Past Lives (fonte immagine: wikipedia.org)

Con Past Lives la regista Celine Song ci ha regalato un film emotivamente molto intenso, dove ogni dettaglio serve alla trama per permettere di comprendere come siamo il nostro vissuto e che per andare avanti è necessario accogliere il nostro passato e ringraziare tutto quello che ci ha condotti nel qui e ora.

Past Lives non è (solo) una storia d’amore

Past Lives racconta la storia di Nora e Hae Sung (Moon Seung-ah e Seung Min Yim), uniti da una profonda amicizia. I due vengono separati quando la famiglia di Nora decide di emigrare dalla Corea del Sud al Canada, finendo con il perdersi di vista.
Nora (Greta Lee) riesce a coronare il sogno di diventare scrittrice per vivere e si trasferisce a New York. Nel frattempo Hae Sung (Teo Yoo) sta svolgendo la leva militare obbligatoria in Corea. Nora lo cerca sui social, lo trova, inizia uno scambio di email e videochiamate, tornano su i sentimenti del passato, quelli che hanno lasciato nella loro infanzia. A un certo punto decidono di non sentirsi più e la loro vita va avanti. Ma venti anni dopo i due si incontrano e trascorrono insieme una settimana, e durante questa settimana faranno i conti con i loro sentimenti e con il destino.

Ogni persona è un’anima in cammino che incontra altre anime. Viene più volte citata, nel film, una leggenda coreana: due persone che si amano devono essersi già incontrate almeno otto volte nelle loro precedenti incarnazioni prima di ricongiungersi definitivamente in quella attuale. Un destino che le unisce da sempre, un destino a cui non si può sfuggire. Ma i due protagonisti stanno vivendo due vite separate, hanno lasciato qualcosa nel passato e hanno deciso di non viverlo nel presente. I dialoghi sono conversazioni ordinarie, due persone che non si sono più viste né sentite e che si raccontano, raccontano l’evoluzione del proprio io e dell’esistenza. Questi dialoghi però ci fanno vedere come dalle banalità del quotidiano può prendere forma – o RI- prendere forma – un sentimento. Nora ha però un marito, un uomo che è stato disegnato chiaramente da una donna: poteva incastrarlo nella facile narrazione dell’uomo geloso che vede arrivare un fantasma del passato – e sappiamo come siano pericolosi i fantasmi del passato, quanto sia bello e affascinante e carico di vitalità quel “come sarebbe andata se”, quel detto non detto, il non sviluppo del rapporto -, invece Celine Song gli dà una maturità emotiva, una consapevolezza di sé e del suo amore, una sicurezza tale che questo personaggio si mette ai margini dell’incontro, lascia alla moglie l’opportunità di vivere questo sentimento che viene dalla giovinezza senza interferire, le lascia spazio e tempo per capire. E alla fine tra i tre si crea uno strano, particolarissimo legame.

fonte immagine: slate.com

Questo film dovrebbe essere un film romantico. La verità è che è un film che indaga sul senso del tempo che passa. Un racconto sulla nostalgia, sentimento talmente forte che riesce a contaminare tutti gli altri sentimenti. Lungo l’arco narrativo del film chi lo guarda sta guardando il presente – che inevitabilmente si intreccia al passato – e contemporaneamente si crea in testa una storia parallela che risponde alle domande che il film lascia sospese. Una su tutte: come sarebbe andata la vita che non ho vissuto? Un’altra vita possibile, un’altra storia possibile; le innumerevoli, potenziali varianti; il “se” che diventa leitmotiv; il filo sottile dei sentimenti profondi e ingarbugliati: è praticamente impossibile non immedesimarsi guardando questo film.

Quando le persone che si amano si incontrano per la prima volta si conoscono nel presente, nel qui e ora; decidono di costruire insieme il futuro; il passato, tutto ciò che è personale, è stato lasciato in un altro tempo, in un altro luogo: questo film fa capire che la gelosia del tempo che fu è insensata, e che il vero atto d’amore è accogliere il vissuto altrui perché l’ha portato fino a qui, nel presente.

Nora e Hae Sung non sono amanti, non sono amici, sono due persone legate da un sentimento e da una connessione che li lascia in un limbo sentimentale, nell’indeterminatezza. E il finale è la chiusura del cerchio: cadono le illusioni. È un finale buio e silenzioso, un finale che brucia i destini e allo stesso tempo li libera. “In – Yeon” è il destino, è la leggenda coreana, che resta al centro della narrazione e al centro della domanda: forse i due protagonisti non si sono incontrati già 8 volte nelle vite precedenti. O forse è esattamente questo il loro destino. Celine Song lascia le spettatrici e gli spettatori in un profondo stato di insoddisfazione perché ha reso questa storia profondamente incompiuta.

fonte immagine: comingsoon.it

Non ci sono molti paragoni con ciò che la regista ha evocato con questo film, ma il richiamo a In the Mood for Love appare evidente. Ha quindi senso raccontare una storia d’amore non vissuta quando esiste il capolavoro di Wong Kar-wai?

Past Lives è la storia di Celine Song, che guarda alla idealizzazione di un sentimento con uno sguardo occidentale e che riesce in qualche modo a dirgli addio. In the Mood for Love è un amore che sopravvive agli errori perché è un amore inspiegabile: non c’è inizio e non c’è fine, c’è un continuo ripresentarsi dei cicli della vita.

fonte immagine: cinetecadibologna.it

Wong Kar-wai riflette la concezione ciclica del tempo orientale, che nella sua pellicola si arricchisce di un significato ulteriore: il tempo della storia tra la signora Chan e il signor Chow è un tempo soggettivo perché è il tempo del ricordo destinato a ritornare, è una storia che viene raccontata attraverso successioni non cronologiche degli eventi, attraverso immagini che vanno a enfatizzare tutti i momenti in cui le anime dei due protagonisti si incontrano. Tutti i fatti rilevanti accadono fuori dalla scena, quello che ni vediamo è quello che i due protagonisti ci concedono di vedere. La loro relazione è fatta di silenzi che nascondono la verità del loro amore.

I due film sono racconti che diventano metafore delle scelte prese durante il corso della vita, con il passare del tempo che inesorabilmente va a corrodere la memoria.

Valentina Cimino

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