”.

    “Durante una serata dedicata al ricamo palestinese, noto come Tatreez e riconosciuto nel 2021 dall’UNESCO come patrimonio universale, si è voluto evidenziare il significato profondo di questa antica arte nel contesto della resistenza palestinese – ha affermato Anna Fulciniti – Il ricamo per le donne palestinesi non è solo un’attività artistica, ma un vero e proprio strumento di resistenza storica e culturale. Queste donne, fortemente legate alla loro tradizione, hanno trasformato il ricamo in un atto di ribellione contro l’oppressione. Nell’Ottocento, molte donne palestinesi ricamavano in modo imperfetto, inserendo piccoli buchi o errori nei loro lavori, come una forma di protesta silenziosa contro coloro che commissionavano i loro manufatti per scopi commerciali. Questi ricami difettosi diventavano la loro firma di resistenza, un modo per preservare la propria arte e identità”.

    Generico aprile 2024

    A fare un excursus storico-archeologico sull’arte del tatreez, il ricamo tipico palestinese, l’archeologa Eliana Iorfida. “E’ un’arte antica che affonda le radici nel popolo di Canaan, ripercorrere le tappe che portano a questi manufatti tradizionale ci aiuta a per comprendere come si è sviluppata l’arte del cucito e del ricamo nel corso dei secoli, diventando un’espressione identitaria del popolo palestinese, un’espressione di resistenza attraverso i laboratori di ricamo che codificano simboli, luoghi e colori legati agli antichi villaggi palestinesi”.

    “Dal punto di vista archeologico, mi fa sempre piacere discutere di questo argomento perché l’archeologia spesso è stata utilizzata per propaganda e contropropaganda, soprattutto nel contesto del sionismo. Molti archeologi – spiega ancora – sono stati finanziati per cercare prove tangibili della leggendaria Terra Promessa, legittimando così il sionismo. Tuttavia, l’evidenza sul campo dimostra una cronologia diversa: ad esempio, il muro del pianto, considerato parte del Tempio di Gerusalemme, è di epoca post-babilonese. Quindi, la presenza dell’archeologia tocca le radici più antiche di quest’identità, confermando l’esistenza del popolo palestinese attraverso arte, ricamo, cucina e altri elementi culturali”.

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