La morte termica dell’Universo potrebbe essere la prova dell’esistenza di Dio - Linkiesta.it

Il grande orologiaioLa morte termica dell’Universo potrebbe essere la prova dell’esistenza di Dio

“Dio. La scienza, le prove. L’alba di una rivoluzione” (Edizioni Sonda) di Michel-Yves Bolloré e Olivier Bonnassies è diventato un caso editoriale in Francia fornendo una spiegazione metafisica alla teoria del Big Bang per giustificare l’esistenza di una forza regolatrice del mondo

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Nel 2015 è uscita una commedia surreale intitolata “Dio esiste e vive a Bruxelles”, in cui un uomo crudele e malizioso trascorre il suo tempo rendendo infelici gli esseri umani attraverso un mega-computer con il quale crea leggi noiose, come far cadere sempre il pane dal lato imburrato o far avanzare la fila accanto al supermercato. Secondo molti scienziati, questa rappresentazione di Dio ha la stessa attendibilità della Bibbia o del Corano: nessuna. Non ci sono le prove scientifiche di un essere creatore, figuriamoci di una divinità antropomorfa. Per spiegare la misteriosa origine del mondo, da quasi un secolo il mondo scientifico è d’accordo su una teoria riassumibile in due parole: Big Bang. Circa 13,8 miliardi di anni fa (qui il “circa” fa solo scena), l’universo è partito da uno stato inizialmente caldissimo e densissimo per poi espandersi in tutte le direzioni, portando alla formazione di materia, stelle, galassie e altre strutture cosmiche che osserviamo oggi con grandi e piccoli telescopi.

In Francia, un ingegnere e un teologo hanno scritto un libro in cui danno una spiegazione metafisica alla teoria del Big Bang per giustificare l’esistenza di una forza regolatrice, un’intelligenza creatrice che magari non avrà la barba bianca e non siede su una nuvola, ma è responsabile della creazione del mondo che conosciamo. “Dio la scienza le prove. L’alba di una rivoluzione” (Edizioni Sonda) di Michel-Yves Bolloré e Olivier Bonnassies, è diventato un caso editoriale in Francia e in Spagna, con oltre trecentomila copie vendute. E per un saggio, è già un miracolo, che sia di origine divina o meno. «La questione dell’esistenza di Dio è la più importante della nostra vita. Se Dio non esiste, è meglio saperlo subito perché allora nulla ha senso e tutto è permesso. È una realtà un po’ triste, ma è meglio non perdere tempo. Al contrario, se Dio esiste, tutto è importante, tutto conta. E magari dopo la nostra morte avremo la speranza di vivere una vita eterna, di rivedere le persone che abbiamo amato, come i nostri genitori», spiega a Linkiesta Michel-Yves Bolloré, ingegnere informatico e docente dell’Università Paris-Dauphine.

Come si spiega il successo del libro in Francia?
In Europa, il numero di credenti in Dio sta diminuendo drasticamente. In ogni famiglia in Francia, ma lo stesso accade in Italia e in Spagna, noto una divisione quasi al cinquanta per cento tra fedeli e atei. Marito e moglie, genitori e figli, fratelli e sorelle. Questa perdita della fede crea diverse emozioni: un senso di disagio nel presente, ansia per il futuro e il desiderio di sapere di più dell’origine del mondo che ci circonda. Ma i media sono riluttanti a trattare questo tema, non soddisfacendo la sete di conoscenza del pubblico. Per questo motivo abbiamo scritto un libro semplice ma scientificamente attendibile che raccoglie tutto ciò che l’intelligenza, la ragione e la conoscenza possono dirci sull’esistenza di Dio. In questo saggio c’è tutto: non solo la conoscenza scientifica, ma anche quella filosofica, storica, morale. Gli abbiamo dedicato tre anni e mezzo, facendolo rivedere a venti specialisti per avere un loro riscontro puntuale. Questo libro non è rivolto agli intellettuali, ma alla gente comune.

Ecco, parliamo alla gente comune. Qual è la scoperta scientifica che, secondo voi, proverebbe l’esistenza di un Dio creatore? 
Ce ne sono diverse, ma tutta la comunità scientifica concorda, ad esempio, su una verità fondamentale maturata tra la metà e la fine del XIX secolo e finora non contestata: la morte termica dell’Universo. Per capirci, il sole può essere paragonato a un serbatoio di carburante che si sta lentamente svuotando. Se un’automobile può percorrere circa cinquecento chilometri con un pieno, il sole dispone di un’autonomia di circa dieci miliardi di anni. Avendo già esaurito tra i quattro e i cinque miliardi di anni della sua riserva, gli rimangono altri cinque miliardi di anni di vita. Al termine, proprio come un veicolo senza carburante, cesserà di funzionare. Questo destino non riguarda solo il nostro sole, ma tutte le stelle dell’Universo, che, in ultima analisi, si avvieranno verso un’esistenza buia, fredda e vuota. Se, come suggerisce la teoria del Big Bang, l’Universo ha avuto un inizio, allora non possiamo evitare la questione della creazione.

