Sopravvissuto - The Martian Recensione

Sopravvissuto - The Martian: la nostra recensione del film di Ridley Scott

30 settembre 2015
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Ridley Scott insiste sulla fantascienza, ma questa volta tenendo i piedi per terra

Sopravvissuto - The Martian: la nostra recensione del film di Ridley Scott

A causa di una tempesta più intensa del previsto sulla superficie di Marte, i membri dell'equipaggio dell'Ares 3 sono costretti a fuggire, iniziando anzitempo il loro ritorno sulla Terra. Il botanico Mark Watney (Matt Damon) viene travolto e dato per morto. Quando riprende conoscenza, realizza che è rimasto solo sul Pianeta Rosso: le sue conoscenze lo aiuteranno a sopravvivere, ma per quanto? Sarà possibile riprendere contatto con la Terra e farsi salvare? Come reagiranno i suoi compagni quando sapranno che è vivo?

The Martian nasce dal romanzo "L'uomo di Marte" di Andy Weir, informatico che l'ha pubblicato a puntate sul web, per poi venderlo a un editore reale in seguito al grande successo. Il meticoloso approccio scientifico del testo incontra la regia di Ridley Scott, il cui ultimo exploit sci-fi è il discusso, quando non addirittura contestato, Prometheus. Sarebbe comunque impossibile confondere The Martian con i lavori più visionari od orrorifici di Scott in questo ambito. Anzi, il tono narrativo della vicenda, adattata da Drew Goddard, è all'insegna della più assoluta plausibilità scientifica: non realismo, si badi bene. Plausibilità. Sotto quest'ottica farsi piacere The Martian è molto facile, perché raccontare una vicenda alla Apollo 13 con una premessa di fantasia è una proposta intrigante.

Costa tuttavia una certa fatica lasciarsi andare a un vero entusiasmo, perché ci è sembrato che The Martian si trascini una certa freddezza emotiva. Innanzitutto la caratterizzazione del protagonista, interpretato da Matt Damon con l'usuale sicurezza, per buona parte della storia è poco simpatetica: essendo realisticamente esperto nel suo ramo, per troppo tempo Mark non sembra avere reali problemi, seppellendo lo spettatore in una marea di battute sarcastiche, in bocca anche a tanti altri personaggi. Al primo vero intoppo, si tira un sospiro di sollievo, segno che la situazione teoricamente estrema fino a quel momento è parsa per paradosso alquanto gestibile, ergo poco drammatica.

Per quanto il metodo non sia sempre efficace, paragonare l'ultimo film di Scott a lavori simili che vengono alla mente durante la visione può essere una bussola per capire il lavoro di Scott. The Martian soffre dei dialoghi espositivi di Interstellar, senza però la giustificazione di Nolan, che si addentrava in territori metafisici e voleva condurvi le masse. The Martian parla di sopravvivenza nello spazio come Apollo 13, ma ha paura di abbracciare la retorica sincera di Ron Howard, mascherandola con eccessivo umorismo e understatement. The Martian usa l'impeccabile messa in scena e il 3D per farci precipitare nello spazio, ma non raggiunge mai la vertigine sensoriale di Gravity.

Non c'è nulla in The Martian che metta in dubbio la professionalità di Scott e degli altri attori (tra cui si segnalano di sicuro Jessica Chastain e Chiwetel Ejiofor), ma pare un lungometraggio che non si sbilancia mai quel tanto che lo aiuterebbe a lasciare sul serio il segno.



  • Giornalista specializzato in audiovisivi
  • Autore di "La stirpe di Topolino"
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