Anche ammettendo che l’universo sia stato creato da un’entità, dove si trova?
L’origine dell’universo deve necessariamente trovarsi al di fuori dello stesso, un concetto che può risultare difficile da accettare. Nel nostro universo, non esiste spazio senza materia e tempo, così come non esiste materia senza spazio e tempo: i tre sono intrinsecamente legati, una verità rivelata dalle scoperte di Einstein. Se la scienza indica che tempo, spazio e materia sono nati con il Big Bang, allora diventa evidente che l’origine dell’Universo trascende tempo, spazio e materia stessi. In altre parole, la causa dell’Universo deve essere di natura non naturale, ossia trascendente. Questo implica che tale causa non appartiene al nostro universo fisico, ma esiste al di fuori e al di là delle sue leggi e dimensioni conosciute. Prima del tempo, della materia e dello spazio, poteva esistere solo una cosa atemporale, non spaziale e immateriale.

Nel saggio spiegate bene quanto sia stato difficile per gli scienziati sostenere la teoria del Big Bang a causa delle persecuzioni ideologiche nella Germania nazista e nella Russia Sovietica. Perché ha fatto così paura ai dittatori il concetto di morte termica dell’Universo?
Molti scienziati sono stati perseguitati, imprigionati o addirittura uccisi a causa della loro difesa della teoria dell’espansione dell’universo. Questa persecuzione sembra irrazionale dato che molti di loro erano giovani, senza denaro, influenza o potere politico. La loro pericolosità percepita derivava dal potenziale rivoluzionario della loro tesi: se l’universo è in espansione, ciò potrebbe implicare l’esistenza di un inizio e quindi di un creatore divino. Leader come Stalin e Hitler riconoscevano la minaccia che tale concetto rappresentava per i loro regimi. Ciò spiega la loro spietata repressione di queste voci dissidenti. Oggi, fortunatamente, non si ricorre alla violenza, ma esiste una discriminazione contro gli scienziati credenti.

Un’altra tesi del vostro saggio è che l’origine, l’evoluzione e il funzionamento dell’universo si basano su una ventina di numeri invariabili nel tempo e nello spazio: dalla carica dei protoni e degli elettroni alla costante di Planck. Come spiegate questa coincidenza?
Per far decollare un aereo, il pilota deve rispettare almeno venti parametri per evitare che il velivolo si schianti: dalla velocità alla posizione delle ali. Per l’universo è lo stesso: se solo uno di questi numeri fosse stato diverso, anche solo di una frazione, l’universo sarebbe già collassato. Consideriamo ad esempio la velocità di espansione dell’universo un istante dopo il Big Bang: se modificassimo anche solo la quindicesima cifra di questa costante, le stelle non potrebbero esistere. Lo stesso vale per la costante G della forza di gravità, che ha un valore arbitrario e inspiegabile: se il suo rapporto con la forza nucleare forte non fosse stato vicino a 10^39 nell’universo, non ci sarebbero stelle a lunga durata e qualsiasi forma di vita sarebbe stata impossibile. Come mai tutti questi parametri sono così straordinariamente regolati? Ci sono due risposte possibili: o è il frutto del caso, o derivano da calcoli complessi di un ente creatore.

E perché non potrebbe essere frutto del caso?
Questo è ciò che dicono i sostenitori della teoria del multiverso. Per non ammettere l’eccezionale armonia di questo universo, essi postulano l’esistenza di innumerevoli altri mondi, dove non ci sarebbe vita. Quindi saremmo semplicemente molto fortunati a vivere in questo universo eccezionale. Ma voglio chiarire tre cose ai nostri lettori: la teoria del multiverso non ha basi scientifiche solide, per me è paragonabile alla fantascienza, non alla scienza, e ha grandi debolezze interne, cosa che ha portato Stephen Hawking a dire che l’ipotesi era “morta”.

Se l’universo non è frutto del caso, allora chi lo ha creato?
Mi rendo conto che conoscere la sua identità sia un desiderio umano irrefrenabile. Dopotutto, secondo la Bibbia, persino Mosè, sulla cima del monte Sinai, non fu soddisfatto di aver udito la voce di Dio e chiese il suo nome, ricevendo come risposta: “Io sono Colui che sono”. Durante il XVIII secolo, l’epoca dell’Illuminismo, i deisti si interrogavano sull’esistenza di un “orologiaio” che avrebbe dato vita a questo meraviglioso universo. La nostra opera ha uno scopo diverso. Non vogliamo definire chi sia questo orologiaio ma far capire al lettore che ci sono prove scientifiche solide che dimostrano l’esistenza di un creatore. Se dovessi descriverlo dal nostro libro, lo definirei un genio sia scientifico che artistico perché il nostro universo è eccezionalmente perfetto. Ma sapere chi sia è oggetto di un’indagine diversa sulla affidabilità e la credibilità delle rivelazioni, cioè un discorso più ampio e diverso, che merita di essere esplorato in altri libri e contesti, compresa la ricerca sulla “vera” religione. Un argomento che va oltre lo scopo del nostro lavoro.

 

Non si interrompe un’emozione, figuriamoci la Soncini!

